L'Epifania tutte le feste si porta via, ma inaugura quella del Milan che a Riyad vince la Supercoppa Italiana in rimonta contro l'Inter. Nonostante l'uno-due dei nerazzurri tra la fine del primo tempo e l'inizio del secondo, il Diavolo trova la forza per reagire, imporsi 3-2, trascinato da Pulisic, Theo Hernandez e Leao, ed ottenere il secondo successo stagionale nel derby che vale il primo trofeo dell'era Conçeicao.
E THEO E LEAO...
Milan, la profezia di Pioli, Pulisic e Conceiçao: una settimana da Dio
Milan, Fattore C
—La settimana che ha cambiato il destino del Milan ha un protagonista indiscusso: Sérgio Conceição. L'ex allenatore del Porto, arrivato a Milanello con il peso di un'eredità importante e una squadra da rifondare mentalmente, ha saputo imprimere il proprio marchio in tempi record. In soli sette giorni ha ribaltato il clima di sfiducia, trasformando i rossoneri in un gruppo compatto e determinato e le due sfide decisive contro Juventus e Inter ne sono state la prova lampante.
Contro i bianconeri, la vittoria è stata per certi versi rocambolesca: il Milan ha sofferto a lungo, faticando a imporre il proprio ritmo per oltre un'ora. Tuttavia, nel momento chiave della gara, i rossoneri si sono dimostrati cinici e spietati, approfittando delle difficoltà mentali e degli errori degli avversari. Il derby con l'Inter, invece, ha visto una squadra subito in partita. Sin dalle prime battute, i rossoneri, ben organizzati, hanno concesso poco o nulla agli avversari. Eppure, l'uno-due di Lautaro e Taremi avrebbe potuto ammazzare psicologicamente il gruppo. La vera svolta, però, è stata mentale, è emerso un cambiamento evidente nei leader della squadra. Theo Hernandez e Rafael Leão, simboli dell'ultimo scudetto del Diavolo, si son distinti per brillantezza e determinazione. In particolare, Theo, dopo un periodo altalenante, è tornato ad essere trascinatore con un gol e un assist decisivo che gli hanno restituito un sorriso che non gli si vedeva stampato sul volto da tempo.
Per Conceiçao la Supercoppa è stata il culmine di una settimana da Dio. Un trionfo da record perché nell'albo d'oro il Milan aggancia proprio l'Inter a quota otto vittorie, perché è il primo titolo di un allenatore straniero in Italia dopo 10 anni (l'ultimo era stato Rafa Benitez nel 2015 sulla panchina del Napoli , anche in quel caso fu Supercoppa), ed inoltre è la prima volta che la Supercoppa viene vinta da una squadra che ha chiuso il campionato precedente al 2° posto in classifica.
La profezia di Pioli
—Un aspetto curioso di questa rinascita rossonera è l'ombra lunga di Stefano Pioli, l'allenatore che ha riportato il Milan al vertice del calcio italiano con lo scudetto del 2022. L'allenatore parmigiano ha sempre creduto in Theo Hernandez, considerandolo uno dei migliori terzini al mondo per capacità di influenzare le partite. L'incontro recente a Ryad con la sua ex squadra e l'intervista a cuore aperto rilasciata a La Gazzetta dello Sport, potrebbero aver smosso i sentimenti dell'ex Real Madrid. Del resto si sa che l'amore è il motore del mondo: “ Non c'è stato un solo giorno di Milano in cui non abbia dovuto spronarlo. Ma ditemi un solo terzino sinistro al mondo che sappia spostare le partite come lui".
E Theo lo ha dimostrato con una punizione magistrale, su cui Sommer ha più di qualche responsabilità, che ha riaperto la sfida con l'Inter e con l'assist per il gol del pareggio di Pulisic. Accanto a lui, l'altro protagonista della profezia di Pioli è Rafael Leão. Il portoghese, già in crescita nelle ultime settimane, ha ulteriormente alzato il livello del proprio gioco. Contro l'Inter è stato l'uomo che ha rotto gli equilibri: il suo ingresso in campo ha cambiato il volto della partita, con un assist decisivo per il gol vittoria di Abraham e una serie di giocate che hanno messo in crisi la retroguardia avversaria. A livello difensivo e in mezzo al campo è innegabile ci sia qualcosa da sistemare, la retroguardia ha retto, ma l'Inter le occasioni le ha avute, Thiaw ha sofferto maledettamente i movimenti senza palla di Taremi, tuttavia se quei due (Theo e Leao, ndr) girano, il Milan può sopperire alle altre problematiche strutturali. Volere è potere, anche in sette giorni.
Pulisic, il leader silenzioso del Milan
—Nel nuovo Milan di Conceição c'è però un giocatore che più di tutti incarna il ruolo di leader silenzioso: Christian Pulisic. Captain America, si sta rivelando un elemento imprescindibile nello scacchiere rossonero. I suoi gol e assist parlano per lui: decisivo nel derby d'andata, nella sfida di Champions a Madrid e a Riyad, dove è stato decisivo sia in semifinale, sia in finale. La sua grandezza non risiede soltanto neel qualità tecniche, ma nella costanza con cui riesce a fare la differenza, indipendentemente dall'allenatore in panchina.
Con Pioli, con Fonseca e ora con Conceição, il numero 11 è sempre riuscito a ritagliarsi un ruolo da protagonista, non ha mai perso il proprio ruolo centrale. Non ha bisogno di essere plasmato: talento, intelligenza tattica e applicazione lo rendono un giocatore universale, capace di adattarsi a qualsiasi filosofia di gioco. Le statistiche lo confermano: con Pulisic in campo, il Milan trova gol e vittorie; senza di lui, le difficoltà sono lampanti. Nelle partite in cui non è stato disponibile (Juve in campionato, Napoli, Roma e il secondo tempo contro l'Atalanta), i rossoneri hanno raccolto solo due punti e segnato un unico gol. Pulisic alza il livello della squadra.
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