“Un onore, un orgoglio, una responsabilità. Forza Milan!”. Con questo tweet Paulo Fonseca si era presentato ai tifosi del Milan il 13 giugno scorso.
I titoli di coda
Fonseca – Milan: un esonero inevitabile

Quello che è mancato palesemente in questi sei mesi è il terzo ingrediente. Perché allenare il Milan non è come allenare il Lille.
Il peso della responsabilità è diverso, sia per quanto concerne la gestione della pressione, sia per quel che riguarda il modo di rapportarsi con i giocatori.
La difficoltà a gestire la pressione

Adriano Galliani soleva dire che esistono le categorie. Per i giocatori e per gli allenatori. Non si discute la preparazione e la buonafede di Paulo Fonseca che, in terra francese, ha ottenuto risultati lusinghieri.
Tuttavia ciò che funziona a Lille, non è automatico funzioni anche a Milano.
A Roma qualche anno fa c’erano state delle indicazioni negative su Fonseca. La lite con Dzeko, lo spogliatoio capitolino in subbuglio, l’increscioso episodio dei 6 cambi, erano i segnali di un allenatore che faceva fatica a gestire la pressione in un ambiente metropolitano.
La confusione tattica e la mancanza d'identità
—Il più grave errore di Fonseca rimane la sua incapacità di inquadrare subito la veste tattica migliore per questa squadra. Le ha provate tutte, ma senza la necessaria lucidità.
Il suo primo Milan pressava altissimo e giocava con la difesa alta. Aveva enormi problemi di equilibrio. Piano piano il tecnico portoghese ha dovuto rinunciare al pressing optando per uno stile di gioco diverso.
Dalle due punte vicine del derby (trovata perfetta), agli esperimenti del post Firenze (meno riusciti), la squadra non ha però mai trovato una sua identità precisa.
Due grandi vittorie, contro l'Inter e contro il Real Madrid, sono rimaste come due oasi nel deserto.
Il rapporto complicato coi giocatori
—Da metà agosto gli argomenti principali sul tema Milan sono diventate le incomprensioni di Paulo Fonseca con Rafael Leao e Theo Hernandez, entrambi messi in panchina e additati, forse imprudentemente, come capri espiatori.
Il punto fondamentale però è soltanto uno: con Leao e Theo il Milan ha vinto un campionato e raggiunto due secondi posti. Da quattro anni consecutivi, anche grazie alle loro prestazioni, il Milan si qualifica alla Champions League.
Messi in discussione loro due, Paulo Fonseca non ha risolto i problemi del Milan che ha continuato a ballare fra la settima e l’ottava posizione in campionato. Inaccettabile con quest’organico.
La morale della favola è una sola. Fonseca avrebbe dovuto imporsi al Milan facendosi amare dal gruppo; pensare di imporsi mettendosi contro i migliori giocatori non è stata una grande idea.
Perché il calcio è meno complesso di quanto qualcuno vuol farlo apparire. Ed i grandi giocatori, chi ce li ha, se li tiene stretti e se li coccola.
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