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La Scala del Calcio

San Siro: il Partenone che respira emozioni rossonere

Samuele Virtuani
Samuele Virtuani Redattore 
La vita di San Siro tappa dopo tappa
04:32 min

Chi lo vede da lontano, con quelle torri elicoidali che sembrano arrampicarsi verso il cielo di Milano, quasi fossero scale verso il paradiso per dirla alla Led Zeppelin, lo riconosce subito: "San Siro" non è uno stadio qualunque. È un golem, un Titanosauro di cemento e memoria, un luogo che ha visto generazioni di tifosi consumarsi le corde vocali, piangere di gioia o disperazione, contestare più o meno civilmente e sognare con gli occhi spalancati. Un gigante dalla scorza grigia ma dai ricordi colmi di sfumature brillanti e che non sbiadiranno mai.

L’atmosfera al Meazza durante le serate di Champions League, i derby  sono qualcosa che chiunque abbia assistito almeno una volta ricorda: il boato dei tifosi, il battito ritmico dei tamburi e le sciarpe alzate, le coreografie su più anelli sono cose difficile da replicare altrove.

San Siro, sogno privato: l'idea di Pietro Pirelli nel 1926

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San Siro fu un sogno privato da principio. Correva il 1926 quando Piero Pirelli, allora presidente del Milan, decise di regalare alla sua squadra uno stadio tutto nuovo. Non un impianto comunale, ma un progetto privato, costruito nel quartiere di San Siro, tra campi coltivati e qualche cascina dai muri giallo lombardo. La palla passò, allora, a Pietro Acerbi, imprenditore, e all’architetto Ulisse Stacchini. Il taglio del nastro avvenne il 19 settembre 1926, Italia-Ungheria, davanti a circa 35.000 spettatori. Acquistato dal Milan nel 1928, diventò subito la casa dei rossoneri.

La prima partita ufficiale internazionale disputata a San Siro fu Italia-Inghilterra nel 1939. L’Europa tratteneva il respiro, la guerra era alle porte, eppure quel giorno sugli spalti si assieparono 65 mila persone, assetate di normalità. Negli anni ’40 entra in scena anche l’Inter, trasformando lo stadio in un raro esempio di coabitazione tra due grandi club europei. Le rivalità e i derby giocati qui hanno definito generazioni di tifosi.

Matrioska San Siro: il Meazza nacque con 35mila posti

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San Siro è celebre per la sua struttura iconica: torri esterne, rampanti che sostengono i gradoni, le tribune rosse, blu, verdi, arancioni. Negli anni ’50 e ’60 l’impianto viene ampliato fino a oltre 80.000 posti e venne anche installato uno dei primi impianti di illuminazione per disputare affascinanti partite in notturna. Chi oggi varca i tornelli e si ritrova tra 75 mila seggiolini in plastica colorata, non immagina che San Siro nacque con soli 35 mila posti e quattro semplici tribune.

Nessuna copertura, nessuna torre: un’arena quasi intima, in cui le vestali del calcio milanese potevano trovarsi e vegliare sulla fiamma delle propria passione. Negli anni ’80, in vista dei Mondiali 1990, l’architetto Giuseppe Prisco introduce le sedute numerate e migliora la visibilità, conferendo all’impianto un tocco di modernità senza perdere il fascino storico. Durante la ristrutturazione per Italia ’90, i lavori furono così imponenti che si arrivò a impiegare oltre 3.500 operai contemporaneamente.

San Siro ha visto sul suo prato campioni che hanno fatto la storia: Gianni Rivera, Franco Baresi, Paolo Maldini, Marco van Basten, Zlatan Ibrahimović e, ultimo ma non meno importante, il pallone d'oro 2018 Luka Modrić solo per citarne alcuni. Le vittorie in Coppa dei Campioni, i gol impossibili, le rimonte epiche: ogni aneddoto contribuisce al mito.

"La Scala" della musica leggera

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Per molti è il tempio del calcio, ma San Siro è anche un santuario della musica. "Una Scala" della musica leggera. Qui hanno suonato i Rolling Stones, Bruce Springsteen, Pink Floyd, U2, Madonna, Bruce Springsteen, e persino Bob Marley, che nel 1980 regalò al pubblico il suo primo e unico concerto italiano. In quelle notti, gli stessi spalti che ospitano cori calcistici diventano onde sonore, e lo stadio si trasforma in un’enorme cassa armonica. Il concerto di Vasco Rossi del 2019 ha stabilito il record assoluto di spettatori in un live italiano a San Siro: oltre 80.000 persone.

La storia di San Siro tra passato e presente

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Oggi, San Siro si trova di fronte a una svolta storica: il progetto per il nuovo stadio promette modernità, maggiore comfort e ricavi più alti. Ma per tutti i tifosi, ogni gradone, ogni curva, ogni pietra di San Siro resta indelebile. Non sarà mai solo un luogo fisico: è memoria, identità, mito, orgoglio. San Siro è e resterà il tempio del calcio milanese, dove le generazioni si incontrano, dove le emozioni diventano leggenda e dove ogni gol, ogni applauso, ogni vittoria si imprime nella storia della città. Il simbolo di quanto la condivisione sia la bellezza della vita e di come due volti così differenti della stessa medaglia, parliamo di sport dopotutto, possano riconciliarsi in un unico punto.

San Siro, insomma, non è solo cemento, acciaio e sedili colorati. È un cuore pulsante, un archivio di emozioni collettive che continua a battere. Anche se un giorno sarà sostituito da un nuovo impianto, resterà una leggenda: un gigante che ha respirato con Milano per quasi un secolo