SERVE UNA SCOSSA

Vedi Napoli e poi…

Davide Capano
Davide Capano Redattore 
Come si dice in questi casi? Vedi Napoli e poi muori. Regista? Paulo Fonseca, attori protagonisti Conte, Kvara e Lukaku. E il produttore? Gerry Cardinale, suo malgrado.

analisi di Gio Benvenuto per Cultsoccer.wordpress.com -

Un turno infrasettimanale che ci ha lasciato dei verdetti a tratti sorprendenti e anche un po’ scontati se guardiamo sempre il programma delle sfide. L’Inter ha “passeggiato” ad Empoli con un “Super Frattesi” e con il ritorno al gol di Lautaro Martinez, la Juve ha faticato allo Stadium contro il Parma di Pecchia e in attesa di Roma-Torino all’Olimpico adesso spostiamo la nostra attenzione su quello che è stato il “partitone” di questa giornata: Milan-Napoli. Si sapeva sin dall’inizio: i rossoneri non potevano poi offrire una prestazione perfetta complici le assenze di Reijnders, Theo e Gabbia oltre a un Leao sottotono. Dopo la prima giornata di campionato ci eravamo già espressi sull’avvio di Fonseca, e ora la frittata sembra fatta con il Milan che si ritrova sempre lontano dal piazzamento Champions e che fatica anche a trovare una sua identità tattica. La gara di San Siro ha evidenziato ancora una volta i problemi caratteriali e tecnici: sulla corsia di destra manca un “tornante”, Morata non può trainare da solo il carro, e come se non bastasse anche a centrocampo manca un playmaker in grado di saper dettare i tempi. Il Napoli, invece, ha un’ossatura ben definita oltre a una “cazzimma” ritrovata: McTominay? Fisico e offensivo, Gilmour? Anche lui con stazza notevole, Kvara? Sembra essere tornato il giocatore visto al primo anno di Spalletti, Lukaku? Finalizzatore e attaccante boa. A queste prestazioni e riscoperte aggiungiamo anche la grande prova di Olivera a sinistra. Non solo: la diga Buongiorno-Rrahmani ha neutralizzato l’attacco rossonero con estrema facilità, e Meret ormai ha ritrovato fiducia e titolarità dopo un dualismo con Caprile che sembrava averlo messo alla prova.

Tornando al Milan: 4-2-3-1, 4-4-2 i moduli usati da Fonseca

Nel secondo caso un Leao basso e anche un Pulisic più “vecchio stile” oltre al tandem Morata-Abraham (adesso infortunato, ndr.) ha mandato in confusione Inzaghi e l’Inter. Ciò che Fonseca non ha davvero considerato però è il carattere oltre alla mentalità del Napoli. Gli azzurri pressano, dettano i tempi e riescono anche a colpire. Un esempio? Una costruzione dal basso non proprio eccelsa ha spianato a strada al face-to-face Lukaku-Maignan vinto dal belga e con il povero Pavlovic “schiacciato” dalla forza fisica del centravanti. A Kvara è stata concessa troppa libertà in occasione del secondo gol: partenza da sinistra, sguardo verso la porta e mancino all’angolino basso. Il Milan ha provato a reindirizzare la partita sui suoi binari, ma non sono serviti neanche i cambi per ribaltare un risultato già scritto. Fonseca cerca di “avere polso”, magari rivoluzionando la formazione ma i cambiamenti non hanno sortito alcun effetto. Come già scritto ad agosto il problema è alla radice: il progetto giovani tanto sbandierato da Moncada e Cardinale è naufragato in maniera evidente. Una decina di milioni per Emerson Royal sono alquanto sproporzionati (chiedete ai giornalisti inglesi che ancora se la ridono, ndr.), in attacco Abraham non ha ancora lasciato il segno, Pavlovic non ha assicurato compattezza e fiducia e Fofana è ancora troppo “ibrido” per inquadrarlo tatticamente.

Fonseca durante Milan-Napoli (Foto di Marco Luzzani/Getty Images)

Se guardiamo invece all’aspetto economico-finanziario non ci sono state poi nel corso di quest’estate operazioni particolarmente dispendiose: il tifoso, dopo una stagione fallimentare con Pioli, si aspetta adesso di vincere e la scelta del tecnico poco importa se non ci sono poi elementi e basi sul quale costruire un Milan vincente. I rossoneri adesso sono nel limbo tra il ritrovare sé stessi e l’essere annientati individualmente. Fonseca predica calma, cercando di dare un nuovo volto al gruppo, anche se si guarda alla classifica e ai risultati serve davvero una scossa. Un segnale l’ha dato il Napoli, che scegliendo un grande motivatore e manager è riuscito ad andare in testa e per le inseguitrici non si vede neanche la targa della “macchina azzurra“. Guarda caso Conte era tra i papabili per arrivare a Milano, ma forse le spese troppo alte per l’ingaggio e le ipotetiche richieste del salentino rappresentavano un problema. Napoli in testa, Milan ancora in “terapia intensiva”.