PER LEI CONCEICAO

È solo calcio, ma delle volte siamo animali

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Una lettera del Direttore a Sergio Conceicao, al ricordo della sua cara mamma scomparsa. Una riflessione di quanto sia importante il rispetto
Mattia Giangaspero
Mattia Giangaspero Direttore responsabile 

Mister..., oggi vuole parlargli un giornalista. Non un giudicatore. Un giornalista lavoratore che, come tutti i lavoratori, si sveglia la mattina, fa rassegna, legge le notizie più interessanti, ma poi... si ferma per un attimo.

Si ferma proprio oggi. Esattamente il 9 maggio alle 10 e 31 di orologio. Arriva una notifica su whatsapp. Si tratta di un video. Del video che il Milan ha fatto in occasione della festa della mamma. 

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Si tratta di lei, della sua intervista, del fatto che si spoglia delle vesti di allenatore e incomincia a parlare, a sorridere con la mente, a commuoversi, a ricordare... Parla da uomo, da padre, da figlio. Parla di uno dei ricordi più importanti che si porta e si porterà per tutta la vita all'interno del suo cuore. Parla di quanto, il solo pronunciare quella parola: "mamma" la renda fragile.

Oggi il giornalista lavoratore si è fermato a quell'istante in cui ha visto il video. Ha pianto e ha pensato: "E adesso come preparo la grafica con tutte queste parole?..."

Mister... adesso le racconto un frammento dell'aspirante giornalista. Era il periodo del ponte Morandi e poco dopo del Covid.

Un mio professore, prima ancora che fossi diventato giornalista mi disse: "È uno dei mestieri più difficile del mondo solo quando devi raccontare una tragedia in diretta e magari in quella tragedia ci sono anche i tuoi genitori, i tuoi parenti, i tuoi amici. Ti arriva un messaggio in cui c'è scritto: 'É morto...' Tu però sei in diretta e devi andare avanti. È il tuo dovere..."

Non è questo il caso, ma quelle parole mi colpirono profondamente, come mi hanno colpito le sue di oggi Mister. Due mondi diversi, ma uniti da un tema: "Il cambio di prospettiva". La comprensione di che lavoro si è scelti di fare - il primo -La comprensione di come è giusto giudicare (da giornalisti) un altro lavoratore, un uomo - il secondo.

Il giornalista deve essere asettico, andare avanti a lavorare. Cinico delle volte. L'obiettivo è portare a termine il proprio compito, come in qualsiasi lavoro d'altronde.

Delle volte ci dimentichiamo di un fatto abbastanza semplice però. Siamo tutte persone... Lei lo è prima di essere un allenatore. Io prima di essere un giornalista. Chiunque, prima di essere un lavoratore.

Lei si è fermato un attimo nel raccontare ciò che la rende più fragile. E nell'ascoltarla, mi sono fermato anche io Mister.

Quelle grafiche con le sue dichiarazioni, che solitamente per una Conferenza Stampa preparo in 5 minuti, le ho concluse due ore dopo. Non ho fatto il mio lavoro al meglio, però questa volta... Questa volta non bisognava raccontare una tragedia in diretta.

Era più importante fermarsi, riascoltare ciò che ha detto, capire profondamente e ancor di più chi è lei e pensare...

Pensare a una frase che difficilmente riesco a farla capire, ma che spero questa volta di riuscirci: "Ehi... È solo calcio... Delle volte però siamo animali"

Animali nel giudicare, nel non avere rispetto. Siamo gli stessi animali che quando invece vengono giudicati sbraitano o si offendono. Ricattano, scompaiono o danneggiano.

Che mondo vero Mister? In fondo però è come dice lei: "Adesso ho l'abitudine al dolore. Il dolore c'è sempre. Riesco a conviverci e riesco a vivere... Ad andare avanti con lui"

Un augurio speciale a come vivrà questa festa della mamma Mister Conceicao. Non sarà affatto facile.