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Theo Hernandez l’ha fatta grossa. Due ammonizioni stupide, evitabilissime, hanno condannato il Milan a giocare tutto il secondo tempo in dieci uomini e ad essere eliminato dal Feyenoord. Indiscutibile tutto questo. Poi però diventa opportuno andare oltre la singola partita e la prestazione negativa del terzino francese. Vale per tutti e vale anche per il Milan: si costruisce sugli errori soltanto se si riesce ad andare oltre gli errori.
Questa stagione va pesata nella sua globalità e ridurla all’espulsione di Theo Hernandez non è un’analisi seria perché manca di profondità e di acume. La balorda annata del Milan ha radici antiche; le sue cause afferiscono alla costruzione della squadra, ad una serie di dinamiche extra-campo ed extra-tecniche che portano la squadra ad atti di masochismo inspiegabili.
“Ci siamo ammazzati da soli” – ha detto Zlatan Ibrahimovic al termine della partita ieri sera ed in queste parole c’è tanto di questa stagione, in cui il Milan ha fatto cose buone, a tratti buonissime, alternate ad altre meno buone, inspiegabili, tremendamente dannose. Potremmo chiamarlo discontinuità masochista.
Appare cristallizzata, infatti, questa tendenza da parte della squadra a farsi del male, a staccare la spina dell’attenzione. Più passa il tempo, più le motivazioni da ricercare diventano inutili. Il Milan probabilmente ha bisogno di prendere atto di chi ha staccato mentalmente. Deve farlo per resettare, per capire chi ha ancora la testa giusta per dare qualcosa alla causa.
Due sono le cose più difficili da allenare: la concentrazione e la tenuta nervosa dei giocatori. Si possono sbagliare passaggi semplici e gol facilissimi. Non si deve sbagliare invece la gestione dei nervi.
Il Milan, oggi, è ad un bivio. Non è tutto da buttare perché la squadra ha valore, ma per correggere gli errori servirà un’analisi profonda, senza sconti, senza pregiudizi, basata sulla realtà delle cose e non su posizioni precostituite o certezze granitiche che, per l'appunto, non esistono.
La partita di Zagabria aveva aperto una ferita che, però, si poteva rimarginare. L’eliminatoria con il Feyernoord non solo non l’ha lenita questa ferita, ma le ha gettato addotto tanto sale. Non è una questione di cercare colpevoli, ma di capire chi può ancora dare tanto al Milan e chi invece, per mille altre ragioni, ha bisogno di trovare aria nuova e stimoli diversi.
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