L'importanza di un lessico corretto nel commentare il calcio

Il rispetto del senso più profondo e più vero del calcio

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Associare al calcio concetti come umiliazione e vergogna, significa non avere rispetto per il senso più profondo e vero di questo sport
mbambara
mbambara Vice direttore 

Mi capita spesso ultimamente di ragionare sul rispetto del senso più profondo del calcio. La stagione molto difficile del Milan è, sul tema, uno spunto di riflessione interessante. Più volte durante questa stagione ho letto titoli particolarmente forti sul mio Milan. Ciò che mi ha colpito maggiormente sono i concetti di “vergogna” ed “umiliazione” associati all’annata rossonera.

Vergogna e umiliazione sono concetti contrari al senso del calcio

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Si tratta di concetti totalmente inconciliabili con una visione corretta dello sport. Nel calcio esistono la vittoria e la sconfitta. Lati di una stessa medaglia li definì il grandissimo Alex Ferguson dopo la storica semifinale del 2 maggio 2007 in cui il Milan sconfisse per 3-0 il suo Manchester United. Non può esserci alcuna vergogna in una sconfitta. Nell’epoca contemporanea si è passati alle vittorie sbraitate e alle sconfitte umilianti. Una semplificazione inaccettabile per chiunque ami lo sport. Quando leggo alcuni tifosi interisti che parlano di “seconda stella in faccia ai milanisti”, mi dispiace molto per loro. Evidentemente non riescono a godersi una grande vittoria ed hanno bisogno di esibirla contro qualcuno.

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Da milanista ho vinto una Champions League in finale contro la Juventus, ma non ho mai sentito nessuno parlare di “Champions in faccia”. Vincere per sé stessi e non contro gli altri è un concetto che dovrebbe segnare la distinzione fra sport e becerume. Non c’entra lo sfottò, vero e proprio sale del calcio; è, semmai, questione di dare il giusto peso e l’opportuno valore alla vittoria sportiva. Di contro, andrebbe ripensato il concetto di sconfitta. Anche la sconfitta più pesante non può essere una vergogna. Se gli avversari sono più bravi, onore a loro. Può e deve essere un dolore sportivo. Da vivere per chi ha quella squadra nel cuore. Perché il calcio rimane sentimento. Sempre.

Credo che il senso generale della competizione sportiva debba essere ricondotto a canoni diversi, più puri, meno legati agli umori ed agli strepiti del momento. Perché se le narrazioni sportive scadono nell’iperbole lessicale non si fa un buon servizio a questo sport. Si tradisce, invece, e si manca di rispetto, il senso più profondo del calcio.