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Lisbona, quartiere di Almada. Rafa Leao è nato qui. Le strade strette, i panni appesi tra un muro di cinta e l'altro, i campetti spelacchiati, polverosi e con la vernice bianca dei pali corrosa dalla salsedine di quell'Atlantico le cui rive non sono così lontane. Un quadretto semplice a cui manca solamente un elemento per raggiungere piena completezza: il pallone.
La palla è, infatti, un compagno di giochi inseparabile per Leao: sempre ai piedi, sempre in movimento. Il piccolo Rafa Leao gioca ovunque, sia in compagnia di altri ragazzi di quartiere dai pantaloncini rattoppati per le troppe cadute che in solitudine sia in solitaria. Non c'è tristezza, però, sul volto di Leao in quei frangenti. Anzi, se riavvolgessimo il nastro della vita di Rafa, probabilmente quel bambino dai capelli crespi e corvini avrebbe la stessa espressione del Leao adulto che tra un brano techno e uno di Cochi & Renato si scalda sotto i riflettori di San Siro. Un riso di gusto, abbacinante e colmo di soddisfazione nel fare il mestiere che Leao a sempre voluto fare.
Rafa Leao sorride, sempre. Non lo fa per posa, ma perché il calcio, per lui, è gioia. Non si stanca mai di spiegarlo e con il sorriso ha anche voluto intitolare la sua autobiografia, "Smile".
Lo Sporting CP lo nota subito. La sua corsa leggera e i suoi dribbling non passano inosservati agli occhi degli osservatori che assiepano tribune di provincia e di periferia, spesso ricavate in modo fortunoso e costantemente sferzate dai venti provenienti dall'oceano. Leao cresce così nell’accademia che ha prodotto Luis Figo e Cristiano Ronaldo. È il migliore di tutti, dicono. Ma c’è un dubbio che vela il volto di chi ha la fortuna di vederlo da vicino: troppo spensierato, troppo distratto. Talento incredibile, carattere da costruire mattone dopo mattone. La mente di Rafa Leao sembra una babele impossibile da decifrare.
Maggio 2018: lo Sporting vive una delle pagine più oscure della sua storia. Al termine di una stagione fallimentare, un gruppo di tifosi irrompe nel centro sportivo e aggredisce i giocatori. Rafa ha 19 anni. Al sorriso si sostituisce l'espressione rigida, disgustata e atterrita di chi non riesce a capire come si possa arrivare a tanta violenza per una cosa, il calcio, che, invece, dovrebbe generare solo gioia e unione d'intenti in seno alla tifoseria. Rescinde il contratto, decide di andarsene. È un salto nel buio.
Arriva in Francia, al Lille. Christophe Galtier lo protegge, lo fa crescere piano. Segna, corre, mostra lampi. È ancora acerbo, ma tutti vedono che lì dentro c’è qualcosa che può esplodere. Ma le pagine del libro del giovane Rafa Leao si sfogliano in fretta, i cambi di scena e di protagonisti sono molto frequenti. Un turbinio di facce, emozioni e scenari che fanno sembrare il portoghese in questi primi anni di carriera il protagonista di un fumetto d'azione, qualcosa targato DC o Marvel.
Estate 2019: Il Milan non è ancora il club dall'assetto stabile che conosciamo oggi. Naviga tra difficoltà, cambi di panchina, macerie e ricostruzioni. I rossoneri sono digiuni di qualificazioni Champions dal 2013. La stagione precedente si è conclusa con un bruciante quinto posto: fuori dall'Europa che conta per un solo misero punto, inutile la vittoria a Ferrara contro la SPAL, preceduti dai cugini dell'Inter che l'hanno sfangata con l'Empoli a San Siro. L'auto-palo di D'Ambrosio è ormai leggendario su YouTube.
Dopo i bagordi sul mercato di gennaio 2019 targati Leonardo, ovvero gli onerosissimi cartellini di Paquetà e Piatek, Maldini e Boban, i nuovi uomini scelti da Elliott per l'area tecnica, hanno un piano: scommettere sui giovani. Al quarto piano di Casa Milan, arriva piuttosto a sorpresa anche Rafael Leão. Costo: 23 milioni di euro. San Siro lo accoglie con curiosità.
