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analisi di Melo per la pagina Facebook "Il Casciavait" -
C'è un corto circuito ovunque si guardi. Mentre la curva invita Cardinale a vendere, lui risponde immettendo 175 milioni per ridurre il debito con Elliott. Una mossa che lascia perplessi, come se le due realtà viaggiassero su binari paralleli, incapaci di incontrarsi. Solo una settimana fa si sottolineava un aspetto positivo rispetto alla scorsa stagione: gli infortuni erano quasi azzerati. Ed ecco il colpo di scena: più di mezza squadra fuori in appena dieci giorni.
In campo, poi, è il deserto
Come dicevo la scorsa settimana, giochiamo con una calma che farebbe pensare a una squadra in vantaggio di tre gol a pochi minuti dalla fine, intenta a fare melina. Ma la realtà è ben diversa. Che sia la Juve, il Genoa o il Verona, non riusciamo a fare un tiro in porta. Non uno. Il primo tempo è pura agonia. Nel secondo tempo, sembra che il ritmo si alzi leggermente. Forse è la vergogna per una prima frazione allucinante, forse i giocatori si sono resi conto che la situazione è quasi irrecuperabile. E così, improvvisamente, i due pilastri di questo Milan confezionano un gol da vero Milan. Fofana mette un pallone tra le linee che Reijnders trasforma in rete di prima intenzione.
Lunga vita a questi due. Non ho esultato. E se non ho esultato io, che festeggio perfino le amichevoli, allora la situazione è grave. La paura di vincere si percepisce, forse più che dallo stadio. E mentre mio figlio Davide mi invia foto dal Bentegodi, io da casa vedo una squadra che sembra avere il terrore di portare a casa il risultato. Calcisticamente, non azzanniamo l'avversario ferito. Non abbiamo quella cattiveria agonistica che serve per chiudere le partite. Queste gare, con tutto il rispetto, dovrebbero essere vinte ampiamente. E invece sembriamo capaci di tenere vive le speranze di qualsiasi avversario, a prescindere dalla loro caratura.
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