I primi anni Ottanta per il Milan non sono stati certo all’insegna dei lustrini e delle paillettes. In una squadra che, allora, non brilla certo per i suoi fuoriclasse, si fa notare Oscar Giuseppe Damiani, “flipper” per gli amici.
Un Flipper per il Milan
Lo Specchio del Diavolo – Oscar Damiani
"Aletta frenetica, un calciatore tutto pepe, a volte lievemente comico nel suo inciucchirsi di dribbling e scatti”
come da definizione del Dizionario del calcio italiano (2000), Damiani cresce nella cantera dei cugini interisti, si afferma nella Juventus e viene poi girato al Milan, dove trascorre due stagioni. Sia chiaro, Oscar Damiani non è un fuoriclasse - siamo lontani dall'allure delle grandi firme del recentissimo passato, Gianni Rivera in testa - ma è proprio al bresciano che il Diavolo affida l’impresa di uscire “a riveder le stelle” della massima serie nella stagione 1982/83, 10 gol in 27 partite. Un buon bottino per un vecchietto di trentadue anni, all'epoca i calciatori sopra la trentina erano considerati sul viale del tramonto, in grado di aiutare i suoi compagni a riconquistare la categoria e poi a mantenerla con 7 gol in 26 gare nel campionato seguente.
II soprannome, “Flipper”, è rivelatore del suo modo di giocare, fatto di movimenti vorticosi, scatti improvvisi e fulminei. Un po' come la pallina del gioco, antenato dei videogame, che viene sballottata da un ostacolo a un altro con tanto di suoni e luci.
Milan, ma prima Juventus: la storia prima del Diavolo di Oscar Damiani
—Nel Milan arriva già cresciutello, come abbiamo detto, dopo i fruttuosi anni trascorsi alla corte della Vecchia Signora, squadra che gli dona la gioia di vincere lo scudetto dell'annata 1974/75. A Torino si trova bene, ma non rientrando più nei piani societari viene ceduto al Genoa, dove segna 11 reti. Damiani pensa di essersi guadagnato il biglietto di ritorno, ma non è così: inizia perciò un lungo pellegrinaggio che lo porta a Vicenza, sotto l’egida del futuro presidente milanista Giussy Farina, e Napoli.
Nel suo secondo e ultimo anno da milanista profonde il massimo, contribuendo al sesto posto finale con 32 punti. E già tanto per una squadra modesta, che a 6 giornate dalla fine cambia allenatore passando da Ilario Castagner (sollevato per via della sua decisione di allenare l'Inter l'anno dopo) a Italo Galbiati. Il Milan conclude vincendo le ultime 3 gare con il retrocesso Pisa, il Torino e l'Udinese e Flipper segna anche un gol ai toscani.
Oscar Damiani, l'11 dicembre 1983
—L'11 dicembre del 1983 è una data campale nella carriera di Oscar Damiani. Il Milan è impegnato nella insidiosa trasferta al Del Duca di Ascoli. I marchigiani sono imbattuti da un anno tra le mura amiche. Il Milan vince due a quattro. Damiani realizza tre gol e il Milan torna alla vittoria in trasferta in Serie A, dopo 18 mesi (Cesena-Milan 2-3 del 16 maggio 1982, ultima giornata di campionato). Tutte reti di pregevole fattura: la prima di testa sul cross di Luther Blissett, che vale il pareggio del gol dell'ex Novellino; la seconda sul traversone basso di Verza; il terzo su nuovo suggerimento di Blissett. «Una grossa soddisfazione giunta a trentatré anni e mezzo», come afferma Damiani rispondendo alle domande dell'inviato della Domenica Sportiva. Una scorpacciata di reti prima del lungo digiuno, dato che nelle restanti giornate gioisce una sola volta ancora.
Una gloria rossonera e il rapporto con il Milan
—Il rapporto con il Milan dell’istrionico Farina s'interrompe con qualche scossone di troppo. Dopo 53 partite e 17 centri, è invogliato da Giorgio Chinaglia, ex laziale in forza agli statunitensi del Cosmos, a compiere la trasvolata atlantica. Il numero 1 di via Turati, però, chiede un indennizzo di 370 milioni di lire. L'ala bresciana, pubblicamente attraverso vari giornali, denuncia la situazione, chiedendo alla controparte di rinunciare alla somma e di lasciarlo andare. Il trasferimento si realizza, ma Damiani scende in campo solo due volte, prima di tornare sui suoi passi e in Italia e accasarsi al Parma in Serie B, dove segnerà 3 volte in 20 uscite.
Oggi Oscar Damiani è non solo commentatore televisivo e un collezionista d'arte, sua grande passione, ma anche un procuratore sportivo di buon successo. Tra i suoi assistiti ci sono stati i milanisti Billy Costacurta, Christian Panucci, Marco Simone, Andrey Sevčenko e Flavio Roma, Kévin Constant ma anche Lilian Thuram, Sergio Pellisier e Massimo Marazzina.
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