milanistichannel calciomercato milan La “Civil War” di Stefanie: ossessione Milan o strategia di visibilità?

Ossessione e visibilità

La “Civil War” di Stefanie: ossessione Milan o strategia di visibilità?

Jashari Milan
Stefanie Staelens attacca ancora il Milan per Jashari. Critiche ripetitive, poca sostanza e un bisogno crescente di visibilità.
Gaetano de Santis
Gaetano de Santis Redattore 

Ennesima puntata non richiesta della “guerra” social di Stefanie Staelens nei confronti del Milan, stavolta legata alla trattativa per Ardon Jashari. Quella che appare come un’iniziale posizione critica si sta trasformando in un principio di ossessione da parte della paralegale, nota per la sua passione calcistica e la vicinanza al Club Brugge.

Insistere ripetutamente su un argomento, soprattutto quando l’interlocutore principale - in questo caso il Milan - non riconosce alcuna legittimità alle critiche, dovrebbe spingere la signora Staelens a una riflessione: forse non si tratta più di ideologia o convinzione, ma di una ricerca di visibilità attraverso un bersaglio mediaticamente forte.

La “Civil War” di Stefanie: ossessione Milan o strategia di visibilità?- immagine 2

(Photo by Ian MacNicol/Getty Images)

Un ragionamento tortuoso, certo, ma inevitabile quando si cerca di comprendere un comportamento che ha assunto tratti quasi compulsivi. La trattativa per Jashari è più lunga del previsto, ma non per questo meno significativa di altre concluse più rapidamente. Stefanie sembra però viverla come una crociata personale.

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La crociata social di Stefanie: Jashari, il Milan e il rumore del nulla

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Analizzare nel dettaglio l’ultimo tweet della Staelens sarebbe fin troppo facile. Una pochezza di contenuto fin troppo dozzinale. Dare dei “pezzenti” non è argomentare: è solo alzare la voce quando si ha poco da dire.

Nel mondo social, dove ogni parola diventa vetrina, serve lucidità per distinguere tra critica costruttiva e provocazione sterile. Stefanie Staelens sembra aver scelto la seconda.

In questa vicenda una cosa è certa: quando l’ossessione supera il contenuto, il dibattito muore e resta solo rumore.