SERVE IL MIX

A Casa Milan si respira un’altra mentalità

Milan mentalità
Dal direttore sportivo all'allenatore, fino alle prime mosse di mercato: il Milan ha cambiato pelle e forse anche mentalità

di Andrea Bosco -

Lungi da me affrettare tempi e giudizi, specie dall'alto della mia prudenza e oculata superstizione, ma la sensazione che proviene da Casa Milan è che si stia respirando un'altra mentalità e la cosa non può che rendermi felice e speranzoso per il futuro.

Comprensione e reazione

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La proprietà, da Cardinale a Furlani, passando per Ibrahimovic e Moncada, sembra aver compreso gli errori commessi nell'arco di questi due anni, soprattutto nel secondo. Errori di natura umana, come rappresentato da alcune dichiarazioni fuorvianti e fuori luogo, ad errori di natura professionale, come illustrato da alcune scelte dettate dall'inesperienza e da una rivedibile programmazione. Errori che tutta la dirigenza sta cercando di trasformare in pillole di maturità da ingoiare con la speranza che portino subito beneficio fisico e mentale. In primis per i tifosi, motore trainante di un club storico che ha condiviso ogni sentimento e ogni battito col proprio pubblico; in secundis per gli stessi dirigenti, tacciati per mercenari ma che in realtà hanno a cuore le sorti del diavolo almeno quanto chi paga il biglietto per andare allo stadio. Dimostrazione di grande umiltà e consapevolezza.

La necessità di una figura come Igli Tare

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Come sta rimediando agli errori? Prendendosi cura del lato sportivo, indirettamente snobbato (aggiungo, in buona fede) a favore di algoritmi e sistemi poco affini al calcio di casa nostra. Mandar via una bandiera come Paolo Maldini non è stato un errore: non sostituirlo, quello sì. Un'imperdonabile svista che ha portato a delle conseguenze determinanti ai fini del disastro a cui abbiamo assistito quest'anno. La scelta di Igli Tare, a tal proposito, rappresenta una redenzione forse tardiva ma potenzialmente risolutiva. Igli mastica calcio da più di vent'anni: conosce campi, centri sportivi, concezioni e metodologie come pochi. Uomo di campo e di spogliatoio, figura fondamentale sia per un presidente che per un allenatore. Uno come lui è sempre meglio averlo che perderlo. E per di più, cosa affatto scontata, è un tifoso rossonero, come Giorgio e come Zlatan. Alla faccia di chi lamenta poco milanismo tra le mura di Milanello. E un milanista, per quanto aziendalista, sa bene cosa è meglio per il Milan.

Perché Allegri?

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Tare, infatti, ha capito prima di tutti di cosa avesse bisogno il Milan. Di un condottiero, di un uomo con le spalle larghe, capace di reggere e rigettare difficoltà e pressioni con un naturalezza invidiabile. Una figura ambiziosa che porti normalità ed equilibrio, e che – avendo vinto tanto – sappia come vincere. Un individuo che, quando riterrà necessario, riuscirà persino a farsi beffe dei giornalisti, proteggendo il

gruppo da dicerie e rumors esterni. Tare ha capito che al Milan serviva Massimiliano Allegri e, senza perdere tempo, lo ha chiamato e lo ha convinto a sposare il progetto. Un direttore sportivo serio studia, individua, contatta, chiude. Igli lo ha fatto,facendoci rivivere in 48 ore gli splendidi anni del Condor Galliani.

Il mercato

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Adesso il prossimo passo sarà riversare questo cambio di mentalità anche sul mercato. L'obiettivo primario è ripartire da chi ha voglia di lottare e sudare per il Milan ma, soprattutto, istituire uno zoccolo italiano dal forte senso d'appartenenza. È probabile che, per far questo, bisogna salutare uno o più big, ma i sacrifici avverranno solo in presenza di offerte irrinunciabili, senza sconti per nessuno. E se ci sarà da

effettuare qualche strappo alla regola in termini di parametri anagrafici, la dirigenza sarà aperta ad ogni opportunità. Tare ha già fatto capire che per vincere servirà un mix di giovani e calciatori con esperienza. Non a caso, la pista Modric (tifoso milanista anche lui) va seguita con molta attenzione. Rappresenterebbe l'emblema di un cambio di mentalità tanto desiderato quanto fruttuoso per le sorti dell'AC Milan.