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Sheva promuove Leao

Andriy Shevchenko non ha dubbi: “Leao avrebbe giocato nel mio Milan”

Shevchenko Leao
Andriy Shevchenko riconosce a Rafael Leao talento da grande Milan, pur ricordando la concorrenza stellare di quei tempi.
Gaetano de Santis
Gaetano de Santis Redattore 

Quando a parlare è una figura iconica come Andriy Shevchenko, secondo miglior marcatore della storia del Milan e Pallone d'Oro 2004, le sue parole non sono mai banali. E lo diventano ancora meno quando il tema è Rafael Leao, il talento che divide media, tifosi e addetti ai lavori. Nell'intervista rilasciata a Tuttosport, l'ex numero 7 del Milan ha toccato molti aspetti, ma quello su Leao merita un approfondimento dedicato.

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Le parole di Shevchenko: il giudizio su Leao

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MILAN, ITALY - NOVEMBER 29: Rafael Leao of AC Milan celebrates after scoring the goal during the Serie A match between AC Milan and SS Lazio at Giuseppe Meazza Stadium on November 29, 2025 in Milan, Italy. (Photo by Claudio Villa/AC Milan via Getty Images)

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Nella lunga intervista concessa al quotidiano torinese, Shevchenko ha affrontato numerosi argomenti, ma per questa analisi vale la pena concentrarsi esclusivamente sul passaggio riguardante Rafael Leao, il talento portoghese del Milan spesso al centro di discussioni e continui dibattiti.

Ecco l’estratto diretto di Shevchenko.

Leao avrebbe trovato posto nel suo Milan? "Sì. Non so se da titolare, ma uno spazio l’avrebbe sicuramente avuto perché è un attaccante con caratteristiche uniche".

Vero o falso 9? "Leao non è proprio un centravanti, è un giocatore di fascia. Ma se tieni il blocco un po’ più basso, in modo da sfruttarne le caratteristiche migliori e liberarne la corsa, Rafa ha le qualità per farlo, e bene: quando ha spazio davanti, in velocità brucia tutto. Altra cosa è quando gli spazi non ci sono. Adesso Max lo sta provando lì, vediamo come va. In questo momento i risultati sono positivi: Leao sta segnando e imparando un nuovo ruolo. Ma non sarà sempre facile: da centravanti bisogna saper colpire in ogni situazione".

Parole che pesano: non solo la voce di un Pallone d'Oro, ma il pensiero limpido di un centravanti che ha segnato un'epoca.

In che tipo di Milan sarebbe entrato Leao?

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Partendo da un presupposto imprescindibile: Andriy Shevchenko non è solo una leggenda del Milan, ma anche un tecnico preparato dal punto di vista tattico e tecnico. Quando afferma che Leao avrebbe trovato spazio nel suo Milan, quello dei meravigliosi di Carlo Ancelotti, va preso sul serio. E come dargli torto? Quella rosa era un ecosistema in cui convivevano profili molto diversi tra loro, ma tutti accomunati da qualità tecniche elevate.

In quegli anni il Milan disponeva di un reparto offensivo sterminato: da Filippo Inzaghi ad Alberto Gilardino, da Kaká a Rivaldo, passando per soluzioni più fisiche come Oliver Bierhoff o affidabili come Jon Dahl Tomasson. Senza dimenticare le meteore, da Javi Moreno a Jose Mari, fino a Kutuzov, che comunque hanno rappresentato nonostante tutto delle alternative reali in attacco. In un contesto del genere, un talento con l'esplosività e la tecnica di Leao avrebbe certamente trovato una collocazione.

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MILAN, ITALY - OCTOBER 19: Rafael Leao of AC Milan celebrates after scoring the goal during the Serie A match between AC Milan and ACF Fiorentina at Giuseppe Meazza Stadium on October 19, 2025 in Milan, Italy. (Photo by Claudio Villa/AC Milan via Getty Images)

Il punto cruciale, su cui Shevchenko è onesto, riguarda la titolarità. In quel Milan nessuno aveva il posto assicurato: Inzaghi e Gilardino si alternavano, Rivaldo finì per essere una riserva di lusso e persino campioni conclamati come Rui Costa dovevano convivere con rotazioni e una concorrenza spietata. Leao avrebbe fatto parte della rosa? Sì. Sarebbe stato un elemento determinante? Probabile. Tuttavia lo status di leader tecnico che oggi ricopre non sarebbe stato così scontato all'interno di un reparto offensivo come quello del Milan di inizio secolo.

Ciò che resta, però, è il valore dell'investitura. Quando Shevchenko, ossia un Pallone d'Oro, simbolo di un Milan che dominava in Europa, riconosce a Leao qualità tali da garantirgli spazio in quella squadra, non sta facendo un semplice complimento: sta collocando il portoghese in una dimensione elitaria. Entrare idealmente in quel Milan significa appartenere a un livello di eccellenza che pochi, oggi, possono davvero rivendicare.