Da quando ha iniziato a fare l'opinionista, Antonio Cassano ha certamente un pregio: la banalità non sa nemmeno dove abita. Al netto di questo, ciò che risulta singolare è questo continuo ripetere a menadito che lui è libero nel dare pareri. Il messaggio subliminale è che tanti altri - a suo giudizio - non lo siano. E questo è spiacevole, perché non c'è errore più grande nelle discussioni. L'etichettatura delle opinioni altrui è nemica giurata del confronto sereno, razionale, pacifico. Quasi sempre diventa poi una guerra di religione, una crociata a senso unico.
Un approccio ideologico
Antonio Cassano e l’insostenibile leggerezza dell’ideologia

Per Antonio Cassano, Massimiliano Allegri è un allenatore finito, il primo gol contro il Napoli è soltanto una giocata clamorosa di Pulisic e i risultati di oggi dipendono da Modric. Opinioni sue, legittime. Come tali, però, sono anche opinioni contestabili ed ampiamente criticabili. Anche perché sono valutazioni basate su un unico parametro: il suo gusto personale. A Cassano, si sa, piace soltanto un certo tipo di calcio, quello praticato dai sacchiani convinti o dai seguaci di Pep Guadiola. Tutto ciò che rimane al di fuori, per Cassano è semplicemente non concepibile, inaccettabile, da contestare e combattere. In una parola è profano.

Nell'Antonio Cassano opinionista, la parte ideologica prevale nettamente sulla parte analitica
—Nell'opinionista Antonio Cassano, insomma, la lente dell'ideologia prevale nettamente su quel senso dell'obiettività che, invece, dovrebbe connotare il modus agendi di un ex calciatore che si trova nello scomodo ruolo di colui che giudica ex colleghi. Vi è una sorta di insostenibile leggerezza nel suo approccio ideologico al gioco del calcio. Allegri - per Cassano - è finito, pur essendo il secondo tecnico italiano in attività per titoli vinti. Il dato reale (le vittore) non ha alcun peso per l'ideologico Cassano. Nei giudizi che dà, conta soltanto la sua personale visione del calcio. Se ci rientri sarai lodato anche dopo 10 sconfitte consecutive. Se ne rimani fuori, sarai comunque massacrato a prescindere.

C'è qualcosa di singolare in questa visione personalistica da parte di Cassano. C'è la necessità quasi fanciullesca di dividere il mondo in buoni e in cattivi, c'è la pervicace ostinazione di voler vedere l'universo delle cose in un'ottica meramente duale, ossia bianco o nero. Per l'ex fantasista di Bari Vecchia non possono esistere le sfumature di grigio. Si tratta di un punto di vista che privilegia la guerra di religione a scapito dell'analisi. Un approccio assolutamente in linea con il Cassano giocatore, ex talento eccezionale, espresso solo a tratti e spesso travolto dal proprio genio e dalla propria sregolatezza.
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