IL PREGIO E NON IL DIFETTO

Conte-Milan, la campana del sì e la volontà dei tifosi non c’entra nulla

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Non c'entra la volontà dei tifosi, non c'entra il successo sportivo, gli scudetti vinti, ma c'entra il suo carattere, quello proprio più criticato
Mattia Giangaspero
Mattia Giangaspero Direttore responsabile 

È arrivato il momento di prendere una posizione sui nomi che circolano tra media, tifosi, stampa e social riguardanti il prossimo allenatore del Milan. E questa frase è abbastanza chiara: "nomi che circolano e non messi in giro dal Milan".

Premessa: questo non vuole essere un articolo di posizione sull’attuale mister, Sergio Conceição, in quanto bisogna, come lui stesso ha chiesto giustamente, portargli rispetto. E questo anche perché il Milan giocherà una finale di Coppa Italia e tutto potrebbe ancora essere deciso in merito al suo futuro. Il gruppo è compatto con lui e ha assorbito le sue metodologie, quindi Conceicao può ancora scrivere l'ultima parola sul tema allenatore-Milan.

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Tuttavia, oltre alla premessa, c’è sicuramente da fare un’analisi approfondita su quale potrebbe essere la figura più giusta in questo momento per il Milan. E l’analisi non riguarda tanto l’interesse e la volontà dei tifosi, quanto la semplice logica nel ribadire, dichiarare o far trapelare certe informazioni su alcuni candidati.

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Il candidato d'eccellenza: Milan perché devi cambiare giudizio su Antonio Conte?

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Il titolo è abbastanza esplicativo: il candidato di cui andremo a parlare è Antonio Conte. Ora partiamo dal termine “candidato”. Non sappiamo con certezza se anche per questa stagione al Milan non interessi il profilo di Antonio Conte. Quel che però possiamo capire, in base a ciò che è trapelato, è che Antonio Conte potrebbe non essere neanche considerato, sempre per quel fattore che più potrebbe infastidire la dirigenza del Milan, ovvero quello comportamentale.

Conte, attraverso le dichiarazioni del suo vice Stellini in estate, l’anno scorso, ha fatto intendere come sia cambiato proprio dal punto di vista comportamentale. Come non sia più quel Conte che scombussola tutti gli spogliatoi o le dirigenze in cui va. Fino a qualche settimana fa, prima ancora di leggere e ascoltare queste dichiarazioni, si poteva dare, non altro che ragione. Adesso, invece...

Conte

Antonio Conte sul suo futuro al Napoli

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Le dichiarazioni dette in conferenza stampa da parte di Antonio Conte nei confronti di De Laurentiis e di tutta la società a Napoli:

"Non rinnego nulla, ma ho capito che tante cose a Napoli non si possono fare"

"Chi prende Conte dice. "O arriva primo o secondo", anche se l'anno prima è arrivato decimo. Non basta lottare per arrivare in Europa, crescono ambizioni e aspettative. Io mi metto a capo e posso fare da garante su tutto, però non sono stupido. Se non ci sono i mezzi necessari per fare tutto questo..."

"Ho visto degli avvoltoi e non mi è piaciuto. Un mio amico mi ha detto di fregarmene e io me ne frego, ma ieri lo sciacallaggio non mi è piaciuto. Sono state fatte trasmissioni su trasmissioni dicendo anche cose che non c’entrano nulla. Mi devo proteggere, se si potrà lo faremo insieme. Se non si potrà sarà stato un bellissimo viaggio. Però non posso mettere il mio fondoschiena per essere abusato."

Appena Conte ha parlato sono usciti i primi articoli e approfondimenti riguardanti il perché il Milan non voglia Conte, come se il tecnico pugliese, non sia ancora del Napoli e non voglia restare al Napoli al 100%. Nelle ultime settimane, dopo l'aggancio e il sorpasso in classifica ai danni dell'Inter qualcosa sembra essere cambiata nella testa di Antonio Conte e le sue chance di rimanere anche il prossimo anno sono in rialzo.

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Milan, l'analisi profonda delle dichiarazioni di Conte

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Ecco, al di là di quel che accadrà nell'immediato futuro, è giusto soffermarsi su quel “no” a priori lasciato trapelare o lasciato intendere e su quei pregiudizi espressi, basati proprio sul comportamento del tecnico del Napoli.

Ecco, niente di più sbagliato, perché nel momento in cui un allenatore, qualsiasi esso sia, fa una dichiarazione del genere, non bisogna esprimere un no a priori, ma analizzare tre aspetti importanti:

  • perché fa una dichiarazione simile;
  • il contesto in cui fa una tale dichiarazione
  • capire il momento in cui fa una dichiarazione di questo peso specifico
  • I predecessori di Conte, diversi per comportamento, ma alla fine salutarono lo stesso

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    Conte in questo momento è al Napoli, una squadra dove sono passati altri grandissimi allenatori nella storia, come Rafa Benítez e, tra gli ultimi recenti italiani come Ancelotti (2018/19) e Spalletti (2021/23).

