Il re lusitano alla castello di Milanello

Lo specchio del Diavolo – Rui Manuel César Costa

Samuele Virtuani
Samuele Virtuani Redattore 
Giocate da lustrarsi gli occhi, educazione e signorilità: cinque anni in rossonero, scudetto, Coppa dei Campioni, Coppa Italia, Supercoppa Europea e Italiana. Questo è stato Manuel Rui Costa per il Milan.

O Rui equivale a O Rei, inteso come l'avo di tutti i fuoriclasse del pallone: Pelé. Rui Costa, strappato alla Fiorentina per ben 85 miliardi di lire, trascorre cinque anni in rossonero dal 2001 al 2006 prima di fare come al gioco dell'oca e ritornare al punto di partenza di una carriera sublime: il Benfica, squadra di cui oggi è presidente.

Il mondo scopre Rui Costa

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Con la sua Nazionale Under 20 tocca il cielo con un dito perché sale sul tetto del mondo nel 1991: è l'occasione per mettersi in vetrina e cercare di farsi notare da tutti i maggiori club europei. Il Benfica riesce a spuntarla sulla concorrenza e se lo porta a casa. L'esperienza durerà un triennio. Nel 1994 la Fiorentina è la più lesta a concludere con il calciatore e con la società d'appartenenza per metterlo al centro di un ambizioso progetto assieme al bomber argentino Gabriel Omar Batistuta.

Tuttavia, non si va oltre i sogni e a qualche trofeo in ambito nazionale. Con i viola batte il Milan in Supercoppa Italiana nel 2000 grazie alla doppietta di Batistuta, ma è proprio con il Diavolo che raccoglie davvero i frutti del suo impegno, come testimoniano la vittoria in Champions League e il diciassettesimo scudetto sotto l'egida di Carlo Ancelotti.

Una trattativa difficile

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La trattativa per portarlo a Milanello segue strade tortuose, a causa della concorrenza italiana (Lazio) ed europea (Real Madrid). Il Milan offre 60 miliardi più Pirlo, poi fortunatamente non incluso nella trattativa. Gigliati e rossoneri si stringono la mano poche ora prima che il calciatore accetti la corte della Lazio di Cragnotti, il patron della Cirio, anch'essa disposta all'acquisto pur oneroso del trequartista. Il Real Madrid offre 55 miliardi, La Fiorentina spara alto il prezzo, ma Cecchi Gori è in crisi e ha bisogno di liquidità.

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I 50 assist di Rui Costa

Rui Costa of AC Milan in action during the Champions League match between AC Milan and Real Madrid at the San Siro Stadium in Milan, Italy on November 26, 2002. (Photo by Mike Hewitt/Getty Images) The match ended 1-0 to AC Milan.

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La coppa dalle grandi orecchie la solleva nel maggio del 2003 vinta ai rigori contro la Juventus nel tempio laico dell'Old Trafford di Manchester. L'ex Benfica gioca ottantasei minuti di buon ritmo e intensità. Non mancano le delusioni, a cominciare dalla bruciante sconfitta nella finale di Istanbul con il Liverpool del 2005, la partita della grande e innominabile rimonta reds da 0-3 a 3-3. In questa circostanza sportivamente drammatica, Rui Costa entra solo a otto minuti dalla fine dei supplementari quando la disperazione è ormai crescente sui volti dei suoi compagni.

Classe da vendere, fosforo puro a centrocampo, tedoforo infallibile e uomo dell'ultimo passaggio, Rui Costa fatica a ritagliarsi il suo spazio nell'undici titolare solo nei primi mesi milanisti, mentre sulla panchina rossonera siede il turco Fatih Terim, esonerato nel novembre del 2001. Eppure le sue giocate, scoperte venti anni prima dal grande Eusébio (vecchia conoscenza anche dei rossoneri, perché nel 1963 li affronta nella finale di Coppa dei Campioni a Wembley), incantano mezza Europa. Solo con l'arrivo di Carlo Ancelotti, però, Rui entra stabilmente tra i titolari. Da allora il Milan non può più rinunciare alle sue giocate e ai suoi assist vincenti, che in cinque anni ammontano a cinquanta.

Il dualismo con Kakà e gli auguri di Rui Costa nel 2007

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Gran signore, educato, distinto e mai polemico, si fa da parte quando comprende che il Milan ha in rosa un fuoriclasse di nome Ricardo Kakà. Dal 2004, perciò, troverà sempre meno spazio. Il suo è il Milan dei campioni del calibro di Kakà, Ševa, Inzaghi e Seedorf. Ciononostante, chiamato in causa, si fa sempre trovare pronto neanche dovesse dimostrare qualcosa, come nella conquista della Supercoppa Europea del 28 agosto 2003: da una sua pennellata nasce il gol di testa di Sevčenko. Uno solo, ma sufficiente per battere il Porto di José Mourinho. Alla vigilia della rivincita con gli inglesi del Liverpool nel 2007, a qualche mese dal rientro in Portogallo nelle file del Benfica, invia ad Adriano Galliani una lettera benaugurante sull'imminente finale di Champions League:

Egregio Signor Galliani,

chi ha avuto la fortuna, come me, di vivere la Famiglia del Milan non dimentica e non smette mai di sentirsi parte di essa. L'ho capito rientrando al Benfica, una scelta molto sentimentale che mi ha riportato alle mie radici coronando un sogno che mi aveva accompagnato dal giorno in cui, ragazzino, avevo lasciato Lisbona. Il Milan però ti entra nelle vene e non ne esce più, quindi vorrei trasmettere a Lei, al Presidente, a Carlo e a tutti i ragazzi che il mio cuore sarà con tuti Voi ad Atene. Sono orgoglioso di quello che avete saputo fare in questa difficilissima stagione e so che saprete chiuderla da Milan, con la classe ed il coraggio che solo il Milan sa esprimere in questi momenti "speciali"! Battere il Liverpool sarà una piccola rivincita anche per me...

In bocca al lupo dal vostro affezionatissimo Manuel Rui Costa.

 

Obrigado, Rui! L'amore per "il Musagete" non finirà mai e il boato per quel tuo primo, indimenticabile, gol all'Ancona sarà sempre lì a dimostrartelo...