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C'è poco da dire e molto da sottoscrivere. Senza troppo bisogno di rincorrere il politichese del sindaco o gli studi sui conti dell'operazione che vedono protagonista soprattutto il Milan che ha già investito molto su San Donato, ecco in estrema sintesi cosa è accaduto.
Che errore
La sintesi di Carlo Angioni sulla Gazzetta dello Sport è clamorosamente perfetta: "Milano corre ma sullo stadio va a rilento: che errore. Cinque anni fa, quando Inter e Milan presentarono il piano per il nuovo San Siro, si pensava (di più: si era certi) che la città motore d'Italia sarebbe riuscita anche in questa impresa: costruire in pochi anni uno stadio moderno che fosse degno di prendere il posto del Meazza. Oggi che si riparte dal via, questo gioco dell'oca suona come una sconfitta".
Le differenze: "A Porta Nuova e City Life nascono i grattacieli, gli scali ferroviari dismessi cambieranno presto il volto della città, ma a San Siro resta tutto immobile. Un peccato: era un'occasione da non perdere, per dare un segnale di modernità al nostro calcio. Il nuovo stadio era ed è troppo importante per Intere Milan: Milano avrebbe dovuto fare di più, nel suo stesso interesse, per rilanciare un quartiere e per non correre il rischio di vedere nerazzurri e rossoneri fuori dai confini cittadini. Eppure siamo ancora qui. Dopo anni di vincoli, progetti, comitati, dibattiti. Niente luci a San Siro: Milano corre ma qui il motore d'Italia si è inceppato".
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