    Voglio parlare solo degli ultimi due: entrambi praticamente sono durati poco:, il primo un anno, il secondo due a Napoli e poi se ne sono andati. Conte, potrebbe fare la medesima scelta, andando via da Napoli dopo questa stagione. E allora qui torniamo al discorso del contesto.

    Perché non ci facciamo un'altra domanda? Perché tre grandissimi allenatori italiani e di livello mondiale vanno a Napoli, restano poco e poi, o con Scudetto vinto o con non Scudetto vinto, vanno via? Ci sarà un motivo? E forse questo motivo possiamo dire che sia collegato al contesto e non al carattere dell’allenatore?

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    Ancelotti, Spalletti e le differenze con Antonio Conte

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    Ora, qualcuno direbbe: “Ancelotti e Spalletti, però, non hanno fatto delle dichiarazioni del genere”. Vero. Però arriviamo a quest’altra analisi. Antonio Contearriva a Napoli dopo un decimo posto, chiede delle certezze e il primo giocatore che va via è Osimhen, ma lo accetta, perché per sua fortuna arriva Lukaku. A gennaio, il Napoli lotta ampiamente per lo scudetto contro l’Inter, e il Napoli decide di mandar via Kvaratskhelia.

    Aspettate... perché tutto viene ancora accettato, se non che Conte stesso, oltre ai tifosi e la squadra si aspettavano un innesto che potesse sopperire all’addio di Kvaratskhelia. Innesto che, però, non è mai arrivato, perché Okafor, in prestito, con una scarsa condizione fisica per poter giocare sin da subito (e che adesso comunque non sta trovando minimamente spazio), non è un sostituto di un Kvaratskhelia, che da molti venne soprannominato “Kvaradona”. Non può esserlo...

    E allora io mi chiedo: con il momento e il contesto sotto osservazione, se Conte fosse stato allenatore del Milan, una situazione del genere la dirigenza o società, in questo periodo storico, l’avrebbe mai permessa?

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    Conte al Milan avrebbe vissuto la stessa situazione?

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    Mi spiego: il Milan molto probabilmente finirà nono, ottavo o settimo, non decimo come il Napoli. Potrebbe, comunque, in una stagione negativa, vincere due trofei, cosa che il Napoli non ha fatto l’anno scorso, ma sicuramente dovrebbe ripartire da una situazione molto negativa, cercando di scalare la classifica.

    E allora: vi immaginate un Milan, in questo momento, che si permette di vendere Theo o Maignan in estate, senza sostituirli con giocatori all’altezza?  (il che non vuol dire non sostituirli) E poi a gennaio, in una ipotetica lotta scudetto vende anche Leão e praticamente non lo sostituisce?

    Questo bisogna pensarlo quando si ragiona sulle dichiarazioni esternate da Conte. Le sue parole che possono essere risultate scomode per la società avvengono dopo queste situazioni create dalla stessa società.

    Onestamente credo che siano dichiarazioni molto lecite nel momento in cui – perché non è finita qui – non c’è solo la cessione del big senza una sua sostituzione. A questa viene aggiunta anche una situazione in cui la squadra è in piena lotta per lo Scudetto.

    Allora, vi immaginate Conte al Milan che, a gennaio, in piena lotta per lo scudetto, vede un Leão che viene ceduto? È mai possibile che questo accada? Anche qui... mia personale opinione, non credo proprio

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    Milan, il pregiduzio e i chiarimenti da dover fare sul NO a priori

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    E allora, Milan, se sai che questo da te non accadrebbe mai per nessun motivo, a prescindere dalla presenza di Conte o meno in panchina, quando ascolti queste dichiarazioni di Conte, analizzale in profondità, non soffermarti solo sulle parole utilizzate.

    Anche perché è vero che non sono state dichiarazioni contro la dirigenza, quindi contro il Milan stesso, ma Fonseca prima, e Conceição poi, hanno rilasciato, in contesti diversi, dichiarazioni scontrose contro dei giornalisti, contro gli arbitri, ma che comunque sicuramente non sono state gradite al 100%.

    E allora, un discorso fatto dal Milan, sul comportamento di Conte che non piace, senza un’analisi approfondita di dove viene fatto questo discorso e, soprattutto, con anche l’esperienza interna di due allenatori come Fonseca e Conceição, che hanno rilasciato dichiarazioni che non sono piaciute, possiamo dire, con onestà intellettuale, che è un pregiudizio assoluto? 

    Per questo nel giudizio su Conte-Milan non mi interessa la volontà del tifoso, non mi interessa quel che Conte riesce a fare ovunque vada dal punto di vista sportivo, perché tutto questo è sotto gli occhi di tutti. Quel che invece mi interessa è far aprire gli occhi a chi sostiene che Conte rilasci delle dichiarazioni contro la società a priori, perché questo non accade. Se accade, è perché in società o in squadra succedono cose che non dovrebbero succedere nel momento in cui si compete per un titolo.

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    Quale squadra dall'9º posto è tornata a vincere lo scudetto negli ultimi 15 anni?

