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Sei anni fa, il 25 maggio 2019, la Primavera del Milan guidata da Federico Giuntiretrocedeva in Primavera 2. Ieri, 17 maggio 2025, è stato il Milan Futuro a retrocedere in Serie Ddopo la sconfitta nei playout contro la Spal. Due date diverse, ma una stessa sensazione: quella di un progetto che fallisce.
Il Milan vive così la seconda retrocessione in sei anni con una delle sue squadre. E se nel 2019 c’erano attenuanti legate al cambio di proprietà e a una struttura forse più debole, oggi non ci sono più alibi.
Il Milan Futuro era stato presentato come il passo avanti decisivo per colmare il divario tra la Primavera e la Prima Squadra. Una squadra B pensata per crescere giovani in un contesto competitivo. Ma la realtà è stata un’altra:
Il risultato? Una stagione fallimentare, culminata con la retrocessione in Serie D nell'amara serata del "Paolo Mazza" di Ferrara.
Il problema non è solo tecnico. È strutturale e strategico. Il progetto Milan Futuro doveva rappresentare un ponte tra settore giovanile e professionismo, ma ha fallito sotto ogni aspetto:
In un Milan moderno, internazionale, ambizioso, questo fallimento pesa più di una sconfitta sul campo.
Il paragone con il 2019 è inevitabile. Ma se quella retrocessione era figlia di un club in ricostruzione, oggi il contesto è ben più solido. E questo rende tutto ancora più grave sportivamente.
Dal 25 maggio 2019 al 17 maggio 2025, sei anni in cui il Milan ha dimostrato di non saper ancora costruire un percorso credibile in alcuni momenti storici strategici.
Ora il club ha due scelte:
In entrambi i casi, ignorare il fallimento sarebbe un errore. Se il Milan vuole davvero formare giocatori, deve costruire un ambiente dove i giovani possano crescere davvero. E oggi, il Milan Futuro non lo è stato. Ma degli errori si può e si deve fare tesoro. A tutti i livelli.
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