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L’uomo del momento si chiama Luka Jovic. E se ce lo avessero detto soltanto qualche settimana fa avremmo fatto fatica a crederci. Qualcuno, fra i milanisti, si era addirittura dimenticato della presenza di Jovic nell’organico rossonero. Ed invece l’attaccante serbo c’è ed è diventato anche il centravanti titolare del Milan. Con pieno merito peraltro. Ma dov’era nascosto sinora Luka Jovic? Per capirlo bisogna fare un passo indietro.
MILAN, ITALY - APRIL 05: Luka Jovic of AC Milan celebrates after scoring the goal during the Serie A match between AC Milan and Fiorentina at Stadio Giuseppe Meazza on April 05, 2025 in Milan, Italy. (Photo by Claudio Villa/AC Milan via Getty Images)
Luka Jovic ha 27 anni ed è uno di quei classici giocatori che è passato in poco tempo dall’altare alla polvere, per citare una metafora manzoniana. Era la primavera del 2019, ossia soltanto 4 anni fa, e tanti organi di informazione scrivevano che il giocatore serbo era in procinto di passare al Real Madrid.
Le voci si rincorrevano con sempre maggior vigore finché, d’un tratto, il club spagnolo annunciò sul proprio sito ufficiale di essersi aggiudicato le prestazioni sportive di Jovic, per un corrispettivo di 60 milioni di euro in favore dell’Eintracht Francoforte. Sembrava l’inizio di una carriera scintillante ed invece da quel momento è iniziata una parte oscura della carriera del giocatore serbo.
Per capirlo bisogna analizzare il contesto in cui Jovic si era messo in luce. A Francoforte c’è un ambiente protettivo verso i giocatori, un perfetto trampolino sul quale arrampicarsi non con eccessiva fatica. Luka non era ancora pronto per il salto in un club con pressioni diverse. Lo shock di passare da una realtà protettiva come l’Eintracht ad un ambiente di squali come quello di Madrid è stato forte. Servivano spalle grosse e un pizzico di malizia. Madrid, d’altronde, non è per tutti.
L’età dell’epoca del ragazzo (solo 21 anni) e la sua scarsa esperienza internazionale avrebbero dovuto suggerire maggior prudenza prima dell’approdo nella capitale spagnola. Forse a Jovic avrebbe fatto bene giocare ancora un anno o due in Bundesliga perché avrebbe potuto completare la sua maturazione sia tecnica, sia soprattutto temperamentale. Madrid, per Jovic, è stata un frullatore impazzito, chiuso nel suo ruolo da un campione assoluto come Karim Benzema.
Il centravanti, insieme al portiere, è uno dei ruoli psicologicamente più complessi. Se stacchi e lo fai per un lungo periodo, devi trovare poi l’ambiente giusto e le motivazioni più alte per riattaccare la spina della tensione. Non è servito il ritorno a Francoforte, non è stata positiva (ma nemmeno negativa) la sua esperienza a Firenze in cui ha fatto anche buone cose, ma senza imporsi.
Il sacro fuoco del ventunenne Jovic pareva essersi spento. La cenere però continuava ad essere ardente perché tutti coloro che hanno avuto modo di vederlo e di giocarci assieme ne parlano in termini importanti.
Jovic è una punta senza difetti. Dal punto di vista tecnico è un elemento di prim’ordine. Sa giocare bene con entrambi i piedi e pur non essendo altissimo (1,82) ha un’ottima elevazione. Ha senso del gioco, facilità nell’assist e qualità nelle giocate di prima. Il lavoro che Sergio Conceicao ha fatto su di lui è prettamente mentale.
C’è stata anche un’impronta fisica (il ragazzo è dimagrito), ma quello che sta andando in scena in queste ultime settimane è un Luka Jovic che i milanisti non si erano mai gustati, nemmeno nella scorsa stagione in cui, comunque, aveva messo a referto 9 segnature. Lo Jovic di oggi è una punta di alto livello. Manca un dato, ossia la continuità. A nostro avviso, tuttavia, il gioco (il rinnovo del contratto) vale ampiamente la candela.
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