Leao segna presto, contro la Fiorentina. Ma non basta. L'avvio del Milan è disastroso. Il nuovo corso griffato Marco Gianpaolo dura lo spazio di appena sette, tragicomiche, partite e la prestazione con la Fiorentina è probabilmente il momento più allucinante della sua approssimativa gestione. Il Milan soccombe per 1 a 3 contro la Viola dell'ex Montella. Quella vecchia volpe di Ribery porta a spasso Musacchio e soci come cagnetti al guinzaglio nell'area sgambettamento. San Siro contesta apertamente. Leao si perde in fretta; è discontinuo, svagato, a volte irritante. Sembra vivere le partite come se fossero allenamenti. La critica lo definisce: “Un giocatore da YouTube. Il nuovo Niang”. Il portoghese soffre l'instabilità ambientale, vorrebbe maggior spazio ma è chiuso da Suso e da un modulo che non lo esalta.
Ad ottobre, la prima svolta della sua carriera. Ecco arrivare l'allenatore a cui deve il salto di qualità, Stefano Pioli. Il tecnico emiliano non lo giudica, lo incoraggia. Non gli mette addosso peso, gli regala fiducia. «Se capisci quanto sei forte, Rafa, non ti ferma nessuno» - pare gli dica incessantemente durante le sedute a Milanello. L'avvio della squadra è discreto. A dicembre, tuttavia, ecco la ricaduta. Ed è di quelle fragorose: i rossoneri sono ancora una volta irrisi dall'avversario. Questa volta la tonnara va in scena a Bergamo contro l'Atalanta, che surclassa il povero, decrepito Milan per 5 reti a 0, in una delle giornate più umilianti per Andrea Conti, Musacchio e Ricardo Rodriguez mandati ai matti da Ilicic, Papu Gomez e Muriel. Leao gioca titolare. "Ha la grinta di un pulcino bagnato. Voto: 4" - sentenzieranno le pagelle sui quotidiani sportivi. Sembra la fine.
A dicembre, ecco la seconda giravolta della sua carriera: a Milano ritorna, come Odisseo a Itaca, Zlatan Ibrahimovic. E Leao diventa immediatamente il suo Telemaco. Scacciati i Proci dalla magione, leggi Piatek, Suso, Ricardo Rodriguez, e accolte forze fresche e più motivate, Kjaer e Saelemaekers su tutti, il Milan tira una riga, fa un respiro profondo e volta pagina. Nel farlo, Leao lascia subito il segno nella partita che vede il primo gol dell'Ibra bis. Il Cagliari è piagato a domicilio per 2 a 0. La prima rete è proprio del talentino rossonero che sfrutta una carambola su Pisacane ed esulta allargando le braccia proprio come l'uomo che lo prenderà sotto la sua ala protettiva.
A fine stagione, i gol saranno 6, uno dei quali rifilato alla Vecchia e indisponente Signora targata Maurizio Sarri che viene travolta nel giorno del ricordo di Ennio Morricone per 4 a 2 in un San Siro deserto come le distese dell'Oregon. Il calcio, così come il mondo intero, infatti, si sta lentamente lasciando alle spalle la pandemia. In quel gol c'è davvero tanto del Leao che contribuirà allo scudetto due anni più tardi. Inizia largo, riceve palla in velocità, attiva i razzi a propulsione alla Paperinik che pare avere sotto le scarpe, s'invola verso la porta e batte Szczesny sul suo palo, facendo passare il pallone nell'unico pertugio possibile. A rivederle oggi, quelle immagini fanno effetto. Leao è smilzo, capo rasato, esulta ancora mimando la cornetta del telefono e dedicando la rete alla famiglia, Pioli lo vede come seconda punta e non come ala.
Il secondo anno è diverso. Il Milan sorprende tutti, gioca da capolista per mesi. Si laurea campione d'inverno. Poi perde colpi causa infortuni e impegno in Europa League, competizione nella quale i rossoneri partono addirittura dai turni preliminari. Pioli risolve un dilemma tattico: Leao deve partire da sinistra, non più da punta.
