Sempre più spesso, il Milan è bersaglio di giudizi eccessivi e narrazioni distruttive da parte di tutti e non solo dai giornalisti sportivi che seguono costantemente la squadra durante la stagione e che nella loro critica, ampiamente legittima, aggiungono particolari dettagli che solo loro, vivendo in prima persona, possono dare.
Purtroppo il giornalismo è cambiato e non è colpa dei giornalisti, anzi l'esatto contrario. Il mondo ha aperto a una cultura convergente incontrollata ma che di cultura purtroppo ha ben poco. Questa mancanza, associata alla scarsità di informazioni e notizie, porta chiunque a fare commenti di ogni genere, anche non corretti.
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Non corretti non perché il Milan 8º non sia da criticare aspramente, anzi, ma perché molto spesso si sfocia in sfere personali senza neanche conoscere la vita e il lavoro quotidiano che viene svolto da tutti i dipendenti di un club, in questo caso il Milan.
È il momento di chiedersi dove finisca l’informazione e dove inizi la spettacolarizzazione tossica del calcio.
Il Milan e l’eccesso mediatico: quando la critica supera il limite
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Nel panorama calcistico italiano, il Milan è spesso al centro di un'attenzione mediatica maggiore rispetto ad altri club e forse questo è un vanto, ma solo se lo si sa gestire. Non per i meriti o le colpe sul campo, ma per la costanza con cui viene sottoposto a un fuoco incrociato di critiche eccessive, talvolta quasi premeditate. È lecito domandarsi: siamo ancora di fronte a una legittima analisi sportiva o a una vera e propria deriva mediatica?
Critica sportiva o caccia al click?
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Negli ultimi anni, complice la pressione dei social media e il modello di informazione basato sull’engagement a tutti i costi, chiunque sembra aver smarrito la bussola dell’equilibrio. Il Milan, una delle squadre più vincenti e seguite al mondo, è diventato terreno fertile per titoli sensazionalistici non da testate giornalistiche, ma da siti web che si credono testate. C'è una grande differenza. Come detto all'inizio, si tratta di due mondi che ormai convergono ma che devono differenziarsi per la completezza di informazioni che da un lato si hanno, dall'altro si inventano.
Milan nel mirino: una narrazione preconfezionata
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Ogni passo falso del club rossonero viene dipinto come un fallimento totale. Allenatore in discussione appena arrivato, dirigenza nel caos, spogliatoio spaccato: frasi fatte che riemergono ciclicamente, spesso slegate dai fatti reali. Il Milan non è perfetto, come nessun club lo è, ma è inaccettabile che ogni critica venga trasformata in un atto d'accusa sistematico. E questo perché poche volte, se non quasi mai viene fatto con costanza quotidiana anche per altri club che in questa stagione hanno ampiamente fallito.
Giornalismo sportivo: il dovere della responsabilità
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Essere giornalisti significa differenziarsi dai giudizi di aspiranti o di tifosi. Bisogna avere una responsabilità verso i lettori e verso la verità. La critica fa parte del gioco, ma dovrebbe sempre essere accompagnata da competenza, equilibrio e rispetto. I tifosi del Milan - come quelli di ogni squadra - meritano un'informazione sportiva che aiuti a comprendere, non a distruggere.
Un appello al buon giornalismo
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Il Milan merita critiche quando sbaglia, come ogni squadra. Ma merita anche rispetto. Il giornalismo sportivo italiano dovrebbe puntare a un nuovo senso della misura per differenziarsi da chi non fa giornalismo. Perché la credibilità si costruisce con l’equilibrio, non con le esagerazioni per ottenere soldi dai click.