Il pretoriano di Rivera

Lo specchio del Diavolo – Romeo Benetti

Romeo Benetti
Il guardiano di Rivera, la dinamo di centrocampo del Milan del Paron "parte seconda". Romeo Benetti, forse lasciato andare via troppo presto, è stato una colonna di quegli anni Settanta così dolci e al tempo stesso amari per il tifo rossonero.
Samuele Virtuani
Samuele Virtuani Redattore 

Un Gattusoante litteram. Il motorino e il mastino del centrocampo rossonero nella prima parte degli anni Settanta: questo è Romeo Benetti. Un vero vulcano di idee, corsa e conclusioni: in sei stagioni, dal 1970 al 1976, è lui la calamita di tutti i palloni che gravitano nelle zone mediane del campo. Benetti gioca come in un perenne test di Cooper, mettendo in mostra risorse ed energie, pronto a chiudere ogni possibilità di ripartenze agli avversari.

Romeo Benetti e la Giulietta rossonera

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 Romeo Benetti trova nel Milan (ma anche dopo, nella Juventus) la definitiva esplosione e si consacra dopo la tanta gavetta fatta sui campi della Serie D al Bolzano, che lo acquista per diecimila lire, di C a Taranto e Siena e in B a Palermo. Poi ecco il salto nella massima serie con le maglie di Roma e Sampdoria: proprio dai liguri la società di via Turati lo preleva all'età di ventiquattro anni, voluto fortemente dal Paron Nereo Rocco, tornato in rossonero dopo l'esperienza al Torino.

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Se non fosse per "lo strano percorso", come cantava il "cugino" nerazzurro Max Pezzali, del Milan

Romeo Benetti

(quattro allenatori e tre presidenti in sei anni), sarebbero state annate diverse, ergo più trofei in bacheca. Invece, nonostante prove a volte lodevoli, i rossoneri conquistano una Coppa delle Coppe nel 1973 con il Leeds battuto 1-0 a Salonicco con rete di Chiarugi, e 2 Coppe Italia, nel 1972 e nel 1973.

Quest'ultima si gioca con la Juventus, il 1° luglio: i tempi regolamentari terminano 1-1, per le reti di Bettega e proprio di Benetti dagli undici metri. Si va ai rigori, tutti trasformati da un Milan chirurgico che trionfa 6-3. Dal dischetto, va anche Benetti per la seconda volta nel corso della partita e non trema.

Benetti e "gli anni di piombo" rossoneri

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Il rovescio della medaglia è rappresentato dai tre secondi posti consecutivi in campionato, dalla finale di Coppa delle Coppe persa 2-0 con il Magdeburgo l'8 maggio del 1974 a Rotterdam, dalla Supercoppa Europea soffiata sempre lo stesso anno dall'Ajax di Cruijff e dalla finale di Coppa Italia del 1975 che vede primeggiare la Fiorentina per 3-2.

Romeo Benetti

Romeo Benetti of AC Milan looks on during the Serie A 1974, Italy. (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Benetti è, ahi lui, anche al Bentegodi di Verona il 20 maggio 1973 nell'undici titolare che si ritrova a vivere lo psicodramma della prima "Fatal Verona". Gli scaligeri s'impongono 5-3 e il Diavolo saluta così i sogni scudetto. 

Con indosso la maglia rossonera, "El Tigre" così lo chiamano in spogliatoio, cresce tanto da esordire in Nazionale il 25 settembre del 1971, nell'amichevole vinta per 2-0 con il Messico. Ha anche il piacere di indossare la fascia di capitano nel 1974, nell'acme della faida tra il presidente Buticchi e Rivera. Il 10 rossonero è messo fuori rosa e per Benetti, detto anche "Roccia", è tempo di "grandi poteri e grandi responsabilità".

L'addio al Milan e l'approdo alla Juventus del "Trap"

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Quando il nuovo presidente Vittorio Duina, dietro il quale c'è la regia occulta di Gianni Rivera, decide di venderlo a trent'anni suonati, il Milan fa un clamoroso errore. Un abbaglio molto simile a quello che porterà un altro rossonero ritenuto ormai a mezzo servizio, Andrea Pirlo, alla corte della Vecchia Signora nell'estate 2011.

Il Milan prende sì Fabio Capello, tra i protagonisti dello scudetto della stella del 1979, ma risolve

Romeo Benetti

parecchi problemi tattici a Giovanni Trapattoni, rossonero anch'egli fino alla stagione precedente. Benetti - l'uomo dei 4 derby, ha giocato, infatti, a Milano, Genova, Torino e Roma - entra così nella famiglia bianconera nella stagione 1976/77. L'accoglienza dei tifosi bianconeri (anche per il freschissimo trascorso rossonero con 251 presenze e ben 49 reti) non è delle migliori, sebbene avesse già giocato negli anni Sessanta con la Vecchia Signora; il suo rendimento sul rettangolo verde, tuttavia, costringe i sostenitori juventini a rivedere completamente le loro posizioni.

Lo scambio diventa deleterio una terza volta il 7 novembre del 1976, allorché il Diavolo perde in casa 3-2 con i bianconeri. Sotto di 2 reti, gli uomini del "Trap" capovolgono il risultato a loro favore e il secondo gol lo segna proprio Benetti con una botta tremenda che fulmina Albertosi.

Nella Juventus del Trap, il giocatore fa emergere il suo lato più tecnico, mentre nel Milan sembrava più una diga che un centrocampista di qualità. D'altra parte c'erano da proteggere le pennellate di Rivera: oltre alla necessità di correre per due, bisognava ripiegare e trincerarsi in difesa.

Benetti è un duro dal cuore tenero: anni addietro gli avevano regalato una nidiata canarini, e vi si era dedicato con grande cura. E poi, l'assenza di cartellini rossi in carriera vorrà pure dire qualcosa!