Le parole di Serginho...

Serginho: “Sono sempre stato un grandissimo tifoso del Milan. Sui derby…”

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Ecco tutte le tematiche affrontate, dall'ex giocatore rossonero, riguardanti il mondo Milan...
Roberto Scerra Redattore 

Serginho, intervistato da Radio Serie A, torna anche su alcune particolari tematiche che hanno caratterizzato la sua avventura in rossonero.

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Serginho e le sue parole a Radio Serie A su alcuni temi legati al mondo Milan:

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Per i tifosi milanisti sei diventato il "Concorde", chi ti ha dato quel soprannome, forse Pellegatti?

Serginho: "Mi sa di si, mi sa che è stato Carlo che ha iniziato a chiamarmi così, appena arrivato nel 1999."

Daniele Tognaccini, ex responsabile di Milan Lab disse: "Era il più veloce di tutti in campo, ma anche fuori, era il primo a cambiarsi ed andare a casa". E' vero?

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Serginho: "E' vero, il freddo di Milano del periodo in cui sono arrivato, del '99/2000, era veramente freddo e da buon brasiliano, l'inverno per me era un massacro."

Che storia è stata quella del Serginho adolescente?

Serginho: "Chiaramente, noi brasiliani siamo nati con il calcio nel sangue. Io sono sempre stato un grandissimo tifoso del Milan e ho sempre guardato il Milan di Van Basten, Gullit, Rijkaard. Ho sempre avuto la passione di arrivare, un giorno, di avere l'opportunità di far parte della storia di questo club e grazie a Dio ho avuto questa possibilità. Ringrazio anche tutti i miei compagni, sicuramente è stata una gioia grandissima."

Chi fu a scoprire Serginho e a portarlo al Milan?

Serginho: "Quello era un periodo molto difficile, perché la globalizzazione non era forte come oggi. C'era uno scout del Milan, Santos, che lavorava tanto con il mercato sudamericano e lui, insieme ad Ariedo Braida, sono state le due prime persone che mi hanno scoperto dal Brasile."

Sull'arrivo a 28 anni al Milan.

Serginho: "Nel '99 avevo quasi 28 anni, il Milan mi ha acquistato nel marzo del '99. Però, io ho iniziato molto tardi e non ho avuto l'opportunità di fare il settore giovanile e sono arrivato già a 20 anni in una squadra di prima serie del campionato regionale. Anche perché prima era molto più difficile, oggi è molto facile seguire il campionato brasiliano anche se vivi in Europa e la comunicazione è molto più forte che prima. Però io ero già da tre anni titolare del San Paolo, una delle squadri più importanti del campionato brasiliano e già facevo parte della nazionale brasiliana. Però lì è stata più una difficoltà di comunicazione."

Ti ricordi il tuo primo giorno a Milanello?

Serginho: "Sì. Quando sono arrivato il mio grande idolo era sempre stato Paolo Maldini. Quando sono arrivato a Milanello, mentre stavo salendo le scale, lui stava scendendo perché erano in ritiro per la partita contro la Juve del Trofeo Berlusconi. E' stata un'emozione molto grande."

Sull'ambientamento e sulla tua fase difensiva.

Serginho: "Chiaramente quando arrivi dal calcio brasiliano, i primi tre mesi sono difficili, perché la nostra cultura calcistica è diversa da quella italiana. Mi ricordo, quando sono arrivato, soprattutto con Zaccheroni che era un allenatore molto tattico, io andavo sempre avanti. E lui mi diceva: "Guarda che sei un terzino, prima devi occuparti della fase difensiva". Io dissi: "Può darsi che avete sbagliato voi perché la mia caratteristica principale è quella di andare e non difendere". Il primo anno è stato molto difficile per capire la cultura e trovare gli equilibri in campo. Dopo però è andato tutto bene..."

Oltre al Milan degli olandesi, c'è stato anche un Milan dei brasiliani.

Serginho: "Mi ricordo molto bene, degli anni dal 2000 al 2008, che c'erano tanti brasiliani in campo, anche nel calcio sudamericano e mondiale. Milan brasiliano sì, ma ricordo molto anche un Derby della Madonnina molto sudamericano, perché dall'altra parte c'era un gruppo di argentini e si creava una doppia atmosfera per quest'incontro che si aspettava molto."

Siete ancora in contatto con i brasiliani del Milan?

Serginho: "Ogni tanto abbiamo ancora la possibilità di giocare con le Legends del Milan, ma ci vediamo di meno."

Sugli scherzi in spogliatoio.

Serginho: "Chiaramente l'allegria fa parte della nostra cultura. Noi vediamo l'allenamento, per esempio, una cosa più di divertimento. Mi ricordo quando sono entrato nel pullman, per andare alla prima partita a San Siro, e c'era un silenzio tremendo. Quando passiamo dalla corsia del Telepass, ho sentito il rumore e ho pensato se fosse stato veramente così. Da noi, quando eravamo in pullman era un casino. Ma noi eravamo la parte dello spogliatoio che portava l'allegria perché è un qualcosa di culturale, ma è stato uno spogliatoio molto bello."

