SPUNTI DI RIFLESSIONE

Milan, trasformi ogni singola partita in un quadro impressionista…

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L'analisi di "Calcio Datato": "Le occasioni create dal Milan contro il Como nascono da lontano anche perché il possesso del Milan non era mai stato tenuto così lontano dalla sua porta".
Davide Capano
Davide Capano Redattore 

l'analisi di Milan-Como dalla Newsletter di "Calcio Datato" di lunedì 17 marzo 2025 -

Come l’ha portata a casa il Milan

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Se si alza, rischia di aprirsi. Se si abbassa, fatica a mantenere distanze e attenzione per lunghi periodi, rischia di pagare gli errori in uscita. Se porta tanti uomini sopra la linea della palla crea pericolo ma anche transizioni. E questo Milan non le gestisce chissà che bene, le transizioni.

Chi lo affronta non vede l’ora di essere pressato perché, se ha costruttori capaci di imbucare bene, bastano giusto due passaggi per trovarsi nella metà campo giusta in una situazione come questa:

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Il primo tempo col Como

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Insomma, gestire limiti e punti di forza del Milan sta diventando un esercizio così complesso da trasformare ogni singola partita in un quadro impressionista che dà a tutti la possibilità di vederci qualcosa di diverso.

Ti hanno detto che ha fatto un brutto primo tempo, ma le occasioni migliori sono nate proprio nella prima frazione.

Hai notato un Gimenez incapace di incidere sulla manovra dei suoi, ma c’è il suo girovagare a sinistra dietro le due occasioni che capitano a Musah nei primi venti minuti di partita.

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Se cerchi una frazione di gioco in cui il Milan è riuscito a mettere la testa fuori dalla propria trequarti, fai fatica a trovarla.

Walker si fa attrarre da Alex Valle, Gabbia è fisso su Cutrone e Diao ha tempo e spazio per ricevere palla

A questo punto, però, non saprei neanche dire qual è lo stato ideale di questo Milan. In quale contesto si trova meglio? Quando basso e compatto? Quando domina dentro la trequarti avversaria? Quando risale il campo in velocità per poi mettersi dietro la linea della palla?

Il Milan non ha neanche troppo bisogno del controllo. Per vincere partite, per competere, si può far bastare la capacità di gente come Reijnders e Pulisic di creare connessioni e infilarsi in spazi che non c’entrano niente con ruoli e posizioni.

Sono passati tre allenatori e quasi un anno, ma il Milan vive ancora della capacità di risalire il campo in verticale, di sfruttare la capacità dei suoi di associarsi in velocità, nello stretto, sovraccaricando quel lato, che alla fine, tende a essere sempre lo stesso.

Le occasioni create dal Milan contro il Como nascono da lontano anche perché il possesso del Milan non era mai stato tenuto così lontano dalla sua porta.

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Cosa ci dice una statistica come questa?

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Di per sé, poco. Dipende da cosa succede, in quei possessi. Fare possesso vicino alla propria area è un male se Bondo sbaglia l’imbucata per Reijnders con il Milan alto e aperto. È un bene se fai sentire a Smolcic, Goldaniga e Kempf cosa voglia dire stare dietro a Leao, Reijnders, Pulisic e Abraham — anche lui, sì, più per quello che fa lontano dalla porta che dentro l’area — quando risali il campo in velocità facendo combinare tutti ‘sti talenti nello stretto.

Io ci ho rinunciato: a me il Milan non pare ancora avere una sua identità. Se pensi di poterla individuare da qui a fine stagione, buona fortuna.