Passione rossonera

Il valore dell’appartenenza

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Una riflessione garbata sul valore più importante che accomuna i tifosi rossoneri....
mbambara
mbambara Vice direttore 

Non arriviamo a questa pausa natalizia nel migliore dei modi. La classifica in campionato è brutta e deprimente e la distanza dalle prime posizioni è inaccettabile in virtù di quanto il Milan ha speso in questi anni.

Tuttavia il Natale è tempo di riflessioni e diventa necessario concentrarsi su un aspetto che, troppo spesso, viene lasciato da parte, come se non avesse sufficiente pregnanza.

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La storia rossonera

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Sentirsi milanisti non è da tutti e non è per tutti. Ci sono stati periodi nella nostra storia in cui il Milan è andato molto peggio.

Basta pensare alle due retrocessioni, alle difficoltà economiche di inizio anni 80, alle due istanze di fallimento in tribunale, al biennio 1996-1998, al clima di sfiducia di inizio anni 2000, alla depressione post cessione di Kakà, ai 7 lunghi anni senza qualificarsi alla Champions League.

Il Milan dai burroni del fato è sempre riuscito a riprendersi sino a raggiungere i picchi più alti. Dei trofei e delle gioie.

Noi non siamo la Juventus. Siamo altro. Essere milanisti significa amare sino in fondo la nostra storia, perché è la nostra essenza, il nostro DNA.

Celebrare l’appartenenza. Sempre!

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Tutto questo nulla c’entra con le critiche sulla gestione del Milan o su come si può e si deve migliorare in questa fase storica.

Non bisogna mai confondere il diritto di critica con il dileggio, la presa di distanza dalla propria passione che non può mai esistere.

La passione per il Milan deve prevalere sempre su ogni aspetto dell’ordinario. Perché il valore supremo, quello che permea l’essenza del Milan, da Kilpin sino ai giorni nostri, è quello dell’appartenenza.

Il Milan come parte di noi, come stanza segreta dell’anima, come orgoglio da esibire sempre, sia nella polvere, sia sull’altare.

La presa di distanza, l’assenza di emozioni per il Milan non può esistere perché non ci si può dimettere da sé stessi. Per il Milan ci si può solo arrabbiare, ma con gli occhi pieni d’amore.

 

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