Genoa-Milan è la prima di due lezioni di calcio che è giusto ascoltare, visionare e studiare. Pura umiltà, nessuna saccenza e voglia di fare i gradassi. Il Milan non può permettersi, adesso, dopo una stagione così, di non considerare ogni micro dettaglio in vista della Finale di Coppa Italia contro il Bologna.
DUE MOSSE
Milan e le trappole tattiche contro il Bologna nella Finale di Coppa Italia

In più, un altro tema che sarebbe bello veder approfondito e messo in campo, è quello di preparare, per la gara del 14 maggio, trappole tattiche, proprio grazie allo studio dei dettagli di Genoa-Milan, già giocata e di Milan-Bologna, che si giocherà Venerdì 9 maggio.
Il Milan, anche se, quando giocherà la Finale di Coppa Italia, potrà dire di aver consolidato il nuovo modulo, visto i quasi 30 giorni raggiunti con l'assetto del 3-4-2-1, non potrà ammettere mai che il sistema sia perfetto
Conceicao post sconfitta contro l'Atalanta, ha notato che qualche accorgimento andasse fatto per evitare quei problemi evidenziati da Gasperini e adesso dopo il Genoa, si potrebbero evitare altri due problemi visti in campo e collegati l'uno all'altro.
La costruzione dal basso e la profondità
—Il primo problema. Il Genoa ha pressato alto il Milan mettendo in difficoltà i difensori e i centrocampisti nell’uscita palla dal basso; nella costruzione della manovra e nell’essere rapidi-veloci nel cambiare gioco da un lato all’altro o nel ripartire in avanti. Questo problema è anche collegato al secondo problema, ovvero uno Jović molto più basso, posizionato più verso il centro del campo per fraseggiare e per cercare di trovare spazio, visto che in attacco, i difensori del Genoa non l'hanno lasciato respirare.
Questo è stato un problema nel gioco del Milan. Infatti i rossoneri hanno sofferto per 70 minuti al Ferraris. E lo stesso problema potrebbe esserci anche col Bologna visto che la squadra di Vincenzo Italiano ha un gioco simile a quello del Grifone.

Nel momento in cui la costruzione dal basso non è pulita e non è scorrevole, avere anche un Milan schiacciato e non con una profondità tale da provare a ripartire in contropiede può significare una cosa sola: rischiare di subire gol. E questo perché la squadra avversaria risulterebbe molto più vicina alla porta del Milan sempre grazie al proprio pressing, ma anche molto più compatta, perché lo stesso Milan sarebbe schiacciato.
Verrebbe quindi creata densità in tutte le zone di campo e il Milan sostanzialmente resterebbe bloccato. L’unico modo per sbloccarsi sarebbe quello di provare a ripartire con dei lanci lunghi ma se non hai profondità, ecco che si ingolfa tutta la macchina.
Le due soluzioni
—A questi problemi, ci sono due strategie che possono essere adottate, ma queste necessitano di due cambi nella formazione dei titolarissimi. Per provare a sopperire, che non vuol dire riuscire a farlo i due cambi da adottare sarebbero quelli di Walker in difesa come braccetto al posto di Tomori o Pavlovic e di Gimenez in attacco, come punta al posto di Jovic.
Partiamo dal terzino inglese. Con Guardiola al City è stato un perno basso perfetto, in quanto ha aiutato più volte il centrocampo nella costruzione dal basso e con lui, anche un Milan sotto pressione, potrebbe far scorrere meglio il gioco. Mentre la scelta di Gimenez in attacco non boccerebbe Jovic, ma si applicherebbe perfettamente come contromossa al gioco del Bologna.

La differenza è semplice, Gimenez dà profondità più del serbo e nel finale contro il Genoa si è visto come, con lui in campo, il Milan sia riuscito a ripartire più velocemente e creando pericoli.
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