I ROSSONERI SONO FATTI COSI'

Il Milan e la sua storica alternanza fra alti e bassi

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Trofei, cadute e rivoluzioni. Nessuna squadra è come il Milan. I rossoneri sanno sempre come risorgere.
Redazione Milanistichannel

di Antonio Carioti per il Corriere della Sera -

Il Milan, sotto la guida del primo presidente Alfred Edwards e soprattutto del carismatico giocatore Herbert Kilpin, si collocò subito nell'aristocrazia del calcio pionieristico. Ruppe nel 1901 l'egemonia del Genoa, vincendo il suo primo titolo nazionale, e s'impose per due anni consecutivi nel 1906 e nel 1907.

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Un inizio entusiasmante a cui seguirono però ben 44 anni senza successi

C'era da deprimersi, eppure nel secondo dopoguerra i tifosi rimasti fedeli al Diavolo erano ancora tantissimi e avrebbero avuto presto motivi per gioire. Gli anni Cinquanta del Milan cominciarono infatti con le imprese dello straordinario trio svedese detto Gre-No-Li (Gunnar Gren, Gunnar Nordahl, Nils Liedholm) e proseguirono grazie alla classe sopraffina di campioni come Cesare Maldini e l'uruguaiano Pepe Schiaffino. In quel decennio la squadra rossonera si aggiudicò quattro scudetti e sfiorò nel 1958 il primo successo in Coppa dei Campioni, perdendo solo ai supplementari la finale con il Real Madrid. L'appuntamento con il massimo trofeo continentale era tuttavia solo rimandato: lo conquistò a Wembley nel 1963 il Diavolo allenato dal Paròn Nereo Rocco, grazie ai gol di José Altafini e agli assist di Gianni Rivera, che stesero il Benfica 2-1. Fu la prima Coppa dei Campioni vinta da una squadra italiana e l'ultima impresa del Milan di Andrea Rizzoli, presidente giunto alla guida della società nel 1954. Rocco e Rivera proseguirono il ciclo vincente nel biennio magico 1968-69: scudetto, il nono, Coppa delle Coppe, Coppa dei Campioni e Coppa Intercontinentale, quest'ultima strappata dopo una sorta di battaglia campale, con tanto di feriti, a Buenos Aires.

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Gli anni Settanta furono un periodo difficile, segnato dalla grave delusione dello scudetto perso all'ultima giornata sul campo del Verona nel 1973. Addirittura nell'annata 1976 77, in seguito a gravi problemi tecnici e societari, il Milan si trovò a lottare per la salvezza, anche se poi riuscì ad aggiudicarsi la Coppa Italia. Oggi la posizione del Diavolo in campionato è lungi dall'essere soddisfacente, certo molto al di sotto delle aspettative dei tifosi, mentre il sollievo per le quattro vittorie consecutive in Champions League, tra cui lo storico successo sul campo del Real Madrid, risulta offuscato dalle severe dichiarazioni di Paulo Fonseca al termine del difficile match con la Stella Rossa. La sensazione è che ci siano problemi di spogliatoio, ai quali la società dovrebbe cercare di porre presto rimedio. D'altronde la storia rossonera, nei 125 anni che ci separano dalla fatidica riunione iniziale del 1899 all'Hotel du Nord e des Anglais di Milano (oggi Principe di Piemonte), è sempre stata un succedersi di alti e bassi, a volte vertiginosi. Dopo però giunse il riscatto, con il campionato della stella vinto nella stagione 1978-79: in panchina c'era Liedholm e in campo un ragazzino destinato a gloriosi destini, Franco Baresi.

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Purtroppo la luce della stella fu presto offuscata da cupe vicende sportive ed extra sportive, con una doppia retrocessione in serie B. Ma dal punto più basso dell'avventura rossonera si passò nel giro di poco tempo a quello più alto, grazie all'avvento di un mecenate facoltoso e agguerrito, Silvio Berlusconi. Molti derisero alcune scelte del Cavaliere, come la decisione di affidare la squadra al semisconosciuto Arrigo Sacchi; ci fu perfino chi ironizzò sulle treccine di Ruud Gullit. Ma gli scettici finirono presto ammutoliti da un gioco scintillante e da un ciclo leggendario di successi. Le riviste specializzate hanno collocato il Diavolo di Sacchi in testa alla classifica delle squadre più forti di tutti i tempi. Non meno portentosa fu poi l'epoca di Fabio Capello, con quattro scudetti in cinque anni e la meravigliosa vittoria sul Barcellona per 4-o nella finale di Champions ad Atene. E se Marco Van Basten non fosse stato tradito da una caviglia maledetta, la bacheca rossonera si sarebbe arricchita ancora di più. Seguì un periodo grigio - anche se bisogna ricordare lo scudetto del centenario nel 1999 - che tuttavia terminò con l'arrivo in panchina di Carlo Ancelotti: nel 2003, a Manchester, Paolo Maldini si tolse la soddisfazione di ripetere il gesto compiuto da suo padre Cesare quarant'anni prima, alzando il massimo trofeo d'Europa nel cielo d'Inghilterra. Per giunta a spese degli eterni rivali della Juventus. Gli alti e bassi sono proseguiti negli anni più recenti. Il capitombolo di Istanbul con il Liverpool nel 2005 e la sensazionale rivincita sugli inglesi ad Atene nel 2007, nel segno di Kal. Lo scudetto firmato da Massimiliano Allegri e Zlatan Ibrahimovic nel 2011, seguito da annate faticose e dall'addio di Berlusconi. Poi il diciannovesimo titolo, strappato all'Inter due anni fa in un testa a testa emozionante, grazie ai gol di Olivier Giroud e Rafa Leao. Ora la tendenza sembra di nuovo al ribasso, ma occhio al Diavolo: la storia ci dice che riesce sempre a risorgere.

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