ostacolo ambientale

Milan, procedono i lavori di recinzione a San Donato, mentre il WWF ricorre al Tar: un nuovo problema

Mattia Giangaspero
Si potrebbe già scrivere un libro di storia sul nuovo stadio che il Milan vuole costruire. Dopo l’ultimo ”caos” legato ancora allo Stadio San Siro, alla volontà del Comune di Milano di volerlo riqualificare e alla risposta...

Si potrebbe già scrivere un libro di storia sul nuovo stadio che il Milan vuole costruire. Dopo l'ultimo ''caos'' legato ancora allo Stadio San Siro, alla volontà del Comune di Milano di volerlo riqualificare e alla risposta ''no grazie'' arrivata dalla società Milan, spunta un nuovo problema. 

Il WWF vorrebbe ricorrere al Tar per la questione ambientale. Per l'associazione la zona di Cascina San Francesco è un bosco e merita il vincolo ambientale per la biodiversità di flora e fauna che racchiude al suo interno.

Forse però l'area non è tanto conosciuta da chi, all'interno del WWF, vorrebbe ostacolare il Milan per la realizzazione dello stadio, visto che senza la bonifica effettuata dalla società rossonera la Zona di Cascina San Francesco rimaneva un'area incolta ridotta a discarica abusiva e a zona di spaccio. 

Inoltre dopo anni di botta e risposta tra Comune di Milano, Milan e Inter, risulta ancora paradossale come debbano emergere problemi ambientali sulla realizzazione di uno o due stadio che non vengano addossati all'amministrazione milanese. 

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È vero che a livello ambientale rischia di essere un problema realizzare due stadi nuovi, rispetto a riqualificare San Siro e l'area intorno a esso, ma la colpa di questa situazione non è dei club e in questo caso specifico del Milan. 

Sul sito Ohga.it, intervenne a fine marzo 2023 proprio sul tema: ''Inquina di più riqualificare San Siro o realizzare due nuovi impianti in aree da bonifica?"Paolo Pileri, Docente ordinario di pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano. 

Quando è iniziato il dibattito sullo stadio nuovo per Milan e Inter si era espresso così:

  "La demolizione-ricostruzione del Meazza varrebbe il 5% delle emissioni dell’intera città. Per compensare l’anidride carbonica del progetto bisognerebbe trasformare a bosco 210 ettari di aree urbane" - si legge sul sito di Ohga.

Sempre il docente Pileri rispose alla domanda "A livello ambientale cosa accadrebbe con la realizzazione di nuovi stadi?"

"Anche parlando con miei colleghi strutturisti del Politecnico non ci sono prove che lo stadio attuale sia in degrado e stia cadendo. Non dobbiamo, immedesimandomi nel Comune, essere pronti a soddisfare il desiderio di terzi di avere uno stadio, o adesso si discute anche per due stadi, in due zone diverse. Si possono fare se ci sono prove scientifiche riguardo ai benefici ambientali delle aree e poi della città, non per cruccio. Non possiamo permetterci di cominciare a ragionare, e lo dico con ferma chiarezza, su alternative dimenticandoci la possibilità di recuperare lo stadio che già abbiamo. Questa penso sia l'unica ipotesi e io non mi muovo da questa. Non ci sono le evidenze strutturali e manutentive insormontabili che dicono che lo stadio Meazza vada eliminato. In questo momento con tutte le preoccupazione ambientali e climatiche, con Milano che vuole essere il faro del clima per tutta l'Italia, non si può pensare di fare un'operazione di questo tipo. È evidente che, se si dovesse tornare alla soluzione di prima delle due società, cioè abbattere e ricostruire, noi abbiamo già verificato che ha dei costi ambientali drammatici."

Il docente Pileri, sempre su Ohga.it, prima di analizzare i reali problemi ambientali che potrebbero emergere si sofferma a parlare delle due nuove aree individuate: San Donato dal Milan e Rozzano dall'Inter. 

"Farne altri due in due luoghi, che anche se fossero luoghi da bonificare…, con poi la permanenza di San Siro che da Cattedrale del calcio diventerà una Cattedrale del deserto, sarebbe da matti. E oltre ai costi ambientali da pagare, anche i costi economici di manutenzione del Meazza sarebbero da capogiro. Meazza fantasma diventerà un problema sociale ed estetico, comincerà a degradarsi e perdere pezzi".

La considerazione che adesso fa il docente del Politecnico di Milano, riguarda gli impatti ambientali che, sembrano non essere stati calcolati dal Comune milanese. 

"È un po' bizzarro che sia stato io a fare due conti sull'impatto emissivo di CO2 ai tempi e non l'abbiano fatto le due società con uno staff di super architetti e ingegneri che avevano e anche il Comune di Milano, che tra l'altro si è dimenticato di chiederlo agli stessi club. Questa domanda che giustamente lei pone è una domanda che dovrebbe essere posta dalle istituzioni. Lo scenario dovrebbe essere questo: "Fatemi una valutazione, ditemi come volete recuperare San Siro, qual è l'impatto ambientale dei due-tre scenari di recupero e insieme decidiamo come procedere". Questo deve essere una linea seria che deve comandare questi maxi progetti."

Alla fine il docente Pileri fa un esempio di come e di cosa si dovrebbe considerare come ''costo ambientali e aumento delle emissioni di  CO2".

"Se volessero cambiare l'impianto di areazione interno o se volessero riverniciarlo o cambiare le coperture e ovvio che comunque faranno delle operazioni con degli impatti significativi. Io credo che il tema più delicato riguarda le masse di cemento che compongono lo stadio e la loro eventuale rimozione. Stiamo parlando, in questo caso, di 375milioni di kg di cemento armato. Quindi fare nuove masse di cemento molto probabilmente sarebbe più impattante rispetto a cambiare il sistema di areazione. Poi questi sono tutti esempi che le sto facendo. I due club nei progetti devono fare due conti su quali sono le impronte emissive in tutti gli scenari possibili e poi procedere."