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In un’epoca in cui i titoli contano più dei contenuti e le polemiche vendono più dell’analisi, la figura di Sergio Conceição continua a essere vittima di un trattamento superficiale e spesso ingeneroso da parte di alcuni media sportivi.
Una fetta della stampa ha scelto di non riconoscere pienamente il valore, il carattere e i risultati di un allenatore che ha dato, già ai tempi del Porto, una mentalità vincente, mantenendo i Dragões competitivi anche contro i giganti europei.
Sergio Conceição è un tecnico di personalità. Sì, è passionale, talvolta scomodo, ma ridurlo, ora che è al Milan, alla caricatura del "portoghese sanguigno" è un’operazione intellettualmente disonesta.
Troppo spesso viene dipinto con toni sprezzanti o riduttivi, come se il suo temperamento fosse l’unico aspetto rilevante. È il trionfo del cliché sulla cronaca, dell’aggettivo sulla competenza.
Eppure, il campo racconta un’altra storia. Titoli vinti, rimonte epiche, giovani valorizzati, giocatori cresciuti sotto la sua guida: l’impronta di Conceição è stata ovunque nel progetto tecnico del Porto e qualche barlume inizia a intravedersi pure all'ombra della Madonnina, appena ha avuto un pochino di tempo effettivo in più per lavorare.
Ha restituito fame e identità a un club che sembrava destinato all’inseguimento eterno. Ma anziché premiare il suo lavoro, un segmento della stampa preferisce insistere su formule infelici e giudizi affrettati.
Il rispetto non si regala, si conquista. Sergio Conceição lo ha fatto, settimana dopo settimana, con rigore e risultati. Ma il rispetto, una volta conquistato, va anche riconosciuto.
Quando la stampa si rifiuta di farlo, abdica alla sua funzione più alta: raccontare la verità, senza pregiudizi né convenienze. Anche perché, con tutti i limiti del caso, SC potrebbe chiudere la stagione al Milan con due titoli.
È tempo che certi editorialisti smettano di scrivere con la penna dell’antipatia e inizino a usare quella dell’intelligenza critica.
Perché dietro la scorza dura di Sergio Conceição, c’è un professionista di altissimo livello. E merita ben più di una polemica da bar.
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