Ariedo Braida, 78enne storico ex dirigente del Milan dal 1986 al 2013, è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport. Una lunga chiacchierata con uno dei fautori del meraviglioso Milan di Silvio Berlusconi. Insieme ad Adriano Galliani ha messo a segno colpi rimasti nella storia del Milan e del calcio mondiale. Dal trio degli olandesi, passando per George Weah, Andry Shevchenko e arrivando al bambino d'oro Ricardo Izecson dos Santos Leite, meglio noto come Kaká.
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Ariedo Braida a tutto Max: “È l’allenatore giusto per il Milan”
Una carriera costellata da successi e soddisfazione, che ha portato il navigato dirigente anche a collaborare con il Barcellona dal 2015 al 2019. Oggi ricopre il ruolo di Direttore Generale della Cremonese.
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport ha parlato di varie tematiche, soffermandosi anche sul suo passato confrontandolo con il Milan attuale. Di seguito un estratto con le dichiarazioni più importanti rilasciate al quotidiano rosa.
Il Milan del passato e il Milan del futuro per Braida: differenze ed analogie
—Braida, come arrivaste alla decisione di portare Max al Milan?
«Eravamo tutti convinti, pure il presidente Berlusconi. Allegri era un emergente, aveva fatto molto bene a Cagliari, dove aveva mostrato anche un buon calcio. Sapevamo che per lui era il momento di salire un ulteriore gradino e il Milan poteva essere la prossima meta. Non fu una trattativa complicata e Max si presentò con grande entusiasmo a Milano: era la persona giusta».
Sarebbe la persona giusta anche per il Milan di oggi?
«Per il suo passato parlano i risultati, non io. Allegri ha vinto al primo anno con noi e poi ha saputo ripetersi più volte anche alla Juventus. Sul futuro, invece, la verità la conosce solo il tempo. Max però avrebbe un bel vantaggio: conosce già il Milan, Milanello e tutto il contorno».

Cosa intende per “contorno”?
«La pressione, la cultura e le aspettative dei tifosi di un club come il Milan. Max ha già vissuto tutto questo, saprebbe a cosa va incontro. E forse, dopo una stagione con due allenatori diversi che si sono misurati per la prima volta con la panchina di San Siro con grandi difficoltà, sarebbe una scelta di garanzia per la sua esperienza».
Insomma, Allegri usato garantito?
«Nel calcio non c’è nulla di garantito. Mai. E tutti fanno errori. Ma ecco, con lui la quota di rischio, almeno in partenza, sarebbe minore. Poi è chiaro che ogni situazione è diversa dall’altra. Una società è composta da un proprietario, un presidente, un amministratore delegato, un direttore sportivo, un allenatore e parecchi giocatori: tutte le componenti devono dare il giusto contributo, nessuno vince da solo».

MILAN, ITALY - AUGUST 21: AC Milan head coach Massimiliano Allegr and Massimo Ambrosini celebrates after winning the Berlusconi Trophy during the Berlusconi Trophy match between AC Milan and Juventus FC at Giuseppe Meazza Stadium on August 21, 2011 in Milan, Italy. (Photo by Claudio Villa/Getty Images)
Cosa le piace di Max come allenatore?
«Il suo essere pragmatico. Allegri sa fare il suo mestiere, gestire i bravi giocatori e portare risultati in base alla rosa che ha a disposizione. Lo ha fatto ovunque».
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