Un altro pallone d'oro nell'albo rossonero

Luka Modric, la forza di una promessa

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Una carriera come poesia quella di Luka Modric, coronata con l'approdo al Milan quest'estate. Ripercorrila su MilanistaChannel.com
Samuele Virtuani
Samuele Virtuani Redattore 

C’è un bambino di sei anni nella penombra di una stanza imbiancata da polvere d'intonaco. Si chiama Luka Modric. Sta seduto sul pavimento di una casa che non ha più finestre. Fuori, la guerra. Dentro, solo silenzio tombale. Davanti a quegli occhi che non hanno remore a cercare bellezza intorno in sé, una vecchia TV trasmette immagini sgranate. C’è un uomo con la maglia rossonera addosso e lo sguardo di chi porta un Paese intero sulle spalle. Si chiama Zvonimir Boban. Il club è il Milan.

Luka Modric e la sfide alle apparenze

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E quel bambino di nome Luka Modric, senza dire una parola, in men che non si dica ha già deciso in un baleno quale professione farà da grande e per quale squadra batterà il suo cuore. Diventerà un calciatore e il Milan sarà la sua religione. Un'oasi di pace e dolci miraggi in un presente arido di soddisfazioni. Luka Modric cresce in mezzo alle bombe. Supera ogni ostacolo, come intona spesso la Curva Sud, nonostante al campo d'allenamento lo apostrofino come ‘troppo magro’, ‘troppo fragile’.

Luka Modric arriva alla meta ovunque essa si trovi: Tottenham, Real Madrid, Pallone d’Oro, solleva 5 Champions League. E poi, a 39 anni, quando tutto il mondo si aspetta un addio ad Eupalla con bacio accademico annesso, Modric firma con il club che aveva nel cuore da sempre. Firma col suo Milan.

Quella di Luka non è solo una storia di calcio. È la storia di una promessa d’infanzia mantenuta, di un disegno biblico portato a compimento. Un sogno che ha attraversato gli orrori della guerra civile, i dubbi in grado di offuscare anche il talento più cristallino, le coppe più pesanti da alzare al cielo, e che ora si compie là dove tutto era nato: sotto la volta azzurra di Milano, innanzi ai gradoni della Curva Sud, a San Siro.

Luka Modric, la guerra, la fame e la miseria

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A Zara, in Croazia, negli anni ’90, la guerra è ovunque. Le bombe cadono a pochi chilometri dal centro. I bambini imparano presto a distinguere il suono di un allarme da quello di un clacson o di una sirena di un mezzo di soccorso. Al centro di quel che resta di un parchetto, ce n’è uno con i capelli biondi e un pallone mezzo sgonfio sotto il braccio. Si tratta di Luka Modric.

Ogni volta che in silenzio rientra tra le mura della sua casa malconcia, c’è una televisione che si accende. Il segnale è disturbato, ma quando passano le partite europee, Luka si siede sul pavimento polveroso e aspetta. Aspetta di vedere quel 10 che non ha bisogno di urlare, che anima la manovra avvolgente di una squadra in rossonero. Aspetta di scorgere la chioma castana tenuta in ordine da una fascetta nera. Attende, in sintesi, di vedere Zvonimir Boban. Elegante, intelligente, vincente e coraggioso.

A 10 anni, mentre tanti altri bambini disegnano astronavi, supercar rosso fuoco o dinosauri dai toni sgargianti, Luka disegna San Siro. Non lo ha mai visto dal vivo. Ma lo immagina. Ci sono 80mila persone, i flash dei fotografi, i riflettori dalla luce bianca e quasi paradisiaca. Lui è lì, con la maglia numero 10 del Milan.

La Dinamo Zagabria e il grande salto

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Nel frattempo, Luka Modric cresce. Mangia poco, corre tanto, ascolta la mamma che ripete: “Resisti, arriverà il momento”. Tutti gli dicono che è troppo magro, che non ce la farà. Ma lui, un po' come il calabrone che secondo la fisica non potrebbe librarsi in volo, ce la fa lo stesso. La carriera di Modric non inizia da copertina. Fa la gavetta nei campi duri della Croazia. Zrinjski Mostar, Inter Zaprešić, poi finalmente la Dinamo Zagabria. Lì comincia a far vedere di che pasta è fatto: controllo orientato, visione, cervello. Non alza la voce. Ogni pallone che tocca parla per lui, racconta che cosa cova nell'intimità di Luka Modric.

Nel 2008 lo preleva il Tottenham, Premier League. E in Inghilterra scoprono che quel ragazzino esile è fatto d’acciaio. Dopo quattro stagioni, arriva il salto che cambia tutto: Real Madrid. Estate 2012, Luka firma il proprio contratto nella pancia del Bernabeu alla presenza di Florentino Perez. In Italia, qualcuno mormora nei salotti televisivi: “Il Milan ci ha provato, ma non ce l’ha fatta.” Era vero, Galliani lo aveva messo sul taccuino, ma il treno, o meglio, il volo per Madrid era già partito.

