Il Milan di Silvio Berlusconi non vendeva i campioni, li comprava e basta. Tale affermazione gira e rigira nel mondo mediatico come se fosse una verità incontestabile. Eppure, palesemente, non è vera. Intendiamoci: chi scrive ritiene che il Milan berlusconiano sia stata la miglior creatura sportiva della storia recente. Tre cicli meravigliosi in tre periodi diversi, riuscendo a vincere in quattro decenni distinti. Otto finali di Champions League in 18 anni. Stiamo parlando di eccellenza assoluta. Eppure anche quel Milan cedeva i grandi giocatori. E di cessioni importanti ve ne sono state molte.
Da Gullit a Reijnders
Le cessioni dei grandi giocatori, da Berlusconi ai giorni nostri

MILAN, ITALY - DECEMBER 11: (L-R) Former AC Milan player Thiago Silva and AC Milan Senior Advisor to Ownership Zlatan Ibrahimovic pose for a picture during the UEFA Champions League 2024/25 League Phase MD6 match between AC Milan and FK Crvena Zvezda at Stadio San Siro on December 11, 2024 in Milan, Italy. (Photo by Sara Cavallini/AC Milan via Getty Images)

La cronologia delle partenze dei grandi giocatori durante il Milan berlusconiano
—Nel 1993 cedette Gullit alla Sampdoria. L'estate 1994 fu la volta di Papin al Bayern Monaco. Nel 1996 ci fu la cessione di Panucci al Real Madrid, operazione che venne più volte rinfacciata al Milan. Nell’estate del 1997 Roberto Baggio fu ceduto al Bologna e Marco Simone al PSG. Nell’inverno del 1997 fu invece la volta di Davids alla Juventus (con tanto di battute pungenti dell’avvocato Agnelli qualche mese dopo). Nel 1998 fu il turno di Desally al Chelsea. Durante il mese di gennaio del 2000, contestatissima dai tifosi, ci fu la cessione di Weah al Chelsea. Nel 2006 Shevchenko andò al Chelsea, mentre nel 2009 ci fu la cessione, dolorosissima, di Kakà al Real Madrid. Nel 2011 Pirlo fu lasciato andare a zero alla Juventus (il Milan non era disposto ad offrirgli un contratto triennale), mentre nel 2012 ci furono le cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva al PSG.

In questo elenco ci sono palloni d’oro, grandissimi giocatori, vincitori di Mondiali e di Champions League. Tutti giocatori di altissimo livello che il Milan di Berlusconi, per un motivo o per un altro, ha scelto di cedere o di non mantenere in rosa. Non è vero quindi che quel Milan non vendeva i campioni e si limitava solo a comprarli. La storia è lì per smentire quest'affermazione.
Le cessioni come opportunità per migliorare la squadra. Vi sono esempi recentissimi
—A mio modesto avviso la strategia societaria di un club non può essere valutata sulla base di una singola cessione, bensì su una serie di mercati di lungo periodo. Il Napoli nel 2023 vince il campionato dopo aver ceduto, l’estate precedente, Fabian Ruiz e Koulibaly; l’Inter l’anno dopo vince lo scudetto dopo aver sacrificato, l’estate prima, Onana e Brozovic. Le cessioni dei grandi giocatori sono sempre dolorose, ma devono diventare una opportunità per migliorare la squadra, reinvestendo il ricavato nel potenziamento dell’organico e nel miglioramento della struttura della squadra. Vale per Rejinders, come per qualsiasi altro giocatore. Le cessioni non sono una necessità bensì una opportunità.

Pensare di non cedere i migliori giocatori è un ragionamento utopistico, smentito proprio dal Real Madrid, il club con il fatturato più alto al mondo (oltreché con il palmares più ricco). Il club spagnolo, negli ultimi anni, ha ceduto pezzi pregiati a cifre importanti (Varane, Casemiro, Cristiano Ronaldo), riuscendo a reinvestire sul potenziamento dell’organico. L’auspicio è che il Milan sappia trarre profitto dalla cessione di Rejinders, investendo in maniera intelligente e mirata sul mercato. Non esistono giocatori insostituibili, in nessun club.
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