La semifinale di Champions League fra Barcellona ed Inter ispira inevitabilmente alcune considerazioni sull’evoluzione del gioco del calcio. Più precisamente sull’esasperazione della tattica del fuorigioco e sulla difesa alta che, in particolare negli ultimi anni, stanno andando molto di moda.
Evoluzioni...
Fuorigioco e difesa alta: da Sacchi al Barcellona di oggi

Il Milan di Sacchi e la partita di Madrid
—Il Milan di Arrigo Sacchi ha rivoluzionato il calcio con il suo stile di gioco moderno ed innovativo. Una delle partite manifesto di quel Milan è la gara di Madrid del 1989. In quell'occasione la squadra rossonera mise in fuorigioco gli attaccanti spagnoli in tantissime occasioni.
A quei tempi, siamo alla fine degli anni 80, una linea difensiva aveva come riferimento il centravanti della squadra avversaria e sapeva che, se riusciva a metterlo in posizione di fuorigioco, la sua posizione invalidava automaticamente qualsiasi giocata degli avversari oltre la linea difensiva.
Tutto questo non è più attuabile nell’epoca contemporanea. Con le norme regolamentari attualmente vigenti sulla tattica del fuorigioco sono stati introdotti i concetti di posizione attiva e posizione passiva dell’attaccante.
Questi concetti hanno stravolto completamente il tessuto connettivo del gioco e, in conseguenza, anche le strategie degli allenatori. Possiamo dire pertanto che quella partita giocata dal Milan in casa del Real Madrid nel 1989, oggi non potrebbe essere replicata sul piano della strategia tattica perché il regolamento è mutato.
In questi giorni si parla frequentemente del Barcellona, una squadra che sta difendendo in tantissime occasioni con la linea difensiva all’altezza della linea mediana del campo. Tale atteggiamento è molto dibattuto. In tanti si chiedono se abbia senso giocare con la difesa così alta.
Difesa alta: tattica intelligente o follia insensata?
—A mio parere il Barcellona sta esasperando oltremodo un concetto di calcio sul quale ha molto insistito Pep Guardiola negli ultimi 15 anni. Difendere alti è una proposta calcistica raffinata, ma è possibile soltanto in presenza di determinate condizioni che sono imprescindibili; è necessario, in primis, avere difensori veloci e, in secondo luogo, avere centrocampisti e attaccanti che si sacrificano nel pressing in fase di non possesso.
Vi sono, tuttavia, due differenze fondamentali fra le squadre di Guardiola e l’ultima versione del Barcellona allenata da Flick. In primis i difensori centrali. Questo Barcellona difende con due soli centrali, mentre Guardiola, ormai da tempo, ha scelto di difendere con tre centrali. Ciò per mitigare almeno in parte il rischio che corre con la linea alta.

La differenza principale, comunque, è un’altra e risiede nel modo di difendere sulle situazioni di palla scoperta. In questo tipo di situazioni le squadre di Guardiola scappano all’indietro; l’attuale Barcellona invece no.
A mio modesto avviso, in questo tipo di situazioni (palla scoperta significa che il giocatore in possesso di palla non è pressato ed ha quindi una giocata libera), il gioco non vale assolutamente la candela.
Il margine di rischio diventa troppo alto, nettamente superiore ai benefici che vengono dati dalla difesa alta che nasce come tattica finalizzata a togliere profondità e spazi agli avversari, oltreché per recuperare palla più vicino alla porta avversaria.
Grandissima squadra il Barcellona sul piano dei singoli, ma la sua proposta di gioco è, a mio parere, rivedibile perché troppo ideologizzata e poco attenta all’aspetto pragmatico del calcio, in base al quale non considerare le qualità degli avversari rischia di essere una presunzione fatale.
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