È lì che il portoghese si sente libero. Ha spazio per correre, può puntare l’uomo, può accendere il motore e lasciare dietro di sé i difensori come birilli. Il portoghese inizia a mettere insieme alcune giocate che poi saranno parte del repertorio della casa: i primi a farne le spese sono D'Ambrosio, Inter, e Karsdorp, Roma, entrambi saltati con estrema facilità. A ringraziare entrambe le volte è Ibrahimovic, destinatario privilegiato di quei traversoni arcuati e chirurgici. I due, si vede, parlano la stessa lingua.
Il 20 dicembre 2020, contro il Sassuolo, Leao spiega al mondo quanto dura un attimo. Scrive così il suo nome nella storia: 6 secondi e 76 centesimi, il gol più veloce di sempre in Serie A. Fischio d’inizio, palla a Calhanoglu, imbucata centrale e Leao che non sbaglia. Non ha nemmeno ventidue anni e già possiede un record che sembra un filmato di FIFA in modalità dilettante.
Ma il ragazzo resta un enigma. Ci sono serate in cui sembra inarrestabile, e altre in cui si spegne con una facilità disarmante. I tifosi gli preferiscono Hauge, prelevato dal Bodo Glimt e in gol a Napoli in una delle notti cardine della storia del Milan di Pioli. Ibra e i compagni lo spronano: deve crescere nella testa, diventare più continuo. Lui ascolta, ma sempre col sorriso. Chiude la stagione con 7 gol e 6 assist: più di prima, meglio di prima, ma ancora non basta per definirlo trascinatore.
La stagione 2021/22 è la svolta. Il Milan lotta punto a punto con l’Inter. E in ogni partita, da febbraio in poi, Rafa diventa decisivo. Assist, gol, accelerazioni che spaccano le difese. San Siro esplode ogni volta che prende palla sulla sinistra. Il primo maggio 2022, la rete che vale una stagione: a San Siro è in scena Milan-Fiorentina. Pietro Terracciano prova la costruzione dal basso ma calibra male il passaggio e la sfera finisce tra i piedi di Leao. Scatto, un paio di giochi di gambe e tiro rasoterra sul primo palo a battere l'attuale dodicesimo rossonero. Leao disegna un cuore con le dita e sorride alla telecamera sotto la curva sud. Alle sue spalle l'accorrente Rade Krunic urla talmente tanto di gioia che pare gli stiano esplodendo le vene all'altezza delle tempie.
Il 22 maggio 2022, dopo un altro assolo al Bentegodi di Verona dove serve due cioccolatini solo da scartare a Sandro Tonali, scrive la pagina più luminosa. Sassuolo-Milan, Città del Tricolore di Reggio Emilia. Rafa Leao mette dentro tre assist, uno dopo l’altro. Giroud e Kessié ringraziano, i tifosi piangono. Lui stesso ha gli occhi lucidi sommerso dall'affetto dei famigliari. È lo Scudetto numero 19. È il trionfo di un gruppo, ma soprattutto è la consacrazione di quel ragazzo dal look treccioluto.
A fine stagione viene premiato come MVP della Serie A.
La stagione 2022/23 porta il Milan di nuovo nell’élite europea. Il Milan torna tra le prime quattro d’Europa dopo 16 anni. E il simbolo di quella cavalcata è ancora lui: Leao. A Zagabria, il Milan cala il poker e Rafa ne fa uno tanto strepitoso quanto sottovalutato dal punto di vista estetico: slalom gigante con tanto di finta sul portiere Livakovic.
Contro il Napoli, nei quarti di finale, dipinge la propria Cavalcata delle Valchirie. Prende palla nella sua metà campo, accelera, salta uno, due, tre avversari. Corre per 70 metri con la naturalezza di chi va a prendere l'autobus sotto casa. Arriva sul fondo, regala a Giroud un assist che vale una semifinale. È la sua firma internazionale. Al Teatro San Carlo avrebbero chiesto il bis. Il Maradona è ammutolito per la seconda volta nel giro di nemmeno un mese: il 2 aprile, in una delle più belle partite dell'intera gestione Pioli, Leao aveva calato una doppietta nel perentorio 0-4 che il Milan aveva rifilato al Napoli di Spalletti.
