Lo scampato pericolo di San Siro contro il Parma era una lezione di cui far tesoro. Invece, tre giorni dopo, abbiamo rifatto la stessa partita. Questa volta senza ganci in mezzo al cielo. Ed è finita 2-1 contro una squadra inferiore al Parma sempre. Serata dura, amara, acida, come solo sanno essere le curve rossonere di questa stagione. Una prestazione inespressa tecnicamente e incagliata psicologicamente che lascia attonita una società che dovrà essere severa e attenta nella lettura e nell'analisi. Una serata senza domani che priva il club di un risultato sportivo coltivato con cura dopo il fiore meraviglioso sbocciato a Madrid. Una notte che scava dentro l'anima dei tifosi, che si attorcigliano, si torturano e si sfogano nella sofferenza. Perchè i tifosi rossoneri tifano e soffrono e imprecano sempre, non a seconda degli avversari.
MAI VISTO A ZAGABRIA...
L’EDITORIALE DI MAURO SUMA – Non Gabbia e Musah, ma il Milan…
Nessuna croce addosso a Matteo Gabbia e Yunus Musah
—Perchè se la squadra avesse avuto l'intensità, la qualità e il ritmo che servivano avrebbe rimesso le cose a posto dopo il primo gol loro. E invece l'espulsione di Musah dimostra che non c'è stata reazione e che il Milan continua a vivere le partite, da Como in poi, rimediando cartellini per le rincorse precipitose sugli avversari che sgusciano in avanti. Dal punto di vista difensivo, corriamo all'indietro, inseguiamo con affanno e non vinciamo gli uno contro uno. Il gol del 2-1 dimostra che dietro siamo senza salvavita e che bisogna mettersi profondamente in discussione. A Zagabria, il Milan si è complicato la vita e la stagione, ha perso partita, qualificazione diretta, soldi e prospettive. Ma è il Milan: "Sei tutta la mia vita" recitava lo striscione contro il Lione del 2006 a San Sito. E la vita è la vita. Senza alternative e senza possibilità di abbandono.
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