REPICE IN ESCLUSIVA

Repice in esclusiva: “Stagione entra nel clou. Nesta? Grande uomo. Sullo stadio..”

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Un'intervista esclusiva a Francesco Repice, storico radiocronista di Radio Rai. Tanti i temi toccati sul Milan, come la questione stadio e..
Paolo Patianna
Paolo Patianna Collaboratore 

Un'intervista che assomigliava più ad una chiacchierata, in esclusiva per la nostra redazione è intervenuto Francesco Repice che ha toccato diversi argomenti come l'ultimo rush di stagione in Serie A, la questione stadio per Milan e Inter, nonché il calciatore di cui mantiene un grande ricordo.

Con la sua voce in radiocronaca ha fatto innamorare milioni di tifosi e appassionati a questo sport. Da romanista, come si è sempre proclamato esplicitamente. Eppure il rischio di andare in extra-bit sul lavoro non lo scalfisce. L'importante è essere sempre sul pezzo, e avere una buona memoria, che gli permette addirittura di ricordare una delle prime cronache sul Diavolo.

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"Sinceramente non mi ricordo bene, l'avrò fatta sicuramente alla fine anni '90. Ricordo un Milan-Lecce il 5 maggio 2002, un po' particolare come partita. Il Milan andò in Champions e la Juventus vinse lo Scudetto all'ultimo secondo".

Le dichiarazioni in esclusiva di Repice

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Qual'è la stata la radiocronaca sul Milan che l'ha emozionata di più? O una partita in cui avrebbe preferito mettere il silenzioso.

"Ero un po' in imbarazzo, la verità, quando il Milan giocò contro l'Arsenal di Fabregas a San Siro in Coppa dei Campioni, e obiettivamente era come se stesse dirigendo l'orchestra solo lui contro i rossoneri. Ricordo che il Milan era in grande difficoltà a rendere un po' meno amara la serata dei suoi tifosi connessi con la mia radiocronaca.

Mentre di partite esaltanti me ne ricordo tantissime. Certo, il derby in cui vinse lo Scudetto ribaltando la situazione fu una delle più esaltanti e particolari da raccontare alla radio. Fortunatamente nessuno mi accusa di prendere parte più per una squadra che per un'altra, anche perché io ho esplicitato dall'inizio che sono un romanista sfegatato, uomo di curva.

Ho sempre trattato tutti i club allo stesso modo, almeno credo di esserci riuscito. Ho fatto anche la radiocronaca del derby di Coppa Italia vinto dalla Lazio, un onore professionale nonostante il dolore sportivo. Naturalmente non ero contento, ma il servizio pubblico è una cosa molto seria".

Ha citato un nome. Cesc Fabregas. Col Como sta facendo grandi cose, può essere l'uomo giusto per il Milan?

O vedrebbe meglio un suo conterraneo, come Gennaro Gattuso, che di Milanello se ne intende eccome?

"Io penso che Rino stia facendo un ottimo lavoro al di là delle ultime polemiche. Al Milan ci è passato, non so quali sono le sue intenzioni ma sa benissimo decidere il suo futuro. Io lo vedo bene dappertutto perché è un ottimo allenatore per le sue conoscenze. Fabregas, invece, lavora in un club dove i proprietari sono il 70° e 71° uomo più ricco del mondo, e ci sono insieme quindi raddoppiano le forze finanziarie. Può darsi che davvero il Como riesca a diventare una realtà importante a livello internazionale, quindi a quel punto potrebbe anche decidere di rimanere visto che la squadra ha un potenziale enorme adesso. È chiaro che deve fare il suo percorso da allenatore, è giovane ma ha già espresso grandi idee secondo me; dopo una robusta campagna acquisti ha gli stessi punti del Verona che, però, non ha le potenzialità finanziarie".

C'è un giocatore rossonero con un cognome bizzarro da pronunciare in radiocronaca?

"Sicuramente ce ne saranno stati ma io adotto una tattica particolare. Dico il nome di battesimo perché altrimenti è un disastro (ride, ndr). Lo ammetto candidamente al microfono per rendere molto più fluida la narrazione e il ritmo della radiocronaca. Mi ricordo tutti i difensori coreani che si chiamavano Kim, lì diventi ripetitivo se non ti ingegni prima".

