Il tema sollevato ieri dall’ex C.T. della Nazionale Luciano Spalletti su Rafa Leao è perfettamente attinente all'attuale momento. "È un giocatore in grado di poter fare qualsiasi ruolo, credo vada lasciato un po' libero di interpretare quelle che sono le sue caratteristiche" - questo il pensiero di Luciano Spalletti sul giocatore del Milan. Il tecnico toscano ha perfettamente ragione. Leao è un attaccante che può giocare – e sa giocare – sia da prima punta sia da seconda punta. Non è però un centravanti e non lo sarà mai. Potrà implementarsi come prima punta in futuro, perché ha i movimenti adatti a ricoprire quella posizione, ma non sarà mai un giocatore che vive per il gol come un centravanti puro.
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Leao: il suo talento va accompagnato e la sua genialità è un dono


La genitalità di Leao non può essere declinata con la continuità o con uno schema predefinito
—Leao è un genio – per citare Zlatan Ibrahimovic – e i geni non vivono per segnare, bensì per stupire. La genitalità calcistica non può essere compressa in aspettative che non hanno nulla a che vedere con le caratteristiche e con l’indole del giocatore. Rafael Leao può giocare malissimo per 90 minuti e poi risolvere la partita con una giocata determinante. Pretendere la “continuità” da Rafa è insensato. Si può, semmai, pretendere dedizione, applicazione, sacrificio. La continuità invece è tipica dei soldatini, dei giocatori ordinari, di quegli elementi che vengono battezzati come “giocatori di rendimento” dagli allenatori. Leao non può essere continuo perché talento e genialità sono forme d’arte che hanno bisogno di pause meditative, nelle quali trovare risorse per scoprire giocate che sanno stupire. E la sua genialità non è un problema; è semplicemente un dono.

L'assist ad Abraham in Supercoppa, l'apoteosi del suo genio
—La più grande bugia, su Leao, la raccontano quelli che – con la prosa della maestrina – spiegano che Leao non ha abbastanza passione per il calcio. In realtà sono loro a non avere per nulla passione per il talento perché pretendono di incardinarlo dentro schemi tipici che nulla hanno a che vedere con la genialità. Il cinquantesimo trofeo della storia rossonero – la supercoppa di gennaio scorso – porta in calce la firma del “genio” Rafa. Non perché abbia realizzato l'assist vincente. Chi rivede quell’assist però si accorge che quella è la giocata di un uomo che vive sopra la media dell’intelligenza comune. Leao, in corsa, prevede la scivolata di Bisseck, e schiaccia la palla per terra al fine di eludere l'intervento del difensore dell'Inter e consentire ad Abraham di chiudere l’azione con un gol che sa ancora tanto di apoteosi.

Rafa Leao si può riassumere in quella giocata. I fanatici della continuità proseguiranno ad attaccarlo per dare vigore alla vastità dei loro preconcetti. Leao, invece, è e rimarrà un genio del calcio. Ed i più grandi di questo sport, come, appunto, Ibrahimovic, non potranno che riconoscerglielo.
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