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Lo Specchio del Diavolo – José Altafini

José Altafini Milan
José Altafini è stato uno dei giocatori più forti del mondo tra 1960-70. Un'affermazione che è sostenuta dai fatti: è stato capocannoniere con 14 reti della Coppa Campioni 1963 vinta dal Milan a Wembley e gragnuole di reti in A...
Samuele Virtuani
Samuele Virtuani Redattore 

José Altafini nasce in piena estate, il 24 luglio 1938, a Piracicaba di San Paolo dove tutto scorre e del Milan non si sa poi molto. Scorre l'omonimo fiume a cui è stato dedicato un museo ma nelle vene della gente di quelle latitudini scorre anche tanto calcio. A ciò, Altafini ha da sempre abbinato tanta simpatia tutta carioca e una dose massiccia di estro. E non importa se José si trovasse sul rettangolo verde di gioco o su altri tipi di terreno. Altafini ha sempre eccelso e nel decennio 1960-70 è stato senza dubbio uno dei migliori calciatori del mondo.

Colpo di fulmine per il Milan! Altafini a Svezia '58

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Nel 1958 partecipa ai mondiali di Svezia con la sua Nazionale. Altafini fornisce il suo contributo all'affermazione dei verdeoro. Vero, Altafini gioca solo le prime 2 partite della competizione, andando in gol nel primo incontro della fase a gironi contro l'Austria, poi viene relegato in panchina causa presenza di giocatori di livello eccelso, come il buon Edson Arantes do Nascimento Pelé. Centottanta minuti, tuttavia, bastano per lasciare un segno indelebile negli occhi del presidente Rizzoli e del suo vice Giangerolamo Carraro, il braccio destro di Rizzoli per i nove anni di presidenza.

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Sull'attaccante ci sono, predatorie, diversi club italiani, su tutti la Roma e la Fiorentina. Il Milan ha la meglio grazie alla tenacia dimostrata nella trattativa e alla capacità di spesa, dettaglia mai trascurabile nelle dinamiche del calciomercato. Il Palmeiras chiede, infatti, 135 milioni di lire, somma che tra le pretendenti solo il Milan può permettersi di scrivere sulla carta intestata, soffiando di fatto l'asso brasiliano alla Roma.

Mazola, gli scherzi e la Coppa Campioni col Milan

Lo Specchio del Diavolo – José Altafini- immagine 2
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L'investimento restituisce subito i frutti con una serie di gol che convincono la dirigenza rossonera di aver fatto un ottimo affare: nella sua prima stagione Altafini segna addirittura 28 volte in 32 partite. In Italia, l'oriundo, è infatti convocato a partire dal 1961 sei volte in Nazionale segnando in cinque occasioni, arriva accompagnato dal soprannome di Mazola, in virtù della somiglianza con Valentino Mazzola, compianto fuoriclasse del Grande Torino scomparso tragicamente, assieme al resto della squadra, a Superga di ritorno da un'amichevole giocata in Portogallo nel 1949

Nel Milan disputa sette stagioni dal 1958 al 1965, scendendo in campo 265 e ponendo la sua griffe 161 volte. Sette anni passati a segnare, ma anche a combinare tiri mancini di ogni tipo ai propri tecnici. In particolare, si nascondeva ignudo negli armadi per poi uscire urlando. Divertente non è tanto lo scherzo, ma la reazione della vittima: se Rocco gridava a sua volta per lo spavento, Liedholm ricordava di aver sbagliato, con la sua solita e proverbiale calma, guardaroba.

L'apice nel corso della sua militanza rossonera lo raggiunge nella serata di Wembley del 22 maggio 1963. Il Milan sta giocando la finale di Coppa dei Campioni ed è sotto di un gol. Il Benfica, due volte campione d'Europa dopo le vittorie consecutive su Barcellona ('61) e Real Madrid ('62), rimane in dieci uomini per l'infortunio di Coluna, messo KO da Gino Pivatelli. Il Diavolo ci mette lo zampino, assieme ad Altafini che infila due volte, su altrettante imbeccate di Gianni Rivera, la porta dell'incolpevole Costa Pereira. È il trionfo per Altafini, il Milan e l'Italia, dato che nessuna squadra nostrana aveva mai vinto fino ad allora il prestigioso trofeo.