Nel 2023 c’è il rischio che parta. Offerte, voci, il Chelsea che lo tenta. Il Milan e Rafa, però, decidono: il futuro è da scrivere insieme. Rinnovo fino al 2028, numero 10 sulle spalle. Una responsabilità enorme. Ma lui, come sempre, sorride. La stagione 2023/24 non è perfetta, anzi. Il Milan fatica, lui alterna momenti di onnipotenza ad altri di silenzio. Ma i tifosi lo sanno: quando si accende, Rafa fa la differenza. Sempre. Aggiunge la rovesciata al suo repertorio, vedi Roma-Milan d'inizio stagione o Milan-PSG ai gironi di Champions League, mentre il 23 settembre indossa per la prima volta la fascia di capitano, andando anche a segno nell'1-0 con cui il Milan batte al Meazza il Verona. A fine stagione, l'11 maggio 2024, Leao va in gol e fornisce assist nella stessa partita contro il Cagliari: raggiunge così i 50 gol e i 50 assist con la maglia del Milan. Leao è il secondo giocatore più rapido a riuscirci dopo Kakà.
L'addio di Pioli e le bizze di Theo lo fanno smarrire un po'. Leao ha così un periodo di traviamento dantesco. Il cooling break della terza giornata di campionato 2024-25 diventa un caso nazionale oltre che un'inquietante premonizione sul prosieguo della stagione rossonera. Fonseca è un uomo solo, il gruppo non lo segue. L'esonero dicembrino dell'ex tecnico romanista è ineluttabile. Squadra discontinua, spesso spenta negli scontri diretti e con amnesie difensive che a Milanello non si vedevano dagli anni bui post Thiago Silva.
La società prova a dare una scossa con l'ingaggio in panchina di Conceicao, ma dopo la vittoria della Supercoppa italiana, nella quale Leao è mattatore assoluto e confeziona l'assist per il gol vittoria di Abraham contro l'Inter, il Milan va in blackout ancora ciclicamente. Leao, nonostante tutto, raggiunge per la quarta volta consecutiva doppia cifra di gol e assist in tutte le competizioni e mostra anche una certa evoluzione tattica, aggredendo come mai prima di allora la profondità e tirando in porta di prima intenzione anche col piede debole.
Un'evoluzione che ha continuato quest'estate sotto la gestione Allegri e che ha già dato qualche frutto: nel precampionato e nell'unica gara ufficiale disputata dal portoghese prima dell'infortunio, Milan-Bari nei trentaduesimi di Coppa Italia, Leao ha dimostrato di saper usare la testa. Colpi precisi, puliti, da torre d'area. E nel mentre, la sensazione che Rafa sia un talento che ha imparato a essere leader. Non con i discorsi, non con la rabbia, ma con le accelerazioni e i sorrisi. Perché trascinare non significa urlare: significa mostrare la via.
"I giovani corrono veloci, ma i vecchi conoscono la strada" - dice un proverbio. Leao è entrambe le cose: giovane anagraficamente, vecchio dal punto di vista della militanza in rossonero, più di un lustro ormai.
Fuori dal campo, Rafa è un’altra cosa ancora. È musica, è barre in rima, è Way 45. Pubblica canzoni, registra dischi. Non lo fa per immagine: lo fa perché fa parte di lui. Perché come in campo, anche nella musica, improvvisa quasi fosse un jazzista a New Orleans. Ed è questo che lo rende unico. Non è un calcolatore, non è un automa. È un ragazzo che gioca come se fosse in cortile, che canta come se fosse in camera sua, che va in live su Twitch e ride leggendo i commenti in chat di Maignan, che sorride come se non avesse mai perso la leggerezza dei 10 anni.
Rafael Leao non gioca. Rafa Leao racconta un pezzo di sé in ogni cosa che fa. Con le accelerazioni, con i sorrisi, con i gol che sembrano quadri e con gli assist che cambiano la storia.
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