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Con Milan-Feyenoord, la Champions League rossonera 2024-25 si chiude ben prima del tempo. Ma se c'è n'è uno, chi è il colpevole? Conceicao? Theo Hernandez? Come da copione, un evento così traumatico ha portato in dote diverse domande più che lecite sulle traiettorie future del club di via Aldo Rossi. Domande da analizzare e le cui risposte vanno trovate facendo leva sulla lucidità, sempre che ne sia rimasta dopo la triste serata di San Siro.
Non è mai esercizio sensato considerare l'accadimento di "tragedie" sportive di questo calibro ad esclusivo appannaggio di uno o più singoli; del resto, un fallimento di questa portata non può che essere considerato come un fardello comune che grava su chiunque orbiti attorno all'ambiente Milan.
Allo stesso tempo, è impossibile non riconoscere che l'eliminazione del Diavolo passi anche da una spirale negativa di gravi errori individuali; Theo Hernandez, Maignan, Musah, Gabbia e chi più ne ha più ne metta. Facendo la somma, questi inciampi hanno rappresentato un quid esplosivo che ha contribuito a rimpinguare ulteriormente il cocktail di isterismo e confusione che ha sin qui accompagnato la poco sobria stagione rossonera.
Nonostante ciò, l'unico componente del team a cui a fine stagione verrà chiesto di mandare giù l'intruglio, risponde al nome di Sergio Conceição.
Ad oggi, l'ex Porto è ben lontano dal raggiungere gli obiettivi minimi fissati al momento del suo arrivo; gli ottavi di finale di Champions League sono già stati steccati e se non dovesse arrivare il quarto posto in Serie A, nemmeno la vittoria combinata di Coppa Italia e Supercoppa potrebbero bastare per la riconferma.
Sergio Conceição - che ovviamente condivide le colpe con il resto della compagnia - sin dall'insediamento ha provato a cambiare la composizione del drink rossonero riuscendoci parzialmente; avendo ogni 3 giorni nuovi clienti che battono i pugni sul bancone per essere serviti, non ha mai avuto la possibilità concreta di prendersi del tempo per mettere le mani sulla ricetta e plasmare la sua personale bebida.
Uscendo dalla metafora rubata al mondo del bartending, il rovinoso pareggio di San Siro può paradossalmente rappresentare una boccata d'aria - decidete voi di che tenore - per la "seconda fase" del Milan di Conceição.
D'altronde, uno dei principali capi d'imputazione mossi nei confronti del secondo allenatore della stagione rossonera si rifà a un non miglioramento - o addirittura depauperamento - del quadro tecnico-tattico lasciato dal suo predecessore. Ora, con praticamente tutte le settimane "piene" e libere da impegni, il tecnico avrà sicuramente modo di lavorare sul campo per incidere maggiormente sul modo di giocare del suo Milan.
In tal senso, le prossime 3 partite con Torino, Bologna e Lazio racconteranno già molto delle speranze e prospettive venture. Cominciando a macinare prestazioni convincenti a trecentosessanta gradi, Conceição andrebbe a guadagnare dei "punti fedeltà" che a fine stagione potrebbero valergli il rinnovo di contratto; se l'annata dovesse invece deflagrare, l'inquietante sensazione è che a giungo il Milan lo saluterebbe per firmare il quarto allenatore degli ultimi 14 mesi.
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