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Lite Allegri-Oriali: destinati a morire di “politicamente corretto”

mbambara
mbambara Vice direttore 
Il perbenismo moralista prosegue a pontificare sulla lite Allegri Oriali. L'Italia è ormai avvolta da una patina di "politicamente corretto"
00:25 min

Siamo destinati a morire, immersi nel "politicamente corretto". Il comunicato del Napoli relativo agli screzi avuti fra Massimiliano Allegri e Gabriele Oriali durante la semifinale di Supercoppa, è un segnale emblematico di cosa sta diventando il calcio oggi: un Grande Fratello senza limiti.

La patina del "politicamente corretto"

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Il tema, oggi, non è quello di giudicare il comportamento dei due protagonisti, da fazioni partigiane. Il tema è molto diverso. In campo, da sempre, ne accadono di tutti i colori. Le parole che si odono dentro il campo non sono parole propriamente oxfordiane, pronunciate da lord inglesi intenti a dilettarsi con un attrezzo di forma sferica.

L'Italia ha vinto l'ultimo Mondiale quasi venti anni fa. Lo ha fatto soprattutto grazie ad una conversazione molto intensa fra Marco Materazzi e Zinedine Zidane, conversazione nella quale il giocatore dell'Inter ha espresso giudizi non particolarmente eleganti sulla sorella del trequartista francese. In quell'occasione non abbiamo sentito nessuno, tantomeno il presidente federale, lamentarsi della "figuraccia".

Sono semplicemente cose di campo...

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Oggi, in troppi, si stracciano idealmente le vesti per le parole offensive pronunciate da Allegri. Come se il calcio fosse uno sport in cui in campo queste cose non accadono. Come se fosse la prima volta che situazioni del genere si verificano. La verità è che il calcio si alimenta di queste cose, figlie naturali della tensione, dell'agonismo, dello stress eccessivo. Le parole del campo rimangono tali e non andrebbero mai processate.

In questo clima di perbenismo moralista, una considerazione emerge in maniera evidente: a volte, prima di ergersi a paladini del politicamente corretto, sarebbe opportuno farsi un esame di coscienza. Il calcio non è fatto di santi, né di beati; è fatto da uomini che hanno sangue nelle vene e che spesso vanno oltre perché l'adrenalina delle partite non si spiega a parole. Chi la vive sa cosa significa. Chi non la vive è libero di pontificare su consimili bellurie.

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