Saul Malatrasi o l'uomo giusto al momento giusto. E per chi di professione fa il difensore le cose non potevano che andare così. Malatrasi è il difensore migliore per il Milan, al momento opportuno.
La fortuna aiuta gli audaci
Lo Specchio del Diavolo – Saul Malatrasi

European Cup Quarter Final Second leg match at Celtic Park, Glasgow. Celtic 0 v AC Milan 1 (Milan go through 1-0 on aggregate). Celtic captain Billy McNeill exchanges jerseys with Saul Malatrasi of AC Milan at the final whistle as Wilie Wallace walks off the pitch. 12th March 1969. (Photo by DAILY RECORD/Mirrorpix via Getty Images)
Inter: che sgarbo a Malatrasi!
—In rossonero, Saul Malatrasi trascorrerà un triennio di grandi trionfi (1967-70) che portano il libero nel gotha del calcio grazie allo scudetto (1967/68), all'accoppiata Coppa dei Campioni - Coppa Intercontinentale nell'anno solare 1969. Eppure in rossonero il ferrarese fa bella mostra di sé solamente in età matura. Lo fa dopo aver vinto tanto con l'Inter (2 scudetti, una Coppa dei Campioni e una Intercontinentale), la Fiorentina (una Coppa delle Coppe disputando appena novanta minuti) e Roma (una Coppa Italia), dove a difendere i pali giallorossi c'era Fabio Cudicini.
L'unica macchia nel suo cursus honorum è l'onta della discesa agli inferi della serie B: dopo le gioie nerazzurre, la Beneamata lo spedisce nel 1967 in un Lecco impelagato nella lotta per non retrocedere. In quegli anni non è cosa rara che un calciatore passi da un club blasonato ad uno di piccolo cabotaggio; e ciò si verifica senza che i tesserati battano ciglio.
Quella filastrocca rossonera da mandare a memoria...
—Nel Milan con Rosato e Anquilletti, davanti a ragno nero Cudicini, Malatrasi costituisce un terzetto di difensori che fa la fortuna della società e del tecnico Nereo Rocco. All'Inter aveva conosciuto el hombre vertical Herrera e sotto sua egida aveva vinto tutto. L'identikit che Saul fa di due dei più grandi tecnici della Storia del calcio mondiale lo rende un osservatore degno di Poirot o Sherlok Holmes:
"Sono andato al Milan anche con numerose polemiche in casa interista, visto che avevano ceduto un glocatore importante non solo a una grande società ma anche ai rivali di sempre! Nel Milan trovai il grandissimo Rocco, sicuramente un'altra personalità rispetto a Herrera. Con Rocco si dialogava sempre, non mancava mai la battuta; questo con Herrera non avveniva. Nel Milan di quel periodo ho veramente vinto tutto; anche nell'Inter ho vinto parecchio ma la grande differenza è che se nel club nerazzurro ero riserva, con Rocco ero titolare a tutti gli effetti."
Con i cugini non si lascia bene: Malatrasi non si aspettava di essere scaricato senza troppi rimpianti. Una ferita dura da rimarginare ma che trova la maglia rossonera a fare da balsamo. Nel Milan gioca 93 gare senza segnare nemmeno un gol. Non sono molti a vantare, si fa per dire, questa tipologia di record. A guardarlo dall'alto di questa speciale classifica Mattia De Sciglio, centodieci gettoni rossoneri in A tra il 2012 e il 2017 e 0 reti all'attivo. E lo zero alla voce gol lo seguirà anche in Nazionale, anche se l'impiego è, stranamente, col contagocce: 3. Tutte amichevoli, con una sola vittoria 3-2 sul Messico (1 gennaio 1969), una partita in cui è chiamato in causa negli ultimi ventitré minuti.
Malatrasi guerriero: quella partita contro l'Estudiantes...
—Il tifo milanista, nonostante si fidi ciecamente di Nereo Rocco che ne caldeggia l'acquisto, non lo accoglie con il massimo dell'entusiasmo. La campagna acquisti 1967 è, infatti, giudicata al di sotto delle aspettative dell'esigentissimo palato rossonero. Ci sarà tempo per ricredersi.

Con il Milan esordisce nel 2-0 rifilato al Cagliari di Gigi Riva il 3 settembre del 1967 nel primo turno di Coppa Italia, trofeo di cui proprio il Cagliari è detentore. Sebbene Malatrasi non provi mai il gusto di un festeggiamento dopo un gol, trova realizzazione, soddisfazione nel suo ruolo di centrale che interpreta sempre bene, senza mai tirare la gamba e faticando con garra ogni volta sino al novantesimo. La sua forza sta nella duttilità, su cui possono contare i tecnici che l'hanno a disposizione: terzino, ma all'occorrenza libero e mediano.
Persino in contesti ambientali molto difficili, come quello vissuto alla Bombonera di Buenos Aires con gli argentini dell'Estudiantes, nella finale di Coppa Intercontinentale del 22 ottobre 1969, Malatrasi si batte con tutta la forza che ha in corpo. Colpito duramente da un avversario, sarà una triste costante di quella finale di ritorno per tutto l'undici del Milan, Malatrasi è costretto a dare forfait dopo cinquantaquattro minuti; dentro al suo posto Aldo Maldera. Finisce di correre, duellare e andare a contrasto con indosso la maglia biancazzurra della Spal, la stessa società che vent'anni prima l'aveva lanciato verso le luci della ribalta del grande calcio.
E per chi porta un nome biblico non c'è finale migliore che il ritorno in quella che ognuno di noi vede come la sua "terra promessa".
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