- Calciomercato
- Squadra
- Milan Futuro
- Coppe Europee
- Coppa italia
- Social
- Milan partite e risultati live
- Redazione
Siamo ormai entrati in una sorta di tunnel delle analisi rabberciate. Si è tutti preoccupati di evidenziare, nel Milan, il finto problema della mancanza di aggressività.
Questa non è una squadra che può essere intensa con una certa costanza; le caratteristiche dei suoi uomini migliori sono altre e non si possono modificare dall'oggi al domani. Si deve pretendere di più, invece, nelle linee di gioco della squadra.
L’aggressività può essere una dote del momento, della singola gara, ma non può essere un marchio di riconoscibilità diffuso.
Su questa sottile linea di demarcazione, in cui si possono scorgere incoerenze e contraddizioni nella costruzione dell’organico, il Milan continua pervicacemente a ballare.
Questa squadra può essere aggressiva in singoli momenti (e riesce a farlo anche bene), ma non ha nell’aggressività e nell’intensità le sue caratteristiche principali.
L’attuale Milan dà il meglio di sé quando i suoi tenori davanti riescono ad esprimersi alla grande con la palla; ciò non sempre avviene. Le linee di gioco non sono eccellenti e l’aumento del talento non sempre porta miglioramenti nel fraseggio e nel ritmo con cui viaggia la palla.
In alcuni casi – per l’appunto – avere troppi giocatori che vogliono tentare la giocata con la palla fra i piedi, rischia di creare enormi imbottigliamenti centrali e linee di passaggio meno fluide.
Continuare a puntare il dito contro la mancanza di aggressività in tutte le partite da parte di questa squadra significa – a mio modesto avviso – pretendere dalla stessa qualcosa che non sempre può dare.
Non è una questione di temperamento, bensì di caratteristiche e di indole. Ieri sera il Milan ha vinto il 67% dei contrasti; il Feyenoord il 68%. Non c’è stata una sottovalutazione dell’impegno o una mancanza di cattiveria, statistiche alla mano.
La squadra olandese ha vinto perché ha interpretato meglio la partita, mentre il Milan si è trovato subito davanti una montagna da scalare dopo l’errore di Maignan.
Sotto 1-0, contro una squadra che si difendeva con 11 giocatori dietro la linea della palla (Ueda, il centravanti, ha fatto il mediano in non possesso) e che ripartiva in velocità, la serata poteva trasformarsi in un harakiri. Il Feyenoord – va ricordato – in casa ne ha dati tre al Bayern Monaco e tre al Benifca. Non proprio le ultime della classe.
Il Milan ha tenuto botta, pur giocando male, in una serata in cui i suoi giocatori offensivi non sono riusciti a trovare il guizzo e lo spunto vincente.
Succede. Accadeva a Milan più forti e strutturati di questo, figuriamoci se c’è da scandalizzarsi se accade ad un Milan in aperta fase di costruzione.
Il Milan di Ancelotti, un anno prima di Manchester, perse 4-0 a Dortmund. E l’anno dopo Manchester perse 4-0 a La Coruna. I cali di tensione facevano parte dei cromosomi di quella grandissima ed irripetibile squadra.
Come pretendere quindi che non ve ne siano in questo Milan che è una squadra che si sta formando senza ancora una precisa linea tecnica, dato che Sergio Conceicao lavora sui concetti, senza poterli sviluppare in allenamento? Nelle linee di gioco questo Milan può crescere tanto, non certo nell'intensità pura e semplice.
Il risultato è rimediabile, ma l’analisi basata sulla mancanza di aggressività del Milan – a mio avviso – è monca. Si basa su aspettative troppo alte e sulla pretesa che il mercato importante di gennaio colmi, in un batter di ciglia, le lacune viste nei mesi scorsi. Non può essere così: è la dura legge del campo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA