+++ Nkunku-Milan, dal Joao Felix 2.0 (ma pagato), al tema tattico, passando per gli infortuni alla Boniface. Si spendono 40 milioni + 5 milioni di ingaggio per 5 anni per un comprimario? E l'attaccante alla Giroud? Arriva in prestito?+++
NESSUNA LOGICA: SOLO CONFUSIONE
Milan, come ti viene in mente passare da Vlahovic a Nkunku

Iniziamo smontando un concetto che spesso si sente ripetere: la squadra non la fa il mercato, ma la stagione, il campionato, la singola competizione in cui si gioca per un anno intero. In realtà non è così. La rosa è come un puzzle: va costruita con attenzione, incastrando pedine diverse che rispecchino identità, tattica e idea di gioco. Servono caratteristiche tecniche differenti, ma funzionali a un obiettivo comune: giocare bene, avere una visione e vincere le partite.
Si può affermare, senza offendere nessuno, che quest’estate il Milan, dal punto di vista della costruzione della rosa, non abbia avuto la minima idea di ciò che stesse facendo. A giugno erano stati espressi concetti chiari: nessuna rivoluzione, modulo 4-3-3 e una punta alla Giroud come riferimento offensivo. Concetti che, però, non si sono mai trasformati in realtà. Negli ultimi giorni di mercato, anzi, quelle linee guida sono state accartocciate, strappate, rincollate, riaccartocciate e di nuovo strappate, in un susseguirsi di incoerenze.
La gestione dell'attacco: la cartina tornasole del caos che regna a Casa Milan
—La gestione dell’attacco è la cartina di tornasole del caos che regna oggi nella definizione della rosa. È vero: gli ultimi giorni di mercato obbligano a cogliere le occasioni. E io non critico il semplice susseguirsi di nomi: che il Milan lavori su dieci attaccanti è lecito. Ciò che critico – ed è una riflessione dalla quale non posso transigere – è la strategia.
Perché un conto è avere un’idea chiara, come quella espressa a parole: acquistare un giovane alla Giroud (Harder) in prospettiva e una punta già affermata, che conosca già la Serie A e capace di garantire gol. In questo solco le prime scelte erano Vlahović e Højlund, seguiti da alternative come Arokodare e Mitrović, due profili comunque funzionali alla strategia tracciata. Un conto è fare l'esatto opposto che non rispecchia in alcun modo le scelte tecnico-tattiche.

Nkunku? Una scelta inspiegabile, tante domande e zero risposte: zero!
—Ma quando si lavora sotto pressione, il rischio di smarrire la rotta aumenta. E infatti il Milan non solo ha continuato a cambiare nomi su nomi per il ruolo di attaccante, ma ha persino stravolto la strategia. La prima punta, che avrebbe dovuto rappresentare l’investimento principale, rischia di arrivare in prestito, mentre un giocatore inizialmente marginale diventa improvvisamente la prima scelta su cui destinare la spesa più alta degli ultimi anni: circa 40 milioni di euro, con un contratto quinquennale da 5 milioni netti a stagione.
Questo significa una sola cosa: su quel giocatore il club intende costruire il futuro progetto tecnico del Milan, se no non si spiega.
Milan è un profilo che non dà certezze, ma solo rischi
—C’è però un ulteriore cambio di prospettiva che voglio offrire: il profilo individuato non è né una certezza immediata né un giovane talento, ma una via di mezzo che deve essere rilanciato e che non scalda i tifosi; anzi, trasmette la sensazione di una società in piena confusione, rischiando di diventarne il simbolo dell'estate 2025.

Il caso Nkunku: neanche la lezione di Boniface insegna
—Il tema adesso entra nel vivo con il possibile arrivo di Christopher Nkunku.Per comprendere le perplessità basta tornare a pochi giorni fa, alla trattativa sfumata per Boniface. Il Milan aveva individuato l’attaccante nigeriano, ma i dubbi sulle sue condizioni fisiche portarono a proporre solo un prestito con diritto di riscatto, mai obbligo. Inoltre, gli era stato offerto un ingaggio da 1 milione di euro.
Ora, senza voler minimizzare i problemi avuti da Boniface – due rotture del crociato nel 2019 e nel 2020 – la cartella clinica di Nkunku appare persino più preoccupante. Negli ultimi due anni il francese ha subito diversi infortuni seri, soprattutto al ginocchio (collaterale e menisco), restando fuori complessivamente 324 giorni: praticamente un anno intero.

Milan, è un giocatore da rilanciare e ti prendi il rischio in questo momento?
—Boniface aveva alle spalle problemi ormai datati, Nkunku invece li ha subiti di recente e in modo reiterato. Nei due anni passati ha collezionato appena 30 partite, contando il totale di minuti giocati (quasi sempre spezzoni di gare), con 18 gol e 5 assist. È dunque un giocatore da rilanciare e non integro. Il Milan non può permettersi di fondare un progetto tecnico quinquennale proprio su un calciatore che richiede rilancio. Non può dopo una estate piena zeppa di cessioni. Perché si prende un altro rischio?
E qui emergono altre due domande inevitabili, perché la situazione Nkunku è talmente inspiegabile che provo, insieme a voi che leggete, ad andare avanti per trovare un senso.
Nkunku-Milan altri punti interrogativi: Cartella clinica e costi economici
—La prima, nuova, questione: dopo essere stati scottati dal caso Boniface di neppure una settimana fa, come si può pensare di dire “sì” a Nkunku dopo aver visto la cartella clinica?
La seconda: davvero è saggio impegnarsi per 5 anni a 5 milioni netti a stagione su un giocatore dal costo di 40 milioni e di 27 anni, con tutti quegli infortuni? Se non dovesse rendere o incorrere in altri infortuni, chi potrebbe mai acquistarlo negli anni successivi?
Ribadisco: massimo rispetto per Nkunku come calciatore e come professionista. Se approderà al Milan, non posso che augurargli il meglio. Ma da giornalista, nel contesto attuale, è mio dovere evidenziare i rischi enormi di un’operazione simile.

Gennaio 2025 è dietro l'angolo eppure non si ricorda più quel che accadde
—Non dimentichiamo quanto accaduto a gennaio: una sessione di mercato fallimentare non per i nomi scelti, ma per l’assenza di una vera strategia nella costruzione della rosa. E oggi ci troviamo di fronte a un déjà-vu.

Nkunku che ruolo avrà? Prima o seconda punta, oppure panchina? E Leao e Pulisic?
—Nkunku, per il costo dell’operazione, arriverebbe al Milan con il peso di dover essere il punto di riferimento offensivo. Ma quale sarebbe il suo ruolo? Prima punta? Seconda punta? E in tal caso che fine farebbero Leão e Pulisic?
Milan Nkunku rischia di essere un Joao Felix 2.0
—Un profilo simile avrebbe senso come completamento del reparto, non come stella assoluta su cui poggiare l’intero progetto tecnico. Basti pensare al caso João Félix: sei mesi fa il Chelsea lo ha ceduto in prestito, con parte dell’ingaggio a carico del club rossonero, lasciando la possibilità di valutare. Nkunku, invece, costerebbe moltissimo subito, senza margini di ripensamento.
L'unica spiegazione: Nkunku come contentino per i tifosi, peccato che i tifosi non lo vogliono
—Il Milan recente non ha mai speso una cifra simile, figuriamoci senza una programmazione chiara. Allora perché oggi farlo? La sensazione è che questa mossa nasca più come reazione al malumore dei tifosi che da una reale visione tecnica.
Peccato che, alla notizia del possibile arrivo del francese, l’ambiente rossonero non abbia reagito con entusiasmo: anzi, molti tifosi hanno espresso perplessità e critiche ancora più forti.
Milan, sotto pressione non si lavora bene
—Nkunku, da qualsiasi prospettiva lo si guardi – economica, tecnica, tattica o progettuale – solleva dubbi. La sua integrità fisica è fragile, il suo costo enorme, il suo inserimento tattico inspiegabile, e i tifosi non ne sono convinti.
Mi auguro di sbagliarmi, ma la sensazione è che questa operazione sia il frutto di un club che, sotto pressione, non riesce a lavorare con lucidità. Anche su questa scelta, ai tifosi non resta che aggrapparsi ad Allegri e alle sue qualità da tecnico. Magari Max pone un rimedio, risolvendo almeno la questione infortuni.
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