Zlatan Ibrahimovic ha segnato la storia del Milan due volte, restituendo orgoglio e dignità ai rossoneri con la sua mentalità.
Nel giorno del suo 44° compleanno, le parole per descrivere ciò che è stato Zlatan Ibrahimovic in un campo da calcio appaiono inevitabilmente riduttive. Una carriera ai limiti dell’immaginabile, costellata da successi personali e di squadra, che ha permesso al gigante svedese di entrare di diritto nell’Olimpo del calcio. Una sorta di conseguenza naturale per un giocatore che, nell’arco della sua vita sportiva, si è sempre definito un Dio, costruendo un personaggio iconico che non ha mai oscurato il calciatore: immenso, unico, spesso inumano.
Zlatan è stato quel campione che odiavi da avversario e adoravi quando vestiva i tuoi colori. Un totem a cui aggrapparti durante l’intera stagione, capace di risolvere partite con una giocata e di influenzarne l’andamento con la sola presenza in campo. Al Milan approdò nel 2010, dopo le esperienze al Malmo, all’Ajax, in Italia con Juventus e Inter, e dopo un fugace passaggio al Barcellona.
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L'arrivo al Milan di Zlatan Ibrahimovic
Il suo arrivo fu una scossa per l’ambiente rossonero, allora ferito dal Triplete dei cugini interisti e desideroso di riscatto. La rivalsa si concretizzò subito, nella stagione 2010/2011, con Massimiliano Allegri in panchina e Zlatan Ibrahimovic leader tecnico in campo. Il 18° Scudetto del Milan fu l’unica gioia capace di alleviare le ferite sportive dei tifosi, provati da anni di dominio nerazzurro.
Quello scudetto restituì dignità e orgoglio al Milan, gli stessi che Ibrahimovic fece rivivere nuovamente ai rossoneri nel corso della sua seconda avventura. Ceduto nel 2012 al PSG insieme a Thiago Silva, visse anni di successi a Parigi, poi al Manchester United e infine ai Los Angeles Galaxy, prima di tornare in Italia nel gennaio 2020. Il Milan, reduce dal clamoroso 5-0 di Bergamo, aveva bisogno di una guida: Zlatan fu la luce in fondo al tunnel.
Il suo ritorno ridiede prima speranza, poi forza. Lo Scudetto del 2021/2022, il 19° della storia rossonera, è l’emblema dell’uomo Zlatan, prima ancora che del calciatore. Nonostante il grave infortunio al ginocchio del gennaio 2022, scelse di stringere i denti fino al termine della stagione, sacrificando sé stesso per restare al fianco dei compagni e incidere nello spogliatoio. Le sue presenze in campo furono limitate, ma la sua leadership divenne una scarica elettrica per l’intera squadra.
Zlatan, per i tifosi del Milan, non sarai mai “solo” un calciatore. Sei e sarai per sempre colui che ha restituito dignità e fierezza alla nostra maglia in due momenti bui della nostra storia sportiva.
Buon compleanno, Ibra. Perché gli Dei non invecchiano mai.