A Madrid, i primi mesi sono durissimi. Viene eletto “il peggior acquisto della Liga” in un sondaggio dei lettori del quotidiano sportivo "Marca". Ci ride sopra, aggiustandosi la fascia per capelli tra una seduta di allenamento e l'altra. Poi riprende a lavorare, come sempre ha fatto. E da lì inizia il dominio.

Il palmares di Luka Modric

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  • 6 Champions League vinte in 9 anni.

  • 5 mondiali FIFA per Club.
  • 4 campionati spagnoli.

  • 2 Coppe del Re.

  • 1 Pallone d’Oro nel 2018, unico calciatore a interrompere l’egemonia Messi-Ronaldo che perdurava dal 2008.

  • Oltre 180 presenze con la Croazia, di cui è il capitano, guidata fino a una finale mondiale (2018) e a un terzo posto (2022).

  • Più di 600 presenze con il Real Madrid.Luka e Carlo Ancelotti

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    Nel frattempo, il destino lo fa incontrare anche con un altro pezzo di Milan: Carlo Ancelotti. Sotto la sua egida, Luka Modric diventa leggenda. In ogni Champions vinta, c’è la sua firma sottoforma di passaggi millimetrici, cambi gioco, trivelas e dosi massicce di leadership silente. Il filo, nel frattempo, non si spezza mai. Anche nei momenti di gloria, Modric non ha mai nascosto la verità: "Da bambino tifavo Milan. Boban era il mio idolo. Il Milan è sempre stato il mio club preferito."

    E lo diceva davvero. Non si trattava di captatio benevolentiae. Lo diceva perché Luka è sincero come il profumo del latte di capra che suo nonno gli faceva assaggiare di primo mattino tra le rovine di una vecchia casa cantoniera riadattata ad allevamento di bestiame. Perché in fondo, quel bambino in mezzo alla miseria non aveva mai smesso di sognare quella maglia.

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    All'improvviso il Milan

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    A 39 anni, dopo 13 stagioni con il Real Madrid, Luka Modrić fa una scelta che ha il sapore di poesia.Firma con il Milan. Vuole chiudere il cerchio. Perché ora non è più il bambino che sogna, disegnandolo con un pastello spuntato, San Siro. Modric, ora, è l’uomo che lo illumina. Modric è come un burattinaio in grado di toccare certe corde invisibili e animare il pubblico che assiepa gli spalti di ogni ordine di posto.

    “È sempre stato il mio sogno.” Lo ha detto il giorno della presentazione al quarto piano di Casa Milan, seduto accanto a una maglia rossonera con scritto “Modric 14”. La 10 era già occupata da Leao. Ma i simboli, alla fine, vivono nei gesti e questa maglia sta andando letteralmente a ruba da settimane.

    Ha firmato per un anno, con opzione per il secondo. A 40 anni, ma non ricordategli l'età, corre ancora come uno di 25. I compagni stupiscono ogni volta mentre l'osservano in azione e vengono come pervasi da un'energia nuova e inesauribile. Luka Modric ha già preso per mano una squadra che aveva bisogno di guida, di ordine, di identità. Il Milan veniva da una stagione difficile, si preparava ad affrontare un anno senza coppe europee. Modric, in barba a taluni bravi manzoniani, ha detto sì al matrimonio. "Voglio che questa squadra torni dove merita. In alto."

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    Luka Modric: to be continued...

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    Oggi, a San Siro, quando prende palla, c’è un secondo di silenzio. Tutti sanno che qualcosa può succedere. Il corpo può anche andare più piano dagli altri, ma la testa è sempre proiettata nel futuro, almeno due secondi avanti gli altri ventuno schierati in campo. A ogni passaggio filtrante, a ogni esterno destro che taglia il campo, c’è dentro tutto: il piccolo Luka che pascola le greggi col fratello maggiore, l'immagine traballante di Boban sullo schermo bombato di un televisore a tubo catodico, l'esordio con la Dinamo, il tripudio del Bernabéu e gli abbracci di CR7 dopo l'ennesimo pallone telecomandato sulla testa del portoghese, la Croazia vicecampione del mondo in Russia, la musichetta della Champions, e adesso il Milan.

    Non c’è bisogno che alzi la voce. Luka Modrić è come Doctor Strange. Gioca con il tempo, lo piega, lo governa come in possesso di un quadrante magico. E quando San Siro ruggisce il suo nome, non è solo per la gloria. È soprattutto per riconoscenza.

    Luka Modric con indosso la maglia rossonera non sarà stato un colpo di mercato. La sua firma è stata, però, una promessa d'infanzia mantenuta, il punto fermo apposto ad una poesia calcistica scritta a puntate ed interpretata magistralmente con timbro alla Luca Ward. E, se permettete, tutto questo è molto più affascinante.