C'è un giocatore nel passato del Diavolo a cui è rimasto particolarmente affezionato?

"Alessandro Nesta, per me il ministro della difesa. Poi lui laziale quindi ogni volta che lo vedo mi prende in giro chiamandomi lupacchiotto. Come calciatore lasciamo perdere perché ogni parola sarebbe riduttiva, però per me Alessandro Nesta è un ragazzo di una educazione, serietà e onestà intellettuale difficile da trovare nel mondo del calcio".

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Questa giornata di campionato può essere il crocevia della stagione?

"Tutte le prossime 9 lo saranno, per quelle due che sono in testa. Quando è punto a punto io faccio difficoltà a dirlo. L'Inter è evidente sia la più forte, però, come dicono sempre i giocatori non sempre vincono i più forti".

Senza il quarto posto, ma con vittoria della Coppa Italia, la stagione del Milan sarebbe fallimentare?

"Per me le stagioni non lo sono mai. Il fallimento nello sport non esiste: quanti campionati NBA ha giocato Michael Jordan? 15? 20? Le volte in cui non ha vinto ha fallito? Non è un discorso da sport secondo me.

Il Milan può fallire gli obiettivi, ma da questi errori si migliora per il futuro. Io stesso sono un tifoso per cui a me interessa vincere e basta, ma non è che parlo di fallimento in caso contrario".

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Cosa ne pensa del progetto San Siro, con tutti i cambiamenti dal 2019 ad oggi. Un pensiero sull'attuale progetto, con San Donato e Rozzano aree preferite nel capoluogo lombardo.

"Tutto giusto in proiezione futura, però io sono nato nel 1963. San Siro è stato il teatro della nostra storia, io faccio fatica soprattutto se penso a quanta storia c'è stata in quello stadio e, in parallelo, a ciò che succedeva nel paese anche fuori dal lato sportivo. E cosa ha significato quella storia non solo per Milano città, ma anche per tutti quelle donne e uomini che sono partiti dal sud per cercarvi un futuro lavorativo. E sventolavano la bandiera rossonera o nerazzurra. Anche prima della guerra.

So di essere nostalgico ma San Siro parla anche di quella Milano lì operaia ma che si industrializza e che ho studiato sui libri. Dove partono tante idee, dove c'è gente che si impegna. È chiaro, però, che bisogna attrezzarsi finanziariamente per competere con i colossi europei, però.."

La Nazionale. Il gol di Tonali a San Siro raccontato in cronaca, con lo stadio che urla il suo nome. Sandro può essere quel giocatore italiano che serve più di tutti al Milan? Come lo vedrebbe un eventuale ritorno?

"Lo vedrei benissimo alla Roma (ride, ndr). Sono assolutamente favorevole ad un suo ritorno in Italia. Significherebbe che i nostri club si possono permettere giocatori del suo calibro. Io ho visto il ragazzo, sedersi dietro in aereo e parlare coi magazzinieri, è molto semplice. Ha vissuto un periodo difficile ma ha affrontato il problema senza nascondersi. A me piace chi ammette i propri errori. Non lo conosco naturalmente, ma vedo come si comporta. E lo apprezzo tantissimo.

E sarebbe il garante del milanismo che torna..

"Questi sono nervi scoperti, che vivo anche io a Roma. Pare che nelle società sia un problema mettere certe figure.. io penso che i personaggi noti debbano avere un ruolo chiave nei club dove hanno passato la vita. Non capisco davvero come abbiano fatto a mettere Maldini in quelle condizioni, così come Totti o del Piero. Mi adeguo ma faccio molto fatica a capirlo.

La Roma, ad esempio, è un gruppo ricchissimo ma deve capire che lo sport qui non è la stessa cosa. All'Inter lo hanno capito, mi pare. Lo sport negli USA non è la stessa cosa dell'Italia, soprattutto in certe piazze dove ci sono amore e passione sanguigna per le maglie. A proposito di maglie, mi auguro di non vedere più certe cose, riferendomi proprio al Milan. La maglia per un tifoso è una cosa abbastanza sacra".