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    A tutto questo aggiungo un altro elemento, che è una domanda: in Italia, negli ultimi 15 anni, quale club è riuscito, l’anno successivo a un decimo, nono o ottavo posto, a vincere lo scudetto, ad arrivare secondo o terzo senza nessun tipo di rivoluzione?

    Perché Conte arriva nella stagione del 2011-12 alla Juventus e riesce poi a far diventare la Juve la grande Juve. L’Inter, prima con Spalletti, poi con Conte e infine con Inzaghi, quindi tre grandissimi allenatori, riesce a risalire in classifica e a essere l’Inter attuale. Il Napoli riesce adesso a risalire in classifica, ma sempre con Conte.

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    Le 4 alternative al Conte allenatore

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    Nel mezzo ci sono tre squadre, anzi, contando gli ultimi due anni possiamo aggiungerne una quarta. Ci sono quindi quattro squadre che, senza Antonio Conte, sono riuscite più o meno a navigare a vista nelle posizioni europee, ovvero la Roma, l'Atalanta, il Bologna e la Lazio.

    La Roma aveva in squadra grandissimi campioni come Pjanić, Salah, Nainggolan, Alisson, Rüdiger, Dzeko, e adesso è tornato il papà Claudio Ranieri.

    L’Atalanta di Gasperini, che però ha fatto una profonda rivoluzione societaria, ha messo la squadra in mano a un allenatore che molte volte delle uscite non positive le ha avute nei confronti dei giocatori. E quindi torniamo a quel discorso comportamentale su Conte.

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    L'esempio sbagliato da non considerare

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    Adesso abbiamo l’esempio del Bologna, prima con Thiago Motta, poi con Italiano. È, però, un esempio troppo acerbo e soprattuto riguarda una squadra che i tifosi non vorrebbero mai che il Milan prenda in considerazione. Perché a Bologna quel che sta accadendo in positivo accade perché c’è una grande spinta dei tifosi per una posizione insolita come la quinta o la quarta in classifica. Il Milan, se quinto o quarto in classifica, questa spinta da parte dei tifosi non l’avrebbe mai, anzi, quasi sicuramente, la reazione sarebbe esattamente l'opposta.

    E infine c’è la Lazio, che però è passata da un grande allenatore com’è proprio Simone Inzaghi e un altro allenatore come Maurizio Sarri, anche lui... non l'esempio comportamentale migliore stando ai metri di giudizi su Conte.

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    I 4 fattori che servono al Milan per tornare ai vertici in Serie A

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    E quindi torno alla domanda iniziale per provare a dare una mia risposta, anche se ovviamente rimane un mio punto di vista. La risposta è la seguente: per scalare la classifica, Milan, vuoi o non vuoi, devi passare da quattro fattori:

  • o un allenatore accentratore,
  • o una rivoluzione profonda, dal punto di vista sportivo, societario e/o dell’organigramma,
  • o una rivoluzione in rosa con giocatori di uno spessore straordinario dal punto di vista mentale, di leadership, di atteggiamento, di concentrazione, di positività,
  • oppure da un allenatore come lo è stato Simone Inzaghi, che ha dimostrato già in una grande squadra in Italia di essere un buon allenatore.
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    L'esempio Simone Inzaghi, poi Palladino...

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    In questo momento in Italia nessuna grande squadra è, però. allenata da un grande allenatore. Perché la Lazio ha Baroni da un anno, perché Claudio Ranieri lascerà la Roma, perché Palladino è appena arrivato alla Fiorentina e comunque bisogna vedere il contesto della Fiorentina, dove c’è un grandissimo Kean. E forse, senza Kean, la Fiorentina, settima e non quarta o terza, potrebbe ritrovarsi in una posizione di classifica ancor più bassa.

    Perché Italiano è al Bologna, al suo primo anno dopo la Fiorentina, e deve fare un altro step di grande squadra per essere paragonato al Simone Inzaghi della Lazio.

    E quindi è da questo ragionamento che il primo nome, nel momento in cui non dovesse essere Sergio Conceição, deve essere obbligatoriamente quello di Antonio Conte. E nel momento in cui invece il “no” a priori resta su Antonio Conte, Milan, con tutto il rispetto, vorrei avere un’altra analisi e considerazione del “no”, perché per quanto riguarda il comportamento, mi spiace, ma i conti non mi tornano.

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    Il Pioli?

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    In questo ragionamento non mi è sfuggito quel che è stato e ha fatto Stefano Pioli al Milan. In mezzo a Conte e agli altri allenatori che dal 2010 a oggi hanno cambiato il calcio in Italia, và considerato anche Pioli. C'è un ma... Pioli ha avuto dei leader in squadra come Ibrahimovic, Kjaer e Giroud e aveva un grande accentratore comunicativo e non solo, come Paolo Maldini. In più lo stesso Pioli ha fatto vari step per arrivare al Milan, uno su tutti quello alla Lazio di Miroslav Klose (altro calciatore leader) dove è riuscito a conquistare la Champions League.  Quindi ancora una volta, l'unico nome resta quello di Antonio Conte