Marotta e la frase sulle ambizioni: segno di forza o autocompiacimento?
COMO, ITALY - JULY 28: President and CEO Giuseppe Marotta of FC Internazionale speaks to the Media during the press conference at BPER Training Centre at Appiano Gentile on July 28, 2025 in Como, Italy. (Photo by Mattia Pistoia - Inter/Inter via Getty Images)
Nella conferenza stampa di inizio stagione, Marotta manda una frecciatina indiretta - ma fin troppo riconoscibile - al Milan (ma non solo). Ecco una risposta elegante ma ferma: ambizione non è vanteria, e rispetto non è debolezza.
Marotta e le ambizioni (degli altri): quando il fair play dialettico lascia spazio all’autocompiacimento
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Nel calcio moderno, anche le parole fanno credibilità, classifica e profitti. Ieri, durante la conferenza stampa di presentazione della nuova stagione dell’Inter, il Presidente e Amministratore Delegato Giuseppe Marotta ha scelto una forma di comunicazione che, sotto la patina della spontaneità, cela un sottile esercizio di superiorità dialettica:
“È inutile nasconderci dietro frasi abbastanza gratuite (Dobbiamo arrivare tra i primi quattro). Noi siamo abituati a dire spontaneamente quelli che sono i traguardi. Noi vogliamo vincere.”
Un'affermazione apparentemente nobile, ma che finisce - guarda caso - per colpire indirettamente chi, come il Milan, ha preferito mantenere toni misurati e concentrarsi sui fatti.
Ma il Milan non è l’unico bersaglio implicito del navigatissimo dirigente nerazzurro. Marotta punge il Napoli, campione d’Italia, e anche la Juventus, sua ex squadra. Insomma, punge tutti i grandi club - e lo fa con il solito stile allusivo, senza mai fare nomi, ma lasciando che ogni frase abbia più di un destinatario.
Poi è ovvio… parliamo dell’Inter. E quando parli dell’Inter, la prima grande rivalità, quella più viscerale, è sempre con il Milan. È naturale quindi che l’attenzione milanista si fermi lì, su ciò che tocca il mondo rossonero più da vicino.
Ambizioni vere o proclami programmati?
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C’è chi preferisce sbandierare l’ambizione come vessillo identitario, e chi invece lavora in silenzio. Il Milan ha parlato poco, forse, ma ha fatto molto: un mercato mirato (da finire, siamo al 29 luglio), un cambio radicale di direzione tecnica (Igli Tare e Massimiliano Allegri), una struttura societaria rinnovata con attenzione e razionalità.
Affermare di “voler vincere” è facile, ma poi servono nervi saldi e coerenza anche quando i risultati non arrivano. Perché se si dichiara apertamente che l’obiettivo è lo Scudetto, allora non ci si potrà nascondere dietro la bravura degli "altri” ("Poi se non ce la faremo vuol dire che gli altri saranno più bravi di noi", ha detto Marotta da Appiano Gentile).
(Photo by Mattia Pistoia - Inter/Inter via Getty Images)
Il Milan ha scelto il lavoro, non la retorica
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Il vero valore di un club non si misura solo dalle dichiarazioni pre-campionato, ma dalla capacità di costruire un’identità solida, dentro e fuori dal campo. Il Milan ha scelto di parlare con i fatti, rinnovando con coraggio un ciclo, affidandosi a una nuova guida tecnica e mettendo al centro un progetto sportivo sostenibile.
Forse non è una strategia “spontanea” come quella dell'esperto Marotta, ma di certo è più vicina a quella dignitosa normalità che, nel calcio, spesso porta lontano.
Le parole sono importanti. Ma i risultati lo sono di più.
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In fondo, ogni estate porta con sé le sue dichiarazioni roboanti. L'importante è poi accettare, con la stessa “spontaneità”, anche i verdetti del campo.Il Milan lo farà, come sempre, con la testa alta e la schiena dritta.E magari senza bisogno di ricordare agli altri - tra le righe - quanto siano bravi.
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