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Magia e sorriso

Ronaldinho al Milan: quando il sogno dei tifosi rossoneri diventò realtà

Gaetano de Santis
Gaetano de Santis Redattore 
Ronaldinho al Milan ha incarnato il sogno dei tifosi rossoneri: talento, sorrisi e la magia eterna dello Joga Bonito.
02:24 min

L’arrivo di Ronaldinho al Milan nell’estate del 2008 fu vissuto dai tifosi come la realizzazione di un sogno: un fuoriclasse assoluto che si aggiungeva a una squadra già straordinariamente ricca di talento. In quel Milan c'erano il Pallone d’Oro in carica Ricardo Kakà e campioni del calibro di Maldini, Nesta, Pirlo, Gattuso, Seedorf, Inzaghi e molti altri.

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Il Ronaldinho del Barcellona: magia pura

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Per comprendere appieno il contesto, Ronaldinho approdò al Milan a 28 anni, tre anni dopo aver conquistato il Pallone d’Oro nel 2005 - uno dei più meritati della storia. In quell’annata chiunque amasse il calcio sognava di toccare il pallone con la sua stessa grazia.

Sul campo la fu sublime: la notte del 19 novembre 2005 rimane scolpita nella memoria, quando il Barcellona vinse 0-3 al Santiago Bernabeu con una doppietta del fuoriclasse brasiliano. Il pubblico del Real Madrid si alzò in piedi per tributargli una standing ovation memorabile, gesto che consacrò definitivamente la sua grandezza.

Pochi giorni dopo, France Football annunciò ufficialmente la sua vittoria del Pallone d’Oro. La stagione 2005/2006 si chiuse poi con il trionfo in Champions League, apice della parabola blaugrana del "Gaucho".

Ronaldinho fu un calciatore impossibile da non amare: un talento che univa gioia, fantasia e leggerezza a risultati straordinari. Non lo si vedeva mai protestare o arrabbiarsi; il sorriso era il suo marchio di fabbrica. Guardarlo giocare significava sentire felicità, la stessa che lui provava nel toccare il pallone.

L’arrivo di Ronaldinho al Milan: la magia in rossonero

Per anni i tifosi del Milan avevano sognato di vedere Ronaldinho e Kakà insieme, una trequarti di pura fantasia e tecnica. Quel sogno divenne realtà nell'estate 2008 e si concretizzò sul campo il 28 settembre, durante il derby di Milano: Ronaldinho segnò il suo primo gol in maglia rossonera su assist di Kakà, regalando ai tifosi un momento di estasi sportiva.

Nei due anni e mezzo successivi, prima del ritorno in Brasile al Flamengo nel gennaio 2011, Ronaldinho riuscì a divertire e incantare la platea di San Siro, da sempre abituata ai grandi campioni. Nonostante il suo "prime" fosse alle spalle, seppe comunque lasciare il segno.

Il calo di rendimento, dovuto anche a una gestione fisica non impeccabile - come raccontato da ex compagni e dirigenti - non offuscò la sua immagine. Anzi, quella leggerezza, la mancanza di ossessione per la prestazione, divennero parte del mito di Ronaldinho e dello Joga Bonito.

Celebre il suo saluto con la mano chiusa, pollice e mignolo alzati: un simbolo della sua filosofia di gioco, fatta di gioia, libertà e passione. L’essenza più pura del calcio, incarnata da uno dei più grandi artisti che questo sport abbia mai conosciuto.

Ronaldinho non ha solo giocato a calcio: lo ha trasformato in un sorriso eterno, ricordandoci che la magia non invecchia mai.