Cosa ti porti umanamente dei tuoi compagni?

Serginho: "Noi abbiamo sempre avuto la fortuna di creare questi grandi gruppi e spogliatoi. Io penso che nel calcio non si vince solamente in campo, se non hai un gruppo che si vuole bene e non vuole stare insieme diventa tutto molto più difficile. Noi eravamo un gruppo molto unito. Ricordo che si usciva a mangiare insieme, dopo le partite parlavamo e dopo gli allenamenti molti rimanevano a mangiare insieme. Ciò fa diventare un gruppo più forte. Fino ad oggi, ho mantenuto i contatti con molti e quando ci vediamo sembra che sia rimasta la stessa cosa di sempre."

Sulla stagione 2002/03.

Serginho: "E' stato un progetto creato dal dottor Berlusconi insieme a Galliani, che voleva una squadra vincente per tornare a vincere in Europa. La cosa, ha iniziato a creare un'aspettativa molto grande su quel gruppo. Noi abbiamo avuto tante soddisfazioni in quegli anni. Oltre a ciò, si vedeva che era un gruppo che si divertiva in campo. Fino al 2008 è stato un gruppo molto forte."

Sui derby di Champions.

Serginho: "Mi ricordo quando sono arrivato al Milano, soprattutto nel derby c'era questa tensione. Quando si parlava di Milan-Inter i giornali iniziavano a parlare due settimane prima su chi giocava, creando atmosfera. Mi ricordo molto bene che Galliani e Ariedo dicevano che il derby non si potesse perdere, perché se le cose andavano male ma si vinceva il derby sembrava che fossimo i campioni del mondo, anche se non era così. La tensione, però, era molto forte, ma noi brasiliani eravamo più tranquilli e la vedevamo solo come una partita di calcio, nonostante la tradizione, la rivalità. Una partita di calcio è uguale, sia che sia Inter-Milan che Milan-Perugia o Milan-Bologna, è uguale. Noi abbiamo questa cosa culturale di affrontare la vita con più serenità e non mettere tensione. Proviamo sempre di avere questa maniera di ragionare."

Sulla finale contro la Juve.

Serginho: "La tensione della partita era molto forte. Mi ricordo che, quello del rigore, era un momento molto teso, soprattutto dopo la prima parata di Dida su Trezeguet. Mi ricordo molto bene che Buffon era diventato un gigante, la porta era diventata piccola, il piede tremava un po', ma alla fine siamo preparati per questi momenti."

Sulla finale di Coppa Italia contro la Roma.

Serginho: "E' stata una partita po' tesa, anche perché noi eravamo più preoccupati della finale di Champions. Mi ricordo che è stato un taglio tramite Cafu, Christian ha fatto un grande passaggio e io un grande gol di esterno sinistro. Potevo tirare di destro mi serve solamente per salire sul pullman e camminare. (ride ndr) E' stato veramente bello, perché ha dato una tranquillità più grande alla squadra per lavorare alla finale di Champions e non preoccuparci tanto dell'altra partita di Coppa Italia che non era importante come oggi."

Sul 6-0 nel derby contro l'Inter.

Serginho: "Quella è stata una partita un po' strana, perché non eravamo superiori ed eravamo anche in un momento delicato e incasinato dentro alla società. Ricordo che l'allenatore era Cesare, dopo l'esonero di Terim. Per fortuna abbiamo avuto quel grandissimo risultato. E' stata la serata perfetta. Abbiamo fatto la partita e il nostro gioco e nei momenti in cui abbiamo avuto la possibilità di fare gol lo abbiamo fatto. Quei novanta minuti sono stati molto positivi per noi e grazie a Dio ho avuto la possibilità far parte di questa grandissima serata che rimarrà nella storia dei derby."

Sulla partita di Istanbul.

Serginho: "E' strano. Eravamo una squadra che, ricordo molto bene, sulla parte difensiva avevamo: Cafu, Nesta, Stam e Paolo che ha giocato terzino. Davanti con Pirlo, Gattuso, Seedorf. Prima della finale si faceva allenamento sempre, una settimana prima, puntando la finale. Noi con la seconda squadra, per fare un gol in 30 minuti con quella difesa era quasi impossibile, perché avevamo anche Dida che in quel momento era il portiere più forte al mondo. Dopo che abbiamo fatto 3-0, tutti dicevano che il Milan festeggiava in spogliatoio, non era vero, avevamo anche litigato. In quel periodo, che eravamo la squadra più forte e facevamo il calcio più bello, avevamo sempre uno spazio di 10 minuti di crollo. Ma non era un problema solamente di quella partita, ma di tutte le stagioni. Però tu quando giochi contro squadre normali, ciò può passare e la gente non se ne ricorda, ma quanto giochi contro il Liverpool, quei dieci minuti possono essere decisivi, come lo sono stati. Una volta passati, abbiamo comunque creati occasioni. Ma come abbiamo detto, ci sono serate in cui tutto va bene e altre no. E' impossibile perdere quella finale nell'occhio umano, ma in quello del calcio sì."

