a cura di Giovanni Capuano per Panorama.it -
PAROLA ALLA CARRIERA
Massimiliano Allegri da Livorno è pronto: i nemici si erano sbagliati

Cacciato per giusta causa un anno fa, inseguito dall'accusa di rappresentare l'anti-calcio. Vecchio, superato, uno che nel biennio sabbatico precedente non si era aggiornato ma aveva preferito darsi alla bella vita. Fuori dal tempo. Massimiliano Allegri da Livorno è pronto a prendersi la sua rivincita. Era il simbolo del brutto del calcio italiano, ora tutti lo vogliono e lui è tornato al centro del villaggio del pallone. Pronto a far ricredere gli scettici e a togliersi qualche macigno dalle scarpe.
E' bastato un anno
—Un anno perché in tanti si ricredessero. Una stagione di fallimenti completi o sventati in extremis, giovani allenatori mandati allo sbaraglio in prima linea con progetti da centinaia di milioni di euro o panchine affittate a rotazione. Non solo, anche scenari impensabili apertisi all'improvviso e vecchi amori che ritornano perché non tutti hanno considerato Allegri un bollito e c'è chi semplicemente, dopo averlo cercato in altre occasioni, ha memorizzato nome e numero di telefono per tutte le evenienze. Anche avendo vinto o stravinto, non necessariamente per dover mettere mano alle macerie di un flop sportivo.
Allegri torna in panchina, il valore dell'esperienza
Fuori di metafora, che Allegri sia finito in cima alla lista di Milan, Napoli e Inter (ciascuna con motivazioni differenti) è il segnale che nel calcio le categorie esistono. Non si tratta di restaurazione, ma di presa di coscienza che esperienza e pragmatismo sono un valore aggiunto e non un limite e che il dibattito durato un paio di anni sul tecnico livornese è stato più ideologico che altro.
Sempre Capuano su Panorama: La sua Juventus giocava un calcio scheletrico e poco divertente? Vero. Ha raggiunto tutti gli obiettivi dati in un contesto disastroso come quello del club bianconero dal novembre 2023 in poi? E' fattuale. Dimostrando di saper rappresentare allo stesso tempo un punto di riferimento tecnico e anche societario, di essere capace di navigare in acque tempestose e diventare front man all'occorrenza e pure di farsi andare bene giovani da lanciare, seconde e terze linee. A quante squadre nell'ultima stagione sarebbe servito un appiglio così? Tante. Ed è la ragione per cui, smaltita la moda dei giochisti a tutti i costi e delle gestioni talebane di spogliatoi da formare, il calcio italiano ha riscoperto il valore dell'usato garantito. Dunque, Allegri di nuovo in prima fila sia che l'ultima sia stata una stagione fallimentare (Milan), sia che si tratti di dare continuità al lavoro che ha portato lo scudetto (Conte), sia che ci sia da metabolizzare l'addio a chi ha costruito un ciclo straordinario (Inter) senza eccessivi scossoni.
Allegri, una carriera ricca di trofei
La realtà è che Allegri è capace anche di far giocare un gran calcio alle sue squadre, serve che abbiano giocatori forti e di qualità. Può sembrare banale, ma è così. La sua prima Juventus, quella delle due finali di Champions League perse a Berlino e Cardiff, a tratti entusiasmava ed era molto offensiva. L'ultima era arroccata in difesa più per necessità che per scelta visto che la coperta era cortissima e ad ogni tentativo di alzarla imbarcava acqua dietro.

In ogni caso, per Allegri parla la sua carriera. Scudetto conquistato sei volte e poi la Coppa Italia (5, record), la Supercoppa Italiana (3), la Panchina d'Oro (4) e mille altri riconoscimenti. Soprattutto, la qualificazione alla Champions League centrata sempre e comunque da quando nel 2010 ha messo piede in un club di prima fascia: nessun fallimento, mai. L'unica volta che è rimasto fuori è stato per colpa delle penalizzazioni inflitte alla Juventus e non sua, visto che in campo era arrivato terzo compiendo una vera impresa. E' esattamente quello che oggi cercano le società che investono centinaia di milioni e guardano con terrore all'ipotesi di restare fuori dall'Europa che conta.
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