JUVENTUS-MILAN 1-2

L’EDITORIALE DI MAURO SUMA – Sergio Komandao

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C'è un fattore Conceicao. Il Mister cambia l'anima e il volto della squadra nell'intervallo. E i risultati in campo, nel secondo tempo, si vedono...
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L'azione più bella del Milan della semifinale di Supercoppa è stata quella dopo il fischio finale. Tutti abbracciati, in gruppo, a condividere insieme. Non hai fatto niente di trascendentale, ma l'hai fatto. In condizioni difficili, con diversi assenti, con Pulisic che non giocava dall'inizio da un mese e Bennacer da cinque mesi. E l'hai fatto di gruppo. Sergio Conceicao comanda, Komandao, inizia a ravanare lo stomaco del tifo, ha impatto emotivo, crea un gruppo, il lavoro di Sergio non è quello di "piacionare" o di comunicare, ma di remare tosto e duro, e la squadra sta dando la sensazione di avere voglia di seguirlo. Un Mister duttile, che parte con la sua idea del 4-3-3 ma non la rende integralista. Dopo un primo tempo scolastico e inespresso, cambia, alza Reijnders, sposta Pulisic di qua e di la. E vince. Con un rigore e una autorete, certo. Ma anche con l'occasionissima di Theo, il tiro dalla distanza di TJ, l'occasione di Morata sul palo juventino di destra e di Pulisic su quello di sinistra. Prima soffre, poi vince e legittima. Sergio Komanda e ravana, rilancia, ristuzzica.

Siamo tornati a riprovare l'effetto che fa con Pulisic in campo. Chris era stato assente contro Juventus, Napoli e Roma in campionato, due punti su 9 disponibili, 1 solo gol segnato. Pulisic era uscito sull'1-1 di Atalanta-Milan partita aperta e le partite avare e vaghe contro Stella Rossa e Genoa, contro Verona e Roma, erano anche figlie della sua assenza. Avrà i 90 minuti, può giocare dall'inizio? Erano le domande della vigilia. Poi Capitan America fa le uniche cose di vaglia sul piano tecnico del primo tempo, si "piglia" il rigore del pareggio e lo trasforma, era un palla pesante ma lui la butta dentro. Ah Firenze...Ma pensiamo all'Inter. Prendiamo i nerazzurri nel loro miglior momento stagionale, ancora affamati e incazzati per il derby di campionato perso all'andata. Sergio ha ancora tre giorni in più per smaltire la febbre, per sapere come sta suo figlio, per continuare a non volersi fare amici e per pensare solo a vincere, ma soprattutto per cementare ancora di più il gruppo e fare scelte di formazione non teorice, da allenamento, ma dopo aver testato e vissuto la sua nuova squadra in campo. Komandao lui, affidiamoci a lui.

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