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Nell’occasione del compleanno di Ricardo Kakà, oltre agli auguri calorosi per questo meraviglioso campione, viene naturale per me porre una riflessione su ciò che è stato Kakà per il Milan e per i milanisti che hanno sempre avuto un gusto calcistico particolarmente raffinato.
Il senso del calcio è nella fantasia e nella magia di chi si libera dell’avversario con una giocata di classe. Il significato più profondo del calcio è racchiuso nell’immagine di chi riesce a saltare l’uomo con la leggerezza di una farfalla.
Per questo il calcio odierno non mi diverte come un tempo. Mi intristiscono le tante, troppe squadre omologate che a volte provano a riprodurre sterili possessi del pallone, conditi da continui retropassaggi ai difensori, nel tentativo vano di soddisfare l’ego ipertrofico dell’allenatore che siede in panchina.
Da quando Kakà ha lasciato il Milan non ho mai più trovato un giocatore capace di soddisfare appieno il mio gusto calcistico. Non è colpa degli altri; è un limite mio. Se hai conosciuto la perfezione stilistica unita alla magia, tutto ciò che verrà dopo non potrà che apparire meno leggiadro.
Kakà non è stato un giocatore; è stato il senso del calcio, la meraviglia più assoluta che non aveva necessità di essere descritta. Bastava viverla, assaporarla, guardarla, gustarla. Dal 2003 al 2009 i milanisti hanno avuto il privilegio di ammirare un’opera d’arte in continuo movimento.
C’era tanta bellezza nello stile di gioco di Ricardo Isecson dos Santos Leite, ma c’era anche un’armonia delicata che è propria degli artisti del gioco, di coloro che riescono ad illuminare le notti più cupe coi bagliori di luce della loro straordinaria classe.
Kakà è stato questo, ma anche molto di più. Kakà dava emozioni non soltanto con i gol. Lo faceva con le giocate, con gli stop che gli consentivano di saltare l’avversario, con gli strappi superbi, con le progressioni infinite, con quelle esultanze mistiche che riempivano il cuore e la mente.
Kakà è stato il senso del calcio e da quando lui non veste più la maglia rossonera, il mio gusto estetico non trova più piena soddisfazione. Manca sempre qualcosa che non si può spiegare o forse è fin troppo semplice e si può dire anche con un semplice numero. Ventidue.
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