Rimane Manchester 2003 la tua vittoria più bella e sentita?

Serginho: "La mia personale sì, perché è stata la prima Champions League, arrivata dopo anche la semifinale contro l'Inter."

Sull'esperienza da osservatore al Milan.

Serginho: "Quando ho smesso nel 2008, Galliani mi ha chiamato, assieme a Leonardo, dicendogli che gli servuvano ambassador in Brasile. Non solo per creare un gruppo di scoutuing per il Sud-America, ma anche per Fondazione Milan e per il Milan Glorie. Perché eravamo una squadra molto seguita in Sud-America, soprattutto in Brasile, ed abbiamo creato il Milan Junior Camp, che era la colonia di vacanza per i bambini. Da lì abbiamo iniziato a fare questo lavoro, anche con Fondazione Milan, dove avevo anche un gruppo di due ragazzi che facevano scout in tutto il Sud-America. Lì abbiamo visto Thiago Silva e tanti altri. Però abbiamo lavorato tanto col Milan e poi sono tornato a Milano a fare questo lavoro con loro. Il Milan è la mia casa, ancora oggi ho questo legame molto forte con la società."

Su Zaccheroni.

Serginho: "Zaccheroni è un allenatore molto tattico. Ho avuto la fortuna di averlo dopo il mio primo anno in Italia, perché quando sono arrivato capire tutte le informazioni che voleva darmi era molto difficile. Perché io venivo dal calcio brasiliano dove si lavora sulla parte tecnica e la parte tecnica è praticamente zero. Quando sono arrivato qua ho avuto tanti problemi con lui, perché non capivo la parte tattica che mi voleva trasmettere, perché nella mia testa c'era solo la parte tecnica. Però, dopo che ho iniziato a capire bene, il poco tempo che sono stato con lui, quello che mi voleva trasmettere poi mi è rimasto."

Su Ancelotti.

Serginho: "Carlo sicuramente, non è uno che lavorava tanto la parte tattica come Zaccheroni, però è uno che ha un occhio impressionante. Carlo vede le partite come pochi allenatori al mondo, inoltre, è un gestore, sa gestire umanamente in una maniera impressionate. Riesce a far star bene tutti, sia chi gioca che chi non gioca, ed è una fortuna grandissima per un allenatore. Carlo è stato molto importante per il calcio mondiale."

Su Berlusconi.

Serginho: "E' una bandiera. Abbiamo vissuto tanto con lui, veniva poco a Milanello, ma quando lo faceva era una gioia. Stare insieme a lui, sentire come parlava, era come andare a scuola ad imparare qualcosa. Ha sempre dato affetto a tutti i giocatori. Quando arrivava col suo elicottero, in inverno, mi diceva: "Sergio tutti dicono che non sei forte nella marcatura, però ti insegno io, vieni con me." Prendeva la palla e mi diceva: "Guarda, tu sei l'attaccante e io sono te, il difensore. Visto che non sei bravo nella marcatura devi provare sempre l'anticipo." E ' stato un grandissimo onore e piacere vivere questo periodo con lui. Una persona così importante come lui che stava insieme a noi come la persona più semplice al mondo."

Su Galliani.

Serginho: "E' stato una persona top. Aveva sempre uno stimolo molto forte con i brasiliani, ed è anche sposato con una brasiliana. Mi ricordo dopo le partite di Champions, lui rimaneva con noi a cantare "Aquarela do Brasil". Sono due persone con cui abbiamo avuto un rapporto fortissimo, ma anche con Ariedo."

Sul messaggio della Curva Sud dopo la scomparsa del figlio.

Serginho: "Non solo la curva, il Milan è stato anche molto importante in un momento così difficile, come anche i miei ex compagni. E' dura perché è un momento che va contro natura, ho perso un padre e sicuramente è stato un grandissimo dolore, però, quando vedi che in un momento difficoltà non sei da solo capisci che la vita è un'altra cosa. Avere il sostegno della curva, del Milan, di tutti i compagni e anche quello familiare è molto importante. Però, prima di tutto, vi dico dal cuore che è Dio che mi da la forza, anche nei momenti in cui cado, mi da la forza per rialzarmi. Se guardo la vitta con occhio spirituale, e non umano, mi arriva sempre la risposta, anche nei momenti più difficili della mia vita Dio mi da sempre la risposta nel momento giusto."