Altafini e l'Intercontinentale: la beffa e lo screzio con Viani

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Nel dicembre dello stesso anno la squadra è catapultata in un'altra esperienza sino ad allora sconosciuta: la Coppa Intercontinentale, che si assegna in due partite. La formazione milanista è opposta ai brasiliani del Santos, nel quale gioca Edson Arantes do Nascimento. L'andata si disputa a Milano il 16 ottobre del 1963 ed è un trionfo milanista con un pirotecnico 4-2, che i brasiliani replicano (pur con il Milan avanti di 2 gol per le reti di Altafini e Mora) ventinove giorni dopo, davanti al pubblico amico. La direzione di gara dell'argentino Juan Brozzi è a dir poco scandalosa e condiziona pesantemente il risultato.

Si rende perciò necessaria la bella, che si disputa sempre dove è giocato il ritorno. Il 16 novembre i novanta minuti sono nuovamente diretti da Brozzi, che indirizza la partita inventandosi un rigore per un inesistente fallo di Cesare Maldini. La sconfitta manda su tutte le furie il direttore tecnico Gipo Viani che, fatta eccezione per i torti arbitrali, individua uno dei colpevoli proprio in Altafini, che pure implora la dirigenza milanista di chiedere ufficialmente un altro arbitro per la bella. Una colpevolezza che Viani sintetizza con l'epiteto dato a Altafini di coniglio.

II dirigente lo accusa di essersi "rincantucciato a centrocampo dopo aver segnato il gol del vantaggio". Ma coniglio sarebbe stato anche in un'altra circostanza. Pare infatti che Altafini sia stato scoperto da Viani a divertirsi in un night: per non farsi cogliere in castagna, però, il brasiliano si sarebbe nascosto alla vista del dirigente.

L'addio di José al Milan 

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L'episodio incrina fortemente i rapporti con la società, nel frattempo ceduta all'imprenditore Felice Riva, e Mazola, nell'estate del 1964, lascia polemicamente il Milan, dopo 193 presenze e 117 reti, riparando per un periodo in Brasile: ufficialmente per problemi di salute del suocero. Allo stesso tempo cambia lo scenario attorno al calciatore: non solo il titolare della presidenza, ma anche quello della panchina. Nereo Rocco, già subito dopo l'affermazione europea, passa al Torino; mentre al suo posto si siede l'argentino Luis Carniglia.

I dialoghi con Altafini continua a distanza: Riva vorrebbe dimezzare lo stipendio, ma dall'altra parte il rifiuto è netto. Il Milan prova in tutti i modi a farlo rientrare dal nuovo continente, riuscendo nel febbraio del 1965. Altafini ritrova il posto tra i titolari, ma il suo inserimento non porta i benefici sperati: la squadra, impegnata nella lotta scudetto, non gestisce il vantaggio accumulato sull'Inter, che approfitta dei dissidi interni per trionfare.

Ovviamente per Viani la colpa è ancora di Altafini. L'involontaria squilibrio portato in seno alla squadra lo convince che sia giunto il momento di dare un definitivo addio alla città meneghina per sistemarsi altrove. Con il Milan, oltre alla Coppa dei Campioni, vince anche 2 scudetti (1958/59 e 1961/62). In due circostanze si laurea capocannoniere, in campionato (1961/62) e nella Coppa dei Campioni conquistata nel '63 con 14 reti. Un record rimasto imbattuto sino all'edizione 2013/14, nella quale Cristiano Ronaldo ha messo a segno 17 gol. Uno di quei calciatori straoooordinari come amava dire nei suoi primi anni come spalla dei telecronisti di Tele+ prima e Sky Sport poi.