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- Redazione
Difficile spiegare con argomenti razionali e concreti la stagione sportiva del Milan. Ogni tentativo risulta vano perché arriva ad infrangersi sul muro dell'illogicità, la vera e propria costante di quest'annata.
Il Milan ha limiti strutturali, ha fragilità difensive notorie, fallisce spesso gli approcci alle partite e in campo è senza equilibrio in varie occasioni. Eppure, di contro, ci sono spunti individuali e giocate dei singoli che lasciano aperto un tema futuribile che merita di essere approfondito.
Il talento c'è. Ve n'è tanto, soprattutto dal centrocampo in sù. Mancano mattoncini fondamentali che potrebbero rendere un gruppo di calciatori forti una squadra finalmente vera, coesa, forte, equilibrata.
In questo campionato invece, che ha assunto sempre più le sembianze del teatro dell'assurdo, provare a invertire la rotta di una stagione caratterizzata da una illogicità manifesta, appare più un'utopia, che un'impresa ardua.
Cosa fare allora? Soffrire ed imparare sono i due verbi più logici. Dietro le follie di certe partite si nascondono le pieghe di tanti errori sui quali il Milan ha il dovere di ponderare e di lavorare. Un'annata come questa, se letta bene, insegna più di tante